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 2023  luglio 14 Venerdì calendario

Cosentino, D’Alì e gli altri quando il concorso esterno smaschera il “terzo livello”

PALERMO – Hanno fatto parte del terzo livello di cui parlava Buscetta a Giovanni Falcone, alcuni con ruoli da protagonisti, altri come semplici cinghie di trasmissione fra mafie e politica. Sono onorevoli, senatori, deputati regionali e giù fino ai semplici consiglieri comunali contigui a Cosa nostra, alla camorra e alla ’ndrangheta. Sono i politici condannati per concorso esterno in associazione mafiosa, il reato voluto proprio da Falcone per colpire chi si metteva a disposizione dei clan pur non essendone organico.In cima alla lista dei colpevoli eccellenti c’è Marcello Dell’Utri, che ha scontato 7 anni per essere stato il mediatore tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi a cavallo della stagione stragista dei corleonesi. Un ruolo di collegamento che anche la procura di Firenze – che sta indagando sui mandanti delle stragi del 1993 – gli contesta. Mercoledì la Dia ha perquisito l’abitazione e gli uffici dell’ex senatore di Forza Italia, sequestrando elementi utili alle indagini. Il braccio destro di Silvio Berlusconi, amministratore di Publitalia, è fra i beneficiari del suo testamento con un lascito di 30 milioni di euro.Antonio D’Alì è un altro politico di prima grandezza condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Assolto in primo grado e nel primo Appello, nella ripetizione del processo di secondo grado viene ritenuto colpevole. Per i giudici è considerato vicino alla mafia trapanese e a Matteo Messina Denaro. La pena inflitta è di 6 anni. Sentenza confermata nel dicembre dello scorso anno dalla Cassazione. L’ex senatore di FI e sottosegretario all’Interno dal 2001 al 2006 da metà dicembre, un mese prima della cattura dell’ultimo dei corleonesi, è rinchiuso nel carcere di Opera.Altro sottosegretario colpito dal reato di contiguità con la criminalità organizzata è Nicola Cosentino. Napoletano di Casal di Principe è stato deputato dal 1996 al 2013 per Forza Italia e PdL. Nel quarto governo Berlusconi ha giurato come sottosegretario all’Economia e Finanze. I suoi guai giudiziari iniziano nel 2008: la Dda di Napoli lo accusa di aver avuto un ruolo nel riciclaggio di rifiuti tossici. In primo grado viene condannato a 9 anni per concorso esterno, che diventano 10 in Appello e vengono confermati in Cassazione lo scorso aprile. Le sentenze lo ritengono il referente del clan dei Casalesi.Uno dei rari pentiti di ‘ndrangheta Filippo Barreca, lo ha definito “il Lima di Calabria”. Paolo Romeo, avvocato, ex ordinovista e deputato nel 1992 con il Psdi, per la Cassazione è vicino alle ‘ndrine reggine. Le dichiarazioni di Barreca lo condannano nel 2000 a 5 anni di reclusione per associazione mafiosa. In Appello diventano tre e il reato viene “derubricato” a concorso esterno. Sentenza confermata dalla suprema corte. Ma i guai per Paolo Romeo non sono finiti: due anni fa in primo grado è stato condannato a 25 anni per associazione mafiosa nel processo Ghota a Reggio Calabria. Per i giudici fa parte della cupola della ‘ndrangheta. I rapporti fra ‘ndrangheta e politica coinvolgono anche Amedeo Matacena, deputato di Forza Itali a dal 1994 al 2002 e condannato in via definitiva nel 2014 a tre anni di reclusione per essere stato contiguo alle ‘ndrine reggine. Matacena, morto a Dubai nel 2022, era accusato di avere richiesto l’appoggio elettorale della ‘ndrangheta alla famiglia dei Rosmini.Come Antonio D’Alì anche il trapanese Paolo Ruggirello, deputato regionale per tre legislature e dal 2015 iscritto al Pd, secondo i magistrati della Dda di Palermo è considerato il punto di riferimento delle cosche trapanesi nella politica siciliana e di aver fatto vincere appalti ai clan. ll tribunale di Trapani lo ha condannato a 12 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.