ItaliaOggi, 15 luglio 2023
Periscopio
In Balzac il lontano orizzonte è scomparso come un paesaggio dietro a quegli edifici moderni che sono le istituzioni sociali: la polizia, la giustizia, il mondo della finanza e del crimine, l’esercito, lo Stato. Il tempo di Balzac non conosce più l’ozio beato di Cervantes o Diderot. È ormai a bordo del treno che chiamiamo Storia. Salirvi è facile, il difficile è scenderne. Milan Kundera, scomparso l’11 luglio 2023.
[Kiev]. Davanti all’entrata del municipio nella capitale è stato posto di recente un grande cartellone in cui è raffigurato Putin in manette, con la divisa arancione che ricorda i prigionieri di Guantanamo, di fronte ai giudici. (…) Ormai l’opinione pubblica occidentale quasi non ci fa più caso, e le vacanze estive contribuiscono alla distrazione, ma in Ucraina non passa giorno che non ci siano vittime civili, che la Russia non attacchi le città e i villaggi, che non si ripresentino episodi di provocazione e abuso. Michele Farina, corriere.it.
Il momento attuale solleva una questione capitale: l’Europa conserverà la preminenza in tutti i campi? Diventerà (…) un piccolo capo del continente asiatico? Oppure resterà (…) la parte preziosa dell’universo terrestre, la perla della sfera, il cervello d’un vasto corpo? Paul Valery, La crisi dello spirito.
Sono esattamente 100 giorni di fila che devo ascoltare ogni sera daccapo il discorso di Putin del 23 febbraio 2023. Ho chiesto all’ufficiale politico della colonia: «Non potreste almeno farci sentire altri discorsi?» La sua risposta è stata che questo è il discorso annuale alla nazione del 2023, quindi lo dobbiamo ascoltare per tutto il 2023. Alexei Navalny, dissidente russo detenuto (sconta al momento una condanna a 11 anni, rischia l’ergastolo).
Biden a Putin: «Hai già perso la guerra». Terremoto nelle forze armate russe: arrestati tredici generali. Titolo di Libero.
Ve lo ricordate il Vladimir Putin che, alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina, umiliava in favore di telecamera l’unico che, fra i suoi consiglieri, osava sollevare dubbi sull’opportunità dell’«operazione militare speciale»? Quella era la quintessenza dello «Zar». (…) Secondo Ivan Krastev, politologo bulgaro, (…) nelle stanze del Cremlino, l’uomo solo al comando è stato sostituito dal «Putin collettivo», una «figura mistica» che comprende non solo gli alti gradi del potere russo ma anche il presidente bielorusso Lukashenko. «Non è stato Putin», scrive Krastev sul Financial Times, «ma il “Putin collettivo” a decidere l’esito della crisi. L’individuo Putin era arrabbiato e umiliato dal tradimento della Wagner ed è andato in tv minacciando d’“essere spietato”. Ma il “Putin collettivo” ha stabilito che sarebbe stato più saggio negoziare con i ribelli e trovare una exit strategy». Luca Angelini, corriere.it.
[Tel Aviv]. Questi brutti giorni entreranno nei libri di storia a causa delle ferite inferte dalle devastanti leggi proposte dalla coalizione di governo in Israele. (…) Mai sono state così vicine alla verità le affermazioni del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, secondo cui la società israeliana sarebbe debole e precaria. La storia farà i nomi. Il primo sarà quello di Benjamin Netanyahu. Ben-Dror Yemini (da informazionecorretta.com).
Un bambino: «C’è l’incertezza del futuro». Il padre: «Godiamocela, che quando diventerà certezza saranno cazzi». Altan.
Negli stessi minuti in cui la premier da Vilnius riaffermava l’intenzione di tirare dritto sulla giustizia, al Quirinale sono stati ricevuti i vertici della magistratura italiana. (…) Un primo effetto di [questo incontro] sono le parole con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano (si scrive Mantovano, si legge Meloni) sconfessa platealmente il ministro della Giustizia Carlo Nordio sul concorso esterno [in associazione mafiosa]. Tranchant: «La modifica non è in discussione, le priorità sono altre». Punto. Alessandro De Angelis, HuffPost.
Il concetto di concorso esterno è un ossimoro: o si è esterni, e allora non si è concorrenti, o si è concorrenti, e allora non si è esterni. Se si affrontassero questi argomenti con animo freddo e pacato, e non con polemiche sterili, troveremmo una soluzione. Carlo Nordio (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera).
Quel che appare evidente è che il «nostro» Guardasigilli si muove e opera sotto l’insegna «Silvio è vivo e lotta insieme a noi». Vale a dire che si considera epigono ed erede spirituale di Berlusconi in parole, opere e intenzioni. Gian Carlo Caselli, il Fatto quotidiano.
Nino Di Matteo: «Queste riforme della giustizia attuano il piano della Loggia P2». Titolo della Stampa.
Indagini sulle stragi del ’93, perquisita la casa di Dell’Utri. La Procura: «Gli attentati favorirono l’affermazione di Forza Italia». Titolo del Corriere della Sera.
Non sembra di sognare? E sempre lo stesso sogno? Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.
[Basta] guardare i risultati elettorali del 1994 per capire che non c’era bisogno d’alcuna strage mafiosa per far vincere Silvio Berlusconi. (…) Fu un grande successo elettorale, dietro il quale ci sono ragioni molto più valide d’un piano stragista. Salvatore Lupo, storico (Ermes Antonucci, il Foglio).
Ci sono i tanti giorni trascorsi tra il presunto rapporto sessuale non consenziente e la denuncia della ragazza, i video delle telecamere sovrascritti e inutilizzabili, e [soprattutto] l’impossibilità di visionare il cellulare di Leonardo Apache La Russa. La sim del suo cellulare non può essere sequestrata perché intestata a Ignazio La Russa, parlamentare e presidente del Senato. [Di consegnare la sim di propria sponte naturalmente non se ne parla]. Sandro De Riccardis, Repubblica.
Non è la politica che è diventata un fumetto, è il codice espressivo e significante del fumetto che è diventato arte di governo dello stato. Giuliano Ferrara, il Foglio.
Chi la fa non sempre l’aspetti. Roberto Gervaso.