il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2023
La metropolitana di New York
P uzzolente, calda, sporca (almeno in apparenza), ma anche cosmopolita e antropocentrica. È la subway più famosa del mondo, baby. Dove ci trovi “chi porta a spasso un maialino, chi cucina la carne in una stazione, chi dorme mentre un topo gli cammina addosso, chi si traveste da struzzo”. Ma quella groviera di lamiere è molto più di un mezzo di trasporto economico e salvifico. La metropolitana di New York è soprattutto “u n’autentica lezione di democrazia”, oltre che un “gran – de laboratorio di pene e speranze”. Ne è convinto Piero Armenti che torna nelle librerie con New York (Mondadori), dove passa palmo a palmo, anzi, “metro per me tro” il mondo che brulica sopra e sotto la Grande Mela. Con 28 linee e 400 fermate, la subway per antonomasia “non è la più lunga, né la più antica al mondo, però è quella che garantisce il miglior servizio su tutte le linee, soprattutto di notte”. Armenti unisce i puntini delle stazioni sulla mappa e crea una storia variegata, con aneddoti e ricordi personali. A South Ferry, Keith Haring disegnava di nascosto sui cartelloni vuoti, per poi finire nelle gallerie d’arte più prestigiose d’America. Sempre lì iniziò anche l’avventura americana del primo emigrante italiano, Pietro Cesare Alberti, giunto a New Amsterdam il 2 giugno 1635. Piccola chicca: nell’a nnive rsario di quell’arrivo a New York si festeggia l’Alber – ti’s Day. Mentre Charlie Chaplin nel 1918 si fece paparazzare accanto all ’uscita della stazione di Wall Street per promuovere i Liberty Bond durante la Prima Guerra Mondiale. Prince Street, a SoHo, ha invece dato i natali all’ “epopea” di Supreme, la famosa catena di abbigliamento che all ’inizio aveva casa al 274 di Lafayette Street. Poco più in là sorge pure il grande magazzino Haughwout, in cui venne installato il primo ascensore al mondo nel 1857. E per rimanere in tema di primati: alla fermata di Astor Place, nel cuore dell’East Village, si può entrare nel bar più maschilista degli Stati Uniti, McSorley’s. Qui i primi bagni femminili vennero messi solo nel 1986, sedici anni dopo che il sindaco costrinse il locale (per legge) ad accettare anche le donne. Per chi invece ha la vescica di ferro, e vuole farsi trattare coi guanti, può andare fino a Bryant Park, dove trova il bagno più pulito di New York, che fa pure concorrenza agli hotel di lusso. Alla faccia delle metro puzzone e malconce.