Estratto dell’articolo di Stefano Mannucci per “il Fatto quotidiano”, 17 luglio 2023
LA VERA STORIA DI “JE T’AIME, MOI NON PLUS” – LA CANZONE CHE HA RESO CELEBRE JANE BIRKIN È IL RESOCONTO DI UNA BUONA SCOPATA. SERGE GAINSBOURG L’AVEVA SCRITTA IN ORIGINE PER BRIGITTE BARDOT. NON SE NE FECE NIENTE, POI ARRIVARONO LA REINCISIONE E LO SCANDALO MONDIALE: IN ITALIA, LA PROCURA ORDINA IL SEQUESTRO DEL DISCO E LA RAI IMPONE A LELIO LUTTAZZI DI NON NOMINARE IL TITOLO. “L’OSSERVATORE ROMANO” PRIMA EVITA DI CITARLA, POI PUBBLICA IL TESTO, PER LA NECESSITÀ DI UNA “PROFILASSI MORALE”... - VIDEO
A Serge non fregava un accidente del Sessantotto. Le masse, i cortei, “siate realisti chiedete l’impossibile”. Per carità. Bastava essere in due. Cherchez la femme. Possibilmente recitando ruoli assegnati, il Maschio Alfa e la Donna Trofeo. Ma qualcosa era andato storto, con Lei.
La bionda l’aveva sfidato: “Scrivi per me la canzone d’amore più bella del mondo”. Detto fatto. Per un compositore talentuoso come Serge Gainsbourg era stato un gioco da ragazzi. Più complicato un duello rusticano tra uomini. Quello che gli aveva promesso il marito della bionda, il playboy svizzero Gunther Sachs: “Hai una storia con mia moglie. Ora la tronchi e guai se fai uscire il 45 giri con la voce di Brigitte”. La Bardot. Lei. La prima versione di Je t’aime…moi non plus.
Il titolo, che citava segretamente la rivalità artistica e politica tra Dalì e Picasso, diventava il resoconto di una buona scopata. Con il paradosso di quel “ti amo…”, “Neppure io” tra i due amanti a svelare il minuetto delle menzogne dietro troppi amplessi.
Pòrtati a letto una come Brigitte Bardot e sfodera tutto il tuo repertorio da dongiovanni del cazzo. La Donna non è un Trofeo, ha capito la tua strategia però ci sta, vuole godere pro-quota. Ma se Lei è stata ricondotta nell’alveo coniugale, dovrai cercare l’altra, caro Serge.
Scruti ovunque. Mireille Darc? Marianne Faithfull? Due trofei di Delon e Jagger? Naah. L’altra sarà una dea androgina che ha mostrato i seni nudi in Blow Up di Antonioni. La Parigi dei puttanieri trova la strada per la Swinging London. Jane Birkin.
[…] Gainsbourg conosce Jane sul set di Slogan, del resto lei è un’attrice. Anche senza copione può fulminarti. Quando si gira verso la cinepresa, quel suo sguardo incendia la pellicola. Serge e Jane vanno a cena: si stanno cordialmente sulle palle, si ameranno per tutta la vita e oltre la morte.
Reincidono Je t’aime, lei sospira in modo così credibile che nessuno potrebbe giurare stia facendo finta. Eccolo, il lascito del ’68: la piccola morte del sesso, l’amore che non è mai davvero libero, non con quei dialoghi sul talamo. Sono così spudorati che occorre farli tacere. Il mondo bacchettone bussa alla parete della coppia: smettetela con queste porcherie. In molti paesi, compresa la Gran Bretagna, la canzone viene censurata.
A Ferragosto ’69 la Rai impone a Lelio Luttazzi, presentatore della Hit Parade radiofonica, di non nominare neppure il titolo o gli interpreti del brano, figurarsi mandarlo in onda. L’osservatore Romano dapprima bombarda con un lunare articolo in cui parla del pezzo senza indicarlo, quindi ne pubblica il testo per far capire che sia necessaria un’operazione di “profilassi morale”. Più cento ave Marie. La Procura impone il sequestro del disco nei negozi: naturalmente va a ruba sottobanco. Ostinate legioni di curiosi orientano l’antenna del transistor per tentare di captare Monte Carlo o Capodistria. Tutti attorno al letto di Serge e Jane, che intanto si sono alzati e vanno a progettare altrove le loro trasgressioni private. Il Mentore e la Post-lolita.
[…] Ma è tutto qui, per rendere iconica questa creatura dell’empireo, cui viene persino dedicata una borsa d’alta moda? Quanti film ci ricordiamo, della carriera di Jane? Tanti, e nessuno. E gli album? Ne ha incisi una ventina, molti dopo l’inevitabile separazione dall’uomo che aveva continuato a scrivere per lei, devastato dall’abbandono e dalla tirannia di un suo altro amante: l’alcool. […]