la Repubblica, 15 luglio 2023
Fran Drescher, la tata più famosa della tv, guida la rivolta degli studios
Le caratteristiche fondamentali di una tata sono almeno due, in apparenza contraddittorie: prima, la dolcezza, per saper sempre prendere dal lato giusto i bambini; seconda, l’autorità, per rimetterli in riga quando la dolcezza non raggiunge lo scopo. Può darsi che Fran Drescher, nota in tutto il mondo come “The Nanny” (La tata in Italia), possieda in privato la prima qualità, ma di sicuro in pubblico ha messo in mostra la seconda, guidando la rivolta degli attori che sta mettendo Hollywood in ginocchio, attraverso lo sciopero congiunto con gli sceneggiatori iniziato giovedì. Lei infatti è a capo di Sag-Aftra, ossia il sindacato che guida l’insurrezione, e il modo in cui sta interpretando il suo ruolo nella vita reale, attaccando l’avidità capitalistica delle case produttrici, fa insieme capire la serietà dello scontro e le probabili ambizioni politiche della protagonista.
Fran ha quasi 66 anni ed è nata al Queens, in una famiglia di ebrei scappati da Romania e Polonia. Un ambiente non facile e molto diretto, dove in genere non si usa mandare a dire le cose. Aveva esordito come reginetta nei concorsi di bellezza, fino a guadagnarsi un piccolo ruolo nella Febbre del sabato sera, al fianco dell’italo americano di Brooklyn John Travolta. Il vero successo però era arrivato con The Nanny, la serie andata in onda sulla Cbs dal 1993 al 1999, in cui Drescher in sostanza interpretava se stessa. Ossia un’ebrea un po’ ruvida del Queens, con una forte voce nasale e una risata travolgente, che diventava la tata di tre bambini in una ricca famiglia di New York dalle origini britanniche. Grosso modo il rapporto che ha adesso con le case produttrici di Hollywood.
La politica l’aveva sempre affascinata, partecipando in particolare alle marce per i diritti delle donne, e il cancro all’utero sofferto nel 2000 l’aveva trasformata anche in testimonial e attivista per cause assai serie e importanti. Poi era diventata la leader della corrente sindacale “Unite for Strenght Party” e nel 2021 si era candidata contro il collega Matthew Modine, per conquistare la presidenza della “guild” che rappresenta circa 160.000 attori. Aveva vinto, con una piattaforma che puntava il dito soprattutto contro «l’avidità del capitalismo». All’epoca forse non si aspettava di dover seguire le orme di Ronald Reagan, Patty Duke o Charlton Heston, che l’avevano preceduta alla guida di Sag-Aftra, anche perché è sempre stata legata al Partito democratico, ma ora si è ritrovata a proclamare il primo sciopero degli attori insieme agli sceneggiatori dal 1960, quando Marilyn Monroe era l’icona della femminilità. E lo ha fatto con un discorso che ha lasciato a bocca aperta anche chi è abituato alle sorprese cinematografiche: «Piangete miseria a destra e a manca – ha urlato contro i capi degli Studios – ma intanto regalate stipendi milionari ai vostri amministratori delegati. E chiedete a noi di fare i sacrifici? Vergognatevi». In realtà l’industria attraversa un periodo difficile, tra i cinema svuotati dal Covid e la concorrenza dei servizi in streaming. Fran però non accetta che il peso ricada su chi interpreta e scrive i film e quindi guida lo sciopero. In attesa magari di fare il salto nella politica.