Corriere della Sera, 18 luglio 2023
Nasce Feltrinelli Gramma, nuovo marchio editoriale
Arriva un nuovo marchio sul mercato editoriale italiano: il 1º settembre nasce Feltrinelli Gramma, diretto da Giuseppe Russo che per 23 anni è stato direttore editoriale della Neri Pozza, dove ha pubblicato bestseller come La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier, riscoperto autori come Giuseppe Berto e Romain Gary, vinto il premio Strega con Due vite di Emanuele Trevi. Da Neri Pozza arriva anche Roberto Cotroneo, editor di narrativa italiana, da Sellerio Marcella Marini per la straniera, mentre Daniela Pagani curerà la comunicazione. Gramma è un altro tassello in quella cornice di crescita e sviluppo che Feltrinelli sta attraversando con passo energico. Russo ha raccontato al «Corriere» come sarà il nuovo marchio.
Partiamo dal nome. Perché Feltrinelli Gramma?
«Deriva dal greco: segno, scrittura. Recentemente da Neri Pozza ho pubblicato gli ultimi scritti di Émile Benveniste secondo cui la scrittura è la svolta fondamentale dell’Occidente, il momento in cui il linguaggio cessa di essere mera comunicazione orale e diventa qualcosa di molto più potente che ha al centro l’invenzione, la creazione. La scrittura mette in gioco la singolarità, impone di isolarsi dal frastuono del mondo che oggi è più forte che mai. C’è una bellissima frase di Anna Maria Ortese: “Scrivere è cercare la calma, e qualche volta trovarla. È tornare a casa. Lo stesso che leggere...”. Oggi bisognerebbe essere sordi all’infinità di messaggi che la comunicazione ci impone con ogni mezzo. L’attività della scrittura, e anche della lettura, è questo».
Come si traduce nella linea editoriale di Feltrinelli Gramma?
«Uno slogan campeggia sul sito della Feltrinelli: libri necessari. Oggi, nella confusione dei messaggi che quasi sempre producono conflitto, si rischia di perdere i mondi nuovi che emergono e che sono del tutto evidenti. Feltrinelli riesce a coglierli, Gramma sarà un rafforzamento dell’identità letteraria della casa editrice. Faremo narrativa italiana e straniera, saggistica, letteratura di viaggio, memoir, recuperi dal passato di opere che ci parlano ancora. Copriremo tutti i settori del mercato editoriale: trenta titoli all’anno a iniziare da maggio 2024».
Qualche contratto già firmato?
«Sì, ma dirlo adesso è prematuro. L’idea è costruire una lista di autori letterari, anche se è sempre molto complicato restringere quest’ambito. Uno degli aspetti fondamentali è la cura della scrittura, e poi la ricerca di una verità epocale, cioè di una verità rispetto allo spirito del tempo. Oggi si è sviluppata l’autofiction, ma a volte si scade in un diarismo estremo dove, pu raccontando storie molto intense, l’universalità è del tutto assente. In Neri Pozza pubblicavamo anche libri di intrattenimento, fondati però su un valore conoscitivo, come La ragazza con l’orecchino di perla, romanzo che riesce a far penetrare nell’epoca di Vermeer molto meglio di un saggio. Nessun libro era caratterizzato dall’intrattenimento puro e semplice: un’opera doveva racchiudere un valore conoscitivo o un evidente valore letterario».
E questo, dunque, farete anche con Gramma?
«Naturalmente, ma credo che questo sia il compito dell’editore. O un editore educa riproponendo l’accesso alla storia della cultura in una maniera nuova, o mostra quello che il tempo presente offre dal punto di vista dei valori letterari. Non può fare diversamente se vuole costruire qualcosa che contribuisca al canone della letteratura. Vorremmo essere il polo di attrazione degli scrittori di qualità in Italia: è un invito a tutti coloro che ritengono che scegliere un editore non sia semplicemente una questione di collocazione sul mercato, ma la condivisione di un progetto che qui, nel gruppo Feltrinelli, è confortato dall’organizzazione, dall’efficienza, dalla forza».
Significa che farete una campagna acquisti aggressiva?
«Non sono abituato a questo, rispetto l’attaccamento degli autori al loro editore. È semplicemente un invito a considerare l’editoria come progetto. L’editore non è solo la casa in cui un autore si accomoda per vendere libri, si tratta di stare insieme sulla base del medesimo sentire rispetto al tempo e rispetto ai compiti della cultura».
Che saggistica farete?
