La Stampa, 18 luglio 2023
L’esodo dei pensionati nei paradisi fiscali
Bella la vita dei «portoghesi» (e in generale degli italiani) che hanno spostato la loro residenza nei paradisi fiscali o in paesi dove il fisco è molto amico degli stranieri. In base ai dati forniti alla Corte dei Conti dall’Agenzia delle entrate sono ben 13.454 i cittadini italiani iscritti all’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) residenti in Portogallo e di questi circa un terzo, 3.341 per la precisione, sono titolari di un reddito italiano.
È nota la prassi di molti pensionati (compresi diversi vip) di trasferirsi in paesi come questo, farsi bonificare l’importo lordo della propria pensione e quindi beneficiare della tassazione ridotta (10%) specificatamente prevista per le pensioni «di fonte estera». Una mossa assolutamente conveniente se si pensa al prelievo che invece il loro assegno subirebbe in Italia. In totale, facendo la media dei periodi di imposta 2012-2021 parliamo di 132,3 milioni di euro di redditi sottoposti a questo regime iperagevolato, all’incirca 40 mila euro in media pro-capite.
Il problema è capire se poi è tutto in regola, se i trasferiti sono reali oppure fittizi, ricordando che a norma di legge per validare una residenza in un paese diverso da quello di origine occorre soggiornarvi almeno 183 giorni all’anno. E, ad esempio in Portogallo, occorre aver acquistato una casa o aver stipulato un affitto di lungo periodo. Il problema è che il Fisco italiano questi signori non li controlla: appena 7 contribuenti sottoposti a verifica nei 5 anni compresi tra il 2018 ed il 2022, e – sorpresa! – tutte e 7 queste verifiche hanno dato «esito positivo».
Cipro è ancora più conveniente del Portogallo, perché il prelievo scende addirittura al 5%, e qui su 1.037 italiani che si sono trasferiti in 295 possiedono un reddito «italiano» per un ammontare complessivo di 12,43 milioni di euro, 42.129 euro pro capite. In 5 anni un solo controllo, anche questo con esito positivo.
Infine la Tunisia, terzo paese oggetto delle attenzioni della nostra magistratura contabile: 5.942 gli italiani residenti di cui 1.656 con redditi generati nella madre patria per un ammontare complessivo di 88,38 milioni di euro (53.370 euro pro capite). Sui contribuenti che si sono trasferiti in questo paese i controlli sono stati appena più numerosi, 31 nel periodo compreso tra il 2018 ed il 2022, 26 quelli con esito positivo. Laconico il commento della Corte dei conti inserito nell’ultima Relazione sul rendiconto generale dello Stato: «dai dati sopra riportati emerge evidente l’esigenza di una specifica attenzione, nell’ambito delle attività di controllo, nei confronti dei numerosi italiani che hanno trasferito la residenza in paesi a fiscalità agevolata o in stati che accordano regimi fiscali agevolati».
In quest’ultimo caso parliamo innanzitutto di Svizzera, Monaco e Liechtenstein, di Panama, Bermuda e delle Cayman: in tutto sono 514.701 gli italiani residenti in 42 paesi o territori dove il fisco è più leggero se non addirittura «complice» e di questi 10.596 possedevano redditi generati in Italia per un totale di 177,35 milioni di euro. Nel quinquennio 2018-2022 le Entrate hanno svolto in tutto 1.093 controlli dei quali 839 con esito positivo (76,8%). In gran parte però le verifiche riguardano i periodi di imposta dal 2012 al 2021 di 8.295 contribuenti residenti in Svizzera. Il che è tutto dire: gli italiani all’estero possono dormire sonni tranquilli anche se non hanno tutti i conti in regola.