la Repubblica, 17 luglio 2023
Intervista a Giuseppe Ceraudo
Il professor Giuseppe Ceraudo, 59 anni, topografo di chiara fama, romano di nascita e formazione, laurea alla Sapienza nel ‘91, ora ordinario all’Università del Salento, è diventato l’archeologo Keraulos per le strisce di Topolino.
Con questo nome d’arte, gradito, e una nuova fama, vuole accompagnare la sua scienza, che si è espressa frequentemente sull’Appia antica, verso il riconoscimento come patrimonio dell’umanità della strada consolare che unisce Roma a Brindisi.
Professore, partiamo dal fumetto. Lei approda in una storia comics, per la prima volta, lo scorso ottobre: “Topolino e il tesoro del legionario”.
«Sì, il primo episodio è ambientato ad Aquinum, vicino a Montecassino, provincia di Frosinone. Nel fumetto diventa Aquintopolis. Scavo lì da quindici anni, una città di cento ettari sulla Via Latina, più ampia di Pompei. Abbiamo fatto riemergere grandi monumenti costruiti sotto Augusto.
Un enorme complesso termale, un teatro, una testa di marmo di Giulio Cesare. Tutto come raccontato dalle fonti letterarie. Il declino di Aquinum è arrivato prima con la peste e poi con la calata dei Longobardi, nel sesto secolo dopo Cristo. Molte opere sono state razziate e poi la città è gradualmente sparita, quel terreno è diventato campagna. Un pezzo alla volta la stiamo riportando alla luce».
Questo successo archeologico come è diventato un fumetto di Topolino?
«Siamo stati noi a chiamare la Disney e la Panini comics. Conosco da tempo Francesco Artibani, sceneggiatore di fumetti di fama nazionale. Ha un’antica passione per la romanità e con l’associazione Roma sotterranea porta esperti e turisti nel ventre della capitale. Con lui è maturata l’idea dell’approdo su Topolino. Io offro le notazioni scientifiche, lui sceneggia».
Anche il fumetto è stato un successo.
«Sì, gli editori hanno deciso di farne una serie, Topolino e la via della storia .Cinque episodi, in edicola da aprile e fino ad agosto. Come me, Keraulos si è fatto crescere la barba».
È cambiata la location, però.
«Nella nuova serie il professore archeologo si muove lungo la straordinaria Via Appia. La costruì Appio Claudio Ceco, il censore.
Keraulos si sposta sparendo, tra l’altro, da Roma a Santa Maria Capua Vetere, quindi a Benevento, Venosa e infine Brindisi».
Il professore è un investigatore?
«Sì, ci sono diversi colpi di scena».
Quando e come nasce la Via Appia, regina viarum?
«Tra il 312 e il 190 avanti Cristo. Roma comprese allora la necessità didotarsi di un tracciato che garantisse un rapido movimento delle truppe verso l’Italia meridionale . Tra il 110 e il 108 a.C. l’imperatore Traiano, destinato a conquiste in Oriente, fece costruire una seconda strada, l’Appia Traiana appunto, che partendo da Benevento avrebbe saltato la Basilicata per entrare in Puglia nel Foggiano e scendere sempre verso il porto di Brindisi».
Le due Appie, adesso, sono candidate Unesco.
«Tutto è nato dopo il viaggio fatto per
Repubblica da Paolo Rumiz nell’agosto 2015. Io sono entrato nel Comitato scientifico per la candidatura e ho pensato che l’approdo del nostro lavoro allaDisney avrebbe aiutato il progetto. A febbraio abbiamo consegnato il dossier a Parigi e in questi giorni due valutatori dell’Unesco verranno in Italia. Uno, in particolare, controllerà ventidue tratti dell’Appia. Nella primavera del 2024 arriverà la decisione. È emozionante, attraverso il fumetto, dare valore alla mia attività di studioso. Vale più di un riconoscimento accademico».
Ora che è direttore di queste campagne archeologiche, lavora sempre come all’inizio?
«Certo, la mia cazzuolina è un reperto archeologico a sua volta».
Quali vantaggi dà, a partire dalle quattro regioni interessate, ottenere il certificato di Patrimoniodell’umanità per l’Appia?
«Avremo un ritorno scientifico, e forse più fondi per studiarla. Oggi non è tutelata, in diversi tratti se ne è perso il tracciato. E poi per l’Appia è già scritto un futuro di turismo di qualità, camminate lente».
Ha visto i film di Indiana Jones?
«Tutti, a parte l’ultimo. Sono film, con tutte le loro esagerazioni, ma anch’io ho volato su aeroplani per mappare aree e pilotato da terra droni».
L’Italia come trattal’archeologia?
«Potremmo vivere del nostro patrimonio culturale, ma i finanziamenti sono stentati e spesso limitati ai siti più famosi».