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 2023  luglio 19 Mercoledì calendario

Tutte le volte che Berlusconi è stato chiamato a parlare di Dell’Utri

Marcello Dell’Utri ieri non si è presentato al Palazzo di giustizia di Firenze dove era atteso dai pm che indagano sulle stragi del 1993. Ha mandato il suo avvocato per comunicare loro che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Ha imparato da sé, dal “decalogo dell’imputato provveduto” stilato negli anni di carcere a Rebibbia e che al primo comandamento prevede di “seguire i consigli degli avvocati… quando la pensano come te”, ricordando quando, convocato dai pm di Palermo, si sarebbe messo nei guai da solo. Era il 26 giugno 1996 e Dell’Utri è stato interrogato per 12 ore, con un replica l’1 luglio seguente per altre 9 ore. “Non sapevano niente, e allora io li correggevo nelle date, nei luoghi, ma intanto le ore passavano e io cominciavo a capire che non volevano affatto chiudere il fascicolo ma anzi cercavano qualcosa per rilanciarlo. E quel qualcosa gliel’ho dato io” ha poi confessato l’ex senatore. Non accadrà più.
Stare zitti, dilazionare, negare. Negli anni la coppia Berlusconi-Dell’Utri ha prodotto una copiosa storiografia giudiziaria. Ecco tutte le occasioni in cui il primo è stato chiamato a parlare dell’altro e il risultato, con una sola eccezione, è sempre lo stesso.
Torino, 3 ottobre 1996. Si celebra un processo a Marcello Dell’Utri su false fatture fiscali di Pubblitalia in sponsorizzazione sportive. I pm chiamano a testimoniare Berlusconi per un’elargizione di 4 miliardi di lire a suo favore, l’ex premier decide di non andare e fa sapere tramite il suo avvocato che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere in quanto indagato di reato connesso per falso in bilancio a Milano.
Roma, 26 novembre 2002. Processo per concorso esterno ai danni di Dell’Utri, Berlusconi compare nella lista dei testimoni ma prima (11 luglio 2002) fa sapere di avere impegni di governo, poi, di fronte ai giudici andati in trasferta a palazzo Chigi per sentirlo come persona informata sui fatti ma imputato di reato connesso archiviato, si avvale della facoltà di non rispondere.
Palermo, 27 ottobre 2006. Appello del processo a Dell’Utri, Berlusconi figura fra i testimoni della difesa ma, questa volta, sono i giudici a escludere la sua testimonianza.
Palermo, 20 agosto 2012 dopo essere stato chiamato a comparire per tre volte in veste di testimone e non essersi presentato altrettante volte per impegni istituzionali, i magistrati nel nuovo atto di citazione scrivono che Berlusconi può presentarsi alla stessa ora, nello stesso luogo quando vuole (domeniche escluse) fino al 5 settembre successivo, comunicandolo in anticipo.
Roma, 7 settembre 2012, dopo una lunga rincorsa, i magistrati di Palermo, di nuovo in trasferta a Palazzo Chigi, riescono, finalmente, a interrogare Berlusconi che non si poteva sottrarre, nonostante l’impegno profuso dal suo avvocato, Niccolò Ghedini, di cambiare la sua veste in testimone assistito. La vicenda riguardava una presunta estorsione ai danni dello stesso ex premier da parte di Dell’Utri per 40 milioni di euro in dieci anni. E parte lo show. “Sapete com’è, Marcello ha una moglie spendacciona”. Perché “quando un vecchio amico chiede, non posso lesinargli nulla”. Ancora: “So che Marcello temeva di finire in carcere: mi disse che in quel frangente voleva dare stabilità alla sua famiglia e io lo accontentai, convinto come sono che sia innocente, vittima di una persecuzione”. Quei 20 milioni di prestiti “erano in realtà donazioni, perché sapevo fin da subito che non gli avrei mai chiesto di restituirmeli”. Senza farsi mancare l’apprezzamento, a sorpresa, nei confronti dell’allora suo accusatore Antonio Ingroia: “Ma lo sa che quel che dicono di lei le tv e i giornali non rende giustizia alla sua immagine? Peccato che abbia solo un difetto: lei tifa Inter e non Milan”.
Palermo, 11 novembre 2019. Ultimo atto, processo sulla trattativa Stato-mafia, Berlusconi citato come teste assistito di fronte la corte d’Assise d’Appello, ripete il ritornello: “Su indicazione dei miei legali, mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. La moglie di Dell’Utri sbotta: “È meglio che non parlo, meglio che non dico quello che penso. Ricordo solo che la testimonianza di Berlusconi era stata ritenuta decisiva persino dalla Corte di Assise d’Appello di Palermo”. Forse Dell’Utri doveva pensare al secondo comandamento del suo decalogo dell’imputato provveduto: “Mai chiamare a testimoni né amici, né coglioni”.