il Fatto Quotidiano, 15 luglio 2023
Fantozzi alle grotte di Postumia
Fantozzi si è iscritto a una gita aziendale organizzata dalla sua società. Questa volta il programma, approfittando di un ponte festivo, comprendeva una gita a Trieste per assistere al varo di una grossa petroliera di una società consorella, e con l’occasione una visita alle notissime grotte di Postumia ora in territorio jugoslavo.
La comitiva aziendale viaggiò verso Trieste in cuccette di sesta classe, che hanno una sinistra caratteristica: nel corso della notte… si stringono… e si accorciano… si stringono… e si accorciano con lo stesso ritmo del treno. Fantozzi cercò di dormire in posizione Nureyev, in una specie di zolletta di zucchero, poi aprì decisamente il finestrino e viaggiò tutta la notte coi piedi fuori. Va da sé che all’alba a Trieste lui e i suoi compagni di scompartimento erano surgelati. Fantozzi si riprese, ma un certo Fanolli, che assomigliava tragicamente a un’orata, fu venduto a tranci in un supermarket di Trieste e spacciato per pesce del golfo. Arrivarono in gruppo ai Cantieri Navali.
Un colpo d’occhio meraviglioso! C’era una tribunetta imbandierata nereggiante di autorità: Ministro della Marina mercantile, Sottosegretario della Marina mercantile, Sindaco con fascia tricolore, notabili vari tutti in nero, porporati e generali.
Madrina del varo, la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. Fantozzi non fece caso al fatto che in genere le madrine dei vari son sempre contesse o comunque mogli di potenti o amanti di cardinali e che a lui non era mai capitato di leggere notizie del tipo: “Ieri è stata varata la Seba Cameli, madrina del varo la moglie del tipografo Frulli o la madre del bracciante lucano Senzapane”.
La Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare stringeva nella destra una poderosa bottiglia di champagne Magnum di 2 litri legata con un nastro tricolore allo scafo. Doveva prendere una lunga rincorsa di 32 metri e infrangere la bottiglia sulla murata. Parte da 32 metri la Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare e si rivolge al capo-varo: “Capo-varooo??… Posso?”. “Vadiii, Contessa!” rispose il capo-varo. Partì con violenza diabolica da 32 metri la Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare e centrò netta la nuca del Ministro della Marina mercantile. Il Ministro venne poi furtivamente varato a parte! Visto questo incidente si pensò di cambiare la mecanatio del varo. Portarono alla Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare un prezioso cuscinetto di raso rosso sul quale era adagiata un’accetta d’argento.
La Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare doveva prendere l’accetta e tagliare un cavetto metallico che spezzandosi metteva in moto un marchingegno che a sua volta varava la nave. Parte da 32 metri la Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare: “Capo-varooo??”, “Vadiii, Contessa!”. Troncò netto il mignolo del Sottosegretario della Marina mercantile. Cazziata paurosa del parlamentare che viene interpretata dalla nave come segnale-sirena varo. E la nave si varò da sola. Entrò maestosamente e lentamente in mare, rimase così fra gli applausi per trenta secondi, poi di colpo si capovolse. Si udì allora distintamente ciò che il Sottosegretario stava dicendo alla Contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.
Nel pomeriggio millecinquecento persone della comitiva di impiegati si recarono alle grotte di Postumia. All’ingresso Fantozzi trovò ad attenderli in tight il professor Ugo Zingales, speleologo che doveva fare da guida, molto noto nella zona perché autore di un prezioso trattatello dal curioso titolo Come si esce dalle grotte di Postumia. Fantozzi gli domandò: “Professore, ne avremo per molto?”. “Non si preoccupi” rispose il professore, “in mezz’ora siamo fuori!”.
Al quarantesimo giorno di grotta cominciava a serpeggiare nel gruppo un certo malumore. A causa dell’oscurità i visitatori dovevano aver perso la nozione del tempo. Perdevano, si saprà poi, in media trenta-quaranta unità ogni mezz’ora. Il gruppo superstite si assottigliava disperatamente. Al quarto giorno il ragionier Mughini, dell’ufficio Collaudi, approfittando di una sosta volle fare uno spuntino. Si preparò dei panini sui quali volle golosamente spalmare della “gelatina di frutta”. Mangiò il tutto, bevve un bicchiere di latte, declamò una lirica e disse: “La vita è bella!”. E fece, nel dirlo, un gran salto di gioia. Si sentì una terrificante esplosione sotterranea. Solo allora tutti capirono che, data l’oscurità, il ragioniere in fatto di gelatina aveva commesso un errore marchiano!
I due gemelli Bragadin, di settantacinque anni, dell’ufficio Svaghi, vollero giocare a moscacieca. Ma, per fatalità, si bendarono entrambi! Ci resta di loro solo una pietosa lettera a una zia di Toronto. Pare che un filatelico svizzero di Berna abbia uno dei Bragadin, ma non è “dentellato”! Intanto fra i superstiti scoppiavano degli improvvisi casi di follia. Gli infelici avanzarono tenendosi per mano in una lunga fila per settantadue giorni. A un certo momento notarono in lontananza uno strano chiarore: era un effetto di fosforescenza straordinario per quegli abissi. Zingales, seguito dagli altri, cominciò a correre con urla di disperata speranza. Fecero una volata di 200 metri, poi entrarono in una caverna enorme, dove dal soffitto pendevano migliaia di enormi stalattiti. Il professor Zingales, che era in testa, entrò per primo, si piazzò sotto la più grande di esse disse: “Oh! Meraviglia delle meraviglie della natura, pensare che da sei milioni d’anni tu pendi di lassù e mai non cadrai…”. Si sentì un tremendo boato. La più grossa stalattite della caverna, 11 tonnellate e 4 megaton, attendeva al varco da sei milioni di anni il professor Zingales!
Ormai soli e senza guida, i pochi sopravvissuti avanzarono in quell’averno orrendo e senza speranza. In lontananza videro un piccolo chiarore che li colpì; diventò sempre più grande, sempre più grande fino ad assumere le dimensioni di un varco dal quale filtrava la luce solare. Fantozzi uscì per primo ed emerse dalla coppa del cesso di un Presidente completamente nudo. Furono accolti a cartate in faccia. Il viaggio di ritorno Fantozzi lo fece sotto un terrificante temporale. Filini, stanchissimo, si addormentò nel vagone postale e venne affrancato e spedito da un solerte impiegato a Valenza Po. Ricevente risultò Fracchia, la moglie del quale alla ricezione del pacco, dopo vent’anni di matrimonio, cominciò a pensare che il suo ménage rivelasse dei risvolti singolari. L’indomani, in ufficio, a chi gli chiedeva: “Come è andata poi la sua gita alle grotte?” Fantozzi rispondeva tristemente: “A rotoli!”.