il Fatto Quotidiano, 19 luglio 2023
Truffa allo Stato, un nuova ipotesi di reato per Santanchè
Il romanzo giudiziario che riguarda la senatrice di Fratelli d’Italia nonchè ministro del Turismo Daniela Santanchè si arricchisce di un nuovo capitolo e di un nuovo reato: truffa aggravata ai danni dello Stato. Questo in relazione ai dipendenti di Visibilia messi in cassa integrazione a zero ore in tempi di emergenza Covid e pagati dallo Stato con gli aiuti pubblici varati dal governo Conte 2. Per quel che risulta al Fatto il fascicolo, definito molto complesso, è da tempo sul tavolo del procuratore aggiunto di Milano Laura Pedio ed è seguito dalla Guardia di Finanza del capoluogo lombardo. In questo momento si trova in una fase in cui, pur ipotizzato il reato, non vi sono ancora iscrizioni di persone. La Santanchè, dunque, non lascia e non solo raddoppia ma fa tris. Se nei primi due casi il ministro, come ex amministratore del disastrato gruppo editoriale-pubblicitario Visibilia, risulta indagata per bancarotta e falso in bilancio, nel terzo caso la truffa aggravata risulta contro ignoti. Ma, viene spiegato, è solo questione di tempo per passare al modello 21 con indagati.
Alla base di questo filone c’è la denuncia di un’ex dipendente, Federica Bottiglione, con funzioni apicali in Visibilia Editore: era investor relator officer, il dirigente incaricato di redigere e gestire le comunicazioni ufficiali obbligatorie della società quotata al mercato, alla Borsa e alla Consob. Bottiglione, ufficialmente in cassa Covid a zero ore da marzo 2020 a novembre 2021 – grazie agli aiuti Inps –, continuava invece a lavorare per l’azienda, all’epoca ancora controllata da Santanchè come azionista di maggioranza (48,6%) e presidente, già allora senatrice di Fratelli Italia e oggi anche ministra del Turismo nel governo di Giorgia Meloni. È la stessa dipendente di Visibilia che ha svolto mansioni da assistente parlamentare al Senato per la Santanchè dal 2018 al 2019 e per Ignazio La Russa, oggi presidente di Palazzo Madama, dal 2019 al 2021. La sua storia era stata raccontata il 5 novembre dal Fatto. Otto mesi dopo ha deciso di mostrare il suo volto a Report, confermando quanto scritto su queste colonne per smentire la versione della ministra che il 5 luglio in Senato nella sua informativa su Visibilia le ha dato sostanzialmente della bugiarda: “Di fronte alla contestazione tardiva della dipendente sulla cassa integrazione, pur ritenendo le sue affermazioni infondate e pur essendo io certa che quella dipendente non ha mai messo piede in Visibilia dall’entrata della sua cassa integrazione, la società ha preferito sanare la posizione”. L’affermazione in Senato della ministra è crollata davanti all’esibizione in prima serata tv di decine di comunicati e verbali che Bottiglione aveva redatto e firmato come investor relator proprio mentre Santanchè ha detto che non lavorava.
Le ammissioni della “furbata”, del resto, sono note da tempo. Compresa quella di pagare lo stipendio intero, benché formalmente decurtato, ricorrendo a finti rimborsi spese chilometrici durante la prima ondata della pandemia nel quale tutta Italia era ferma per il lockdown. Santanchè, presidente di Visibilia Editore, il 20 aprile 2020 aveva fatto deliberare al consiglio di amministrazione “di mantenere invariato l’organico, ma di ricorrere allo strumento della cassa integrazione in deroga, con diversi regimi per il personale, dal 2 marzo 2020 e per le successive nove settimane, per equilibrare, parzialmente, l’assenza degli incassi storici”. Come evidenziato da Bottiglione in una causa di lavoro avviata al tribunale di Roma contro la sua ex azienda, Visibilia Editore avrebbe anche compilato, a sua insaputa, le autocertificazioni Inps e le avrebbe consegnato con ritardi di mesi le buste paga. Alle sue continue richieste di regolarizzazione, manager di Visibilia Editore le avrebbero chiesto di tacere. Il tutto emerge da alcune telefonate, tra le quali una conference call del 12 novembre 2021 alla quale parteciparono alcuni manager di Visibilia tra i quali Dimitri Kunz, compagno di Santanchè. A Bottiglione che lamentava i rischi di finire coinvolta inconsapevolmente in un reato, Kunz rispondeva: “Anche M., sta qua davanti a me… è a zero ore. So’ tutti a zero ore… te ti sei messa in regola e però magari hai messo in difficoltà l’azienda, bastava ne parlassi con noi e non avremmo avuto problemi… adesso, è chiaro, non è che possiamo renderli all’Inps perché sarebbe come ammettere…”.