«A me piace molto un certo tipo di non fiction narrativa, penso a una serie di reportage sui luoghi di conflitto, a un libro che spieghi che cosa accade realmente in Russia. Altro luogo del saggismo è il pensiero critico. Non è possibile che non ci si accorga in maniera radicale ed evidente delle enormi crisi delle democrazie liberali. Occorre riflettere, pensare, non essere preda dell’angoscia dei messaggi apocalittici della piazza. Scriveva Karl Marx: “Non dirò che ho troppa fiducia nel presente; e se tuttavia non dubito di esso è solo perché la sua situazione disperata mi riempie di speranza”».
Lei a Neri Pozza era il dominus assoluto. Qui c’è un editore con i suoi equilibri, con Gianluca Foglia responsabile dei contenuti editoriali di tutto il gruppo.
«Io non ho mai amato la distinzione tra grandi e piccoli editori. Ci sono piccoli che fanno un grandissimo lavoro editoriale, altri che producono libri di nessun interesse letterario, così come succede il contrario. Un’organizzazione industriale efficace perché dovrebbe essere in contraddizione con la qualità? Anzi, dovrebbe renderla ancora più capace di penetrare nel mercato. Questa è una condizione che io avverto nel gruppo Feltrinelli. Poi credo di avere ampia garanzia rispetto all’assoluta autonomia di Gramma, che è la condizione preliminare. Naturalmente c’è la necessità di un coordinamento e Gianluca Foglia saprà equilibrare i differenti marchi in una collaborazione anche competitiva, che peraltro è un motivo di accrescimento del gruppo, non di diminuzione. Siamo consci di entrare a far parte della grande tradizione di un editore che ha in catalogo grandissimi autori. Occorre rispettare questa tradizione. Rispettarla e innovarla. Del resto questo è il compito che ci è stato dato».
L’identità di una casa editrice passa anche attraverso la veste grafica. Come saranno i libri Gramma?
«La carta,il lettering, le immagini: sono scelte decisive. È stato uno degli aspetti che ha fatto la fortuna della Neri Pozza. Faremo qualcosa che non rientra nella tradizione grafica recente della Feltrinelli, non perché non sia bellissima, ma proprio per distinguerci. Sarà innovativa e radicalmente diversa anche da tutte le altre».
I social non sono solo sinonimo di immediatezza e confusione.In certi casi sono stati decisivi per la promozione di autori anche letterari, come «Follia» di Patrick McGrath o «Una vita come tante» di Hanya Yanagihara, molto amati dai booktoker più giovani...
«È un fenomeno di estremo interesse perché il problema non è il mezzo ma i contenuti. Quando i temi che interessano i giovani, come il conflitto tra io e il mondo, la costruzione di un’identità singola e via dicendo, vengono espressi in letteratura senza menzogna, con uno stile che sorregge quella verità, colpiscono immediatamente. La lettura non è semplicemente l’immediato “mi piace”. Richiede una pausa, ti devi fermare, riflettere».
È stato 23 anni a capo di Neri Pozza. Con quale spirito ha lasciato?
«Il percorso fatto con Neri Pozza è straordinario, ma compiuto. Il marchio all’origine era stato dentro la grande tradizione letteraria del secondo Novecento, poi aveva subito un periodo di decadenza e in questi anni lo abbiamo ricostruito. Ricominciare con una sfida come Gramma, dentro una casa editrice che ha fatto la storia dell’editoria italiana, era troppo entusiasmante per rinunciare».
Lei ha cominciato a Napoli, con Guida editore, dove ha pubblicato per primo Cormac McCarthy: «Cavalli selvaggi».
«Era un marchio sofisticato, soprattutto di alta filosofia. Quando mi chiamò Mario Spagnol a Longanesi, che aveva anche Neri Pozza, l’impatto con un editore con diverse anime, letteraria e commerciale, fu forte. Ricordo che quando mi chiese che cosa potevamo fare per Neri Pozza, visto che aveva pubblicato libri sulla spiritualità, proposi la dogmatica ecclesiale di Karl Barth, in 6 volumi. Lui chiamò gli altri editor e me lo fece ripetere davanti a loro. Lo feci, consapevole di andare incontro al patibolo. Spagnol guardò tutti e disse: “Ecco, così fallisce una casa editrice”. Quando gli altri uscirono iniziammo una lunga disquisizione sul commento alla Lettera di san Paolo ai romani di Barth, che lui conosceva benissimo. È stata la prima, importante lezione».