il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2023
Intervista a Paola Minaccioni
Da Lecco a Punta Sacra, la lunga estate calda di Paola Minaccioni ha un polo gravitazionale: i festival, che “hanno l’attrattiva, quel senso della serata di cui oggi la sala è priva”.
Perché non andiamo in sala?
Un grosso equivoco, “tanto poi il film lo vedo a casa”, ma non è vero. Te ne stai abbrutito sul divano, coi piedi in mano, la tuta, troppo cibo e il cellulare che ti distrae: scegli un titolo solo per arrivare a dormire, e te lo guardi mentre la vicina litiga, il cane abbaia, la palpebra cala. Non è una visione, è la prova della tua sconfinata solitudine.
Il cinema italiano, invero, non aiuta.
Se molti italiani non vanno a vedere film nazionali, una domanda ce la dobbiamo fare: un po’ dipende dal pubblico, un po’ dalla qualità dell’offerta.
I festival, invece?
All’Idroscalo di Ostia, ti sembra di entrare in un film di Pasolini: 40 minuti appena da Roma, però è un altro mondo. La regista del doc Punta Sacra Francesca Mazzoleni e Alice nella Città, che hanno organizzato l’arena e gli incontri, fanno divulgazione politica: il cinema serve a rivalutare il territorio, a radicare le persone, ad avvicinare il sogno.
Per “ridestare lo stupore”, tema del quarto Lecco Film Fest, che serve?
Staccarci dal pensiero comune, dalla cultura e dall’informazione omologante: se non si è connessi alla propria vera natura, è difficile provare stupore. Prendiamo da Wisława Szymborska, guardiamo a “un miracolo comune: l’accadere di molti miracoli comuni”. I social conformano e sviliscono tutto: ci serve altro.
Al Tempio di Venere e Roma ha portato L’urlo di Roma, in cui declama il Belli e il suo erede Mauro Marè: che sonetti portiamo a casa?
C’è l’imbarazzo della scelta, direi con Marè “L’omo nun sa indo’ va, però cce va dde prescia” e “gente che campa per sentito dì senza nerbo né verbo, controcore”.
Alla Roma qui e ora che urlerebbe lei?
Invocherei qualcuno che aiuti a risolvere gli annosi problemi di viabilità, servizi di pulizia e mezzi pubblici. Noi romani siamo drasticamente, ineluttabilmente incazzati: passiamo dal Colosseo e, tutti impegnati a smadonnare contro il traffico, manco lo vediamo. E che dire delle ciclabili? A parte che i ciclisti a Roma non ci stanno, che senso ha bloccare la circolazione con due chilometri di pista ciclabile che poi non hanno seguito? Anziché butta’ soldi, perché non investire in una tangenziale sopraelevata?
Che salva?
L’indistruttibile bellezza dell’Urbe, di cui troppo arrabbiati come non abbiamo più percezione. E la sua straordinaria capacità di accoglienza: siamo sampietrini che si esaltano nella differenza, prosperano nella miscela di dialetti, Roma è ancora città aperta. La più aperta d’Italia.
La sua famiglia?
Tragicomica, m’ha plasmato attrice. I miei genitori non avevano grande formazione scolastica, però mi hanno insegnato la curiosità. La commedia all’italiana, Scola, Totò, Sordi e Franca Valeri hanno fatto il resto.
Papà?
Roberto, ha avuto una vita incredibile: orfano, imparò a scrivere da solo; andò in guerra, diventò paracadutista e venne imprigionato dagli inglesi in Africa; tornato, si buttò nel ciclismo, fece un corso da portantino, divenne infermiere e quindi massaggiatore della AS Roma.
E mamma?
Sindacalista, mi diede lo spunto per la prima imitazione: nonna. Mia madre fece per lei richiesta della pensione di invalidità quale ipovedente, ma lo vivevamo come se fossimo dei ladri. E io, artisticamente parlando, ci marciavo.
Come sta la comicità oggi?
A Il ruggito del coniglio su Radio 2 facciamo satira, avendo il coraggio di tirare fuori i lati negativi dei personaggi che imitiamo. Rimangono Maurizio Crozza, Corrado Guzzanti, ma è una professione che soffre. Eppure, non dovremmo dimenticarcelo: finché c’è satira c’è speranza, ovvero pensiero autonomo.
I comici al cinema scontano pregiudizi?
Nessuno, o quasi, crede che in un ruolo drammatico possa esserci dell’ironia. Se si ride non è serio, se è serio non si ride, ma la verità sta proprio nel doppio.
La questione di genere la tiene sveglia la notte?
Sui nostri schermi la donna è funzionale al percorso narrativo dell’uomo. O viene sedotta o viene tradita, e a me tocca sempre la seconda opzione: sono portatrice sana di corna. Il Me Too ha portato dei risultati importanti, ma nessuno parla di come molte attrici non abbiano accesso a certi provini perché non piacciono fisicamente. Io personalmente ci ho perso un sacco di ruoli, fosse per me promuoverei il movimento Me Not Why?