il Fatto Quotidiano, 17 luglio 2023
Caso Orlandi. La pista della pedofilia
Ancora un libro sui nuovi inquietanti interrogativi del caso di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni rapita a Roma il 22 giugno 1983: Cercando Emanuela. Le verità nascoste e le nuove indagini sul ruolo del Vaticano nel caso Orlandi (Rizzoli, 268 pagine, 18 euro). E stavolta l’autrice è una fonte di primissima mano: l’avvocato Laura Sgrò, che dal 2017 rappresenta la famiglia Orlandi in questa interminabile ricerca della verità.
Una ricerca che adesso si è concentrata soprattutto sul Vaticano, laddove affari, complicità e misteri della Chiesa hanno trasfigurato il rapimento Orlandi nella metafora dei segreti indicibili di questo Paese. Il volume scandaglia le rivelazioni degli ultimi anni e rileva le zone d’ombra della recentissima inchiesta aperta dalla Santa Sede, dopo che la giustizia italiana ha fallito per ben due volte. Epperò si consolida una certezza, già affiorata a più livelli in questo quarantesimo anniversario della scomparsa di Emanuela: la pedofilia.
È la pista che la stessa Sgrò indica nel capitolo finale, riportando anche le parole del fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, in un’intervista televisiva: “Io credo che la questione della pedofilia sia stata creata per creare l’oggetto di un ricatto. Io credo che la base del ricatto ci sia sempre. Un ricatto nei confronti di qualcuno. Hanno scelto lei per ricattare qualcuno. Perché a qualcuno che aveva il ‘vizio’ gli hanno portato la ragazzina sbagliata. Per creare una ragazzina simbolo, l’oggetto di un ricatto enorme che te lo porti avanti avanti per quarant’anni, perché ricordiamoci che il Vaticano da quarant’anni fa di tutto per evitare che possa uscire qualunque tipo di verità”.
Un ricatto che coinvolgerebbe la famigerata banda della Magliana e lo Ior mefitico di Paul Marcinkus (1922-2006), sodale di mafiosi e massoni. E accanto a quello di Marcinkus, nella pista della pedofilia, si scorgono altri due profili. Due cardinali italiani: Agostino Casaroli (1914-1998), già segretario di Stato (nella foto) e Ugo Poletti (1914-1997), già presidente dei vescovi italiani e che autorizzò la sepoltura di Enrico “Renatino” De Pedis, il boss della banda della Magliana, nella basilica di Sant’Apollinare, nel centro di Roma. Tralasciando le clamorose accuse a Giovanni Paolo II, fatte da un faccendiere criminale legato al clan romano, la pista della pedofilia sembra racchiusa nella triangolazione Marcinkus-Casaroli-Poletti. E forse anche per questo è tornata la stagione dei depistaggi e delle minacce.
Appare come un depistaggio, infatti, l’ultima rivelazione della magistratura vaticana su una storia già nota agli investigatori dell’epoca e subito archiviata: le molestie a Natalina Orlandi, sorella di Emanuela, da parte dello zio Mario Meneguzzi. Una storia che guarda caso tira in ballo – stavolta in un ruolo “positivo”, se vogliamo vederla dall’angolazione del Vaticano, che l’ha rilanciata – il cardinale Casaroli, che raccolse le confidenze del confessore di Natalina Orlandi. Le minacce, infine. Quella che sta subendo Pietro Orlandi. Sgrò riporta una lettera minatoria di fine aprile “sulle piste dei Cardinali pedofili”. Eppoi, le gomme dell’auto trovate squarciate, dieci giorni fa.