il Giornale, 19 luglio 2023
Caldo da record? Gli scienziati dicono no
«Ma quale fattore umano, questi record sono fittizi»
Il dibattito sul clima prosegue senza sosta. Se Greta Thunberg guida lo schieramento degli apocalittici, c’è una fazione particolarmente nutrita che la pensa diversamente: l’emergenza climatica non esiste. Nel 2019 più di cento scienziati italiani geologi, geofisici e studiosi del clima hanno presentato una petizione al capo dello Stato per stroncare gli allarmismi: il riscaldamento globale non ha origine umana, si è già verificato in passato per cause naturali e le politiche di riduzione delle emissioni sono assolutamente inutili. La linea non è cambiata, anzi.
Recentemente più di 1.500 scienziati hanno firmato un manifesto per contrastare con studi scientifici le teoria delle responsabilità umane. Tra i sottoscrittori il professore Alberto Prestininzi, ordinario all’università La Sapienza di Roma di Geologia Applicata e Rischi Geologici: «Vorremmo un confronto su basi scientifiche. Ma non è mai stato possibile, il sopravvento dei media non ha lasciato spazio a chi ha idee diverse. Le previsioni vengono portate avanti attraverso minacce e paure sulla fine del pianeta e questo la dice lunga. Emblematica la richiesta di mille miliardi l’anno per scongiurare l’allarme». Il rischio è trasferire ai giovani un analfabetismo culturale pericoloso: «Un martellamento continuo sul clima come elemento di grande preoccupazione. Ma siamo a luglio: se non fa caldo d’estate, quando deve fare caldo? Poi parlano sempre di record, ma non è vero: noi abbiamo i dati veri e non è così». La letteratura scientifica ha acceso i riflettori sull’esistenza di una variabilità climatica naturale legata in particolare ai grandi cicli millenari, secolari e pluridecennali dell’attività solare e della circolazione oceanica, già responsabili di altri periodi caldi degli ultimi 10mila anni. «Parliamo di eventi che sono sempre avvenuti e che continueranno ad avvenire a prescindere dall’uomo», l’analisi di Enrico Miccadei, professore di Geografia Fisica e Geomorfologia all’Università G. D’Annunzio Chieti-Pescara: «L’emergenza climatica è una moda. Qualcuno dirà che è colpa del metano e così via, continueranno a puntare il dito contro altro. Basta studiare per scoprire che tutto è già accaduto: è già capitato nel 1962, poi nel 1982. Ricordo le temperature altissime, già all’epoca si parlava di record. Molti dimenticano che stiamo parlando di fenomeni a grande scala e incredibilmente complessi». Puntare il dito contro l’uomo è inutile, così come la retorica da disastro imminente. Anche il professor Nicola Scafetta ha evidenziato le criticità di certe narrazioni: «Spesso si confonde la meteorologia con la climatologia. Ad ogni evento anomalo, subito si grida al cambiamento climatico. In realtà bisogna tenere conto della differenza che esiste tra meteorologia e la climatologia. Ci sono variazioni notevoli da giorno a giorno che sono tipiche della meteorologia, ma il clima è una media statistica delle condizioni meteorologiche su lunga scala temporale. Parliamo di decenni. «Di conseguenza, il clima cambia molto lentamente – giudizio del docente di Fisica dell’Atmosfera e Oceanografia all’Università Federico II di Napoli – Muta così poco che è difficile per l’uomo riuscire a notarlo. Negli ultimi cento anni le temperature a livello mondiale sono salite di un grado, quindi significa che ogni anno in media la temperatura è salita di un centesimo di grado. Non ha alcun senso dire che quest’anno è più caldo dell’anno scorso ed è dovuto al cambiamento climatico».