il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2023
JFK, Biden rinvia la pubblicazione dei documenti
John Fitzgerald Kennedy è stato assassinato il 22 novembre 1963, colpito da due proiettili mentre salutava la folla a Dallas. Sono passati 60 anni da questi fatti, ma sono molte le questioni irrisolte. E la chiarezza non arriverà presto. Infatti, il presidente Joe Biden ha prorogato – per l’ennesima volta – la pubblicazione di migliaia di documenti sull’assassinio, citando motivi di sicurezza nazionale. Tutto il materiale sulla vicenda Kennedy è raccolto in un apposito archivio e sarebbe dovuto divenire di dominio pubblico entro la fine del 2017. Non è successo. Una grande mole di documenti è stata pubblicata, ma molti rimangono ancora classificati. La segretezza contribuisce ad alimentare le teorie cospirazioniste sorte intorno all’assassinio. Mentre la versione ufficiale vede coinvolto, da solo, il cecchino Lee Oswald, in molti riconoscono invece un coinvolgimento più ampio. Le speculazioni sulla rete di cui faceva parte Oswald vanno da Israele, alla mafia, alla Russia, alle lobby conservatrici o al vice-presidente Lyndon Johnson, salito al potere subito dopo l’omicidio. Ma c’è chi prova a far emergere la verità, come la fondazione Mary Ferrell, che senza successo ha provato a opporsi in tribunale alla decisione di Biden. E poi c’è anche chi, magari senza volerlo, alimenta le teorie cospirazioniste. È il caso dell’ex segretario di stato Henry Kissinger che pochi giorni fa, vittima di uno scherzo telefonico, ha ammesso che pensa che dietro l’assassinio di Kennedy “ci sia la Russia, passata attraverso Cuba” e che anche la mafia “potrebbe essere coinvolta”.