La Stampa, 19 luglio 2023
Tre milioni di dipendenti sotto i 9 euro
Su 3 milioni di lavoratori che guadagnano meno di 9 euro all’ora un milione e 32 mila vive nel Mezzogiorno. In pratica al Sud, stima la Svimez, che ieri ha presentato una anticipazione del suo Rapporto 2023, si trova in questa condizione ben un lavoratore su quattro, il 25,1% del totale contro il 15,9% del Centro-Nord. «La questione nazionale dei salari si aggrava soprattutto nel Mezzogiorno» rileva così la Società per lo sviluppo del Mezzogiorno, secondo cui la dinamica inflattiva si è ripercossa in maniera significativa sui salari reali in Italia con una significativa erosione del potere d’acquisto rispetto al periodo pre-pandemia: a fronte di un calo del -7,5% che si è registrato a livello nazionale (contro -2,2% della media Ocse), nel Mezzogiorno la perdita è stata infatti ancora più alta (-8,4%) per effetto della più sostenuta dinamica dei prezzi. Una dinamica, è spiegato nel Rapporto 2023, che si colloca all’interno di una tendenza di medio periodo particolarmente sfavorevole al Mezzogiorno. Le retribuzioni lorde reali mostrano una tendenza sostanzialmente stagnante nel Centro-Nord tra il 2008 e il 2019 e in significativo calo proprio al Sud. Nel 2022 le retribuzioni lorde in termini reali sono di 3 punti più basse nel Centro-Nord rispetto al 2008 e di ben 12 al Sud, dove il peso della componente del lavoro a termine rimane a livelli patologici con una quota del 22,9%. Soprattutto, nel Mezzogiorno si resta precari più a lungo: quasi un lavoratore a termine su quattro è occupato a termine da più di cinque anni, quasi il doppio rispetto al resto del Paese.
Per quanto riguarda le prospettive economiche secondo la Svimez quest’anno il Mezzogiorno resterà sostanzialmente agganciato al resto del Paese, con un Pil in crescita dello 0,9% appena tre decimi sotto il Centro-Nord, ma la stretta monetaria potrebbe avere effetti recessivi ben più pesanti. «Le decisioni prese dalla Bce – viene segnalato – ha già avuto un impatto cumulato negativo sul Pil nel triennio 2023-2025 di circa 6 e 5 decimi di punto rispettivamente nel Mezzogiorno e nel Centro-Nord. Ed ora «un ulteriore inasprimento» (un incremento di 50 punti base dei tassi) avrebbe effetti depressivi più pronunciati al Sud rispetto al Centro-Nord contribuendo ad ampliare la forbice della crescita tra le due aree di due decimi di punto di Pil».