Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  luglio 19 Mercoledì calendario

La guerra in Gucci

«I feel Gucci». In Asia dicono così quando gli chiedi come stai. «I feel good», e questo basta per capire quanto ogni notizia che riguardi la maison arriva come un uragano. L’ultima è arrivata a sorpresa alle 17,50 di ieri quando le Borse erano chiuse per evitare il ribasso del titolo Kering (gruppo del lusso che controlla Gucci), un terremoto negli organigrammi che vede uscire l’ad Marco Bizzarri, colui che ha portato dal 2015 ad oggi il fatturato da 3,5 miliardi a 10,5 miliardi. Un’ impennata che meriterebbe una lode e non un addio, anche se i rumors dicono che sia stato il manager ad andarsene perché la situazione era diventata tesa da quando a novembre ha lasciato l’azienda Alessandro Michele, il direttore creativo che ha fatto diventare Gucci un veicolo del messaggio inclusivo, rendendo il brand ancora più desiderabile. È stato lo stilista che ha dato valore non solo estetico alla moda fluida, alla libertà di essere e di apparire chi si vuole essere senza gabbie imposte dalla cultura, ma anche dalla politica.E bisogna partire da qui, dall’addio di Michele, dopo 7 anni di successo incontestabile, per capire quello che sta accadendo oggi. Le voci degli insiders dicono che François-Henri Pinault, presidente e Ceo del Gruppo Kering fosse seccato per una crescita del brand a una sola cifra pensando che fosse il momento di tornare a una immagine del marchio più vicina a quella creata da Tom Ford, colui che ha creato il mito Gucci anche sulle passerelle, non solo per le borse iconiche. Insomma, meno fluidità più glamour, questa sarebbe stata la richiesta di Pinault e quindi anche di Bizzarri ad Alessandro Michele. Ma lui ha detto “no grazie” lasciando tutti in braghe di tela senza una alternativa pronta. Così la maison è rimasta senza direttore creativo e Bizzarri si sarebbe impuntato per avere Sabato Di Sarno, braccio destro di Pierpaolo Piccioli alla Valentino, un fuoriclasse molto conosciuto tra gli addetti ai lavori, ma non una star, esattamente come era Alessandro Michele prima di avere l’incarico. Ma il fatto è che Di Sarno firmerà la sua prima collezione solo a settembre prossimo, alla settimana della moda milanese. E nove mesi senza un direttore creativo sono un’era geologica in un mondo come quello della moda dove tutto corre veloce, anche l’affezione dei clienti, per non parlare dell’immaginario social. Così la crescita si è fermata, attestandosi a un misero +1 per cento. Troppo poco per Pinault che come paragone ha il suo “rivale” Bernard Arnault di Lvmh, che con i suoi marchi del lusso sfiora un fatturato da 80 miliardi all’anno (contro i 20 del gruppo Kering). E quindi sarebbe racchiusa in questa parentesi di tempo sospeso e in un fatturato “lento” la rottura tra Bizzarri e Gucci.In attesa della nuova stagione con Sabato Di Sarno (la sfilata sarà il 22 settembre, e il giorno dopo Bizzarri lascerà l’azienda) un comunicato ci dice che «Jean-François Palus, attualmente Direttore Generale del Gruppo Kering, viene nominato Presidente e Amministratore Delegato di Gucci per un periodo transitorio. Avrà il compito di rafforzare i team e le operazioni di Gucci, mentre la Maison ricostruisce la sua autorevolezza e momentum, definendone la leadership e organizzazione del futuro». Ma la vera notizia è che l’italiana Francesca Bellettini, presidente e Ceo di Saint Laurent in aggiunta al suo ruolo corrente viene nominata Kering Deputy Ceo, responsabile per il Brand Development del Gruppo. Diventando, di fatto, la donna più potente del gruppo, ma anche del mondo della moda. François-Henri Pinault, presidente e amministratore Delegato di Kering, ha spiegato che i nuovi equilibri servono per costruire «un’organizzazione più solida per cogliere appieno la crescita del mercato globale del lusso. Non vedo l’ora di lavorare con Francesca nel suo nuovo ruolo», ha detto Pinault, oltre a essere stata determinante nel moltiplicare per sei i ricavi da quando ha raggiunto Saint Laurent, «è stata una partner straordinaria, e adesso tutti i nostri marchi, così come il Gruppo, beneficeranno della sua esperienza».