Corriere della Sera, 14 luglio 2023
Hollywood in sciopero
NEW YORK Non succedeva dal 1960, quando Ronald Reagan era presidente della Screen Actors Guild, il sindacato degli attori, che le star e gli sceneggiatori di Hollywood scioperassero insieme. La SAG-AFTRA – fusione della Screen Actors Guild e dell’American Federation of Television and Radio Artists – ha annunciato lo sciopero a partire dalla mezzanotte di ieri: il sindacato che rappresenta 160mila attori del cinema e della tv si è unito alla protesta degli sceneggiatori e scrittori che va avanti dal 2 maggio. Nonostante l’intervento di un mediatore federale, alla scadenza di mercoledì notte non si è raggiunto l’accordo sugli aumenti salariali, il ricalcolo dei diritti d’immagine e le tutele sull’uso dell’Intelligenza Artificiale nel rinnovo del contratto tra il sindacato degli attori e gli studios.
Intelligenza artificiale
Fonda: «Sentiamo cose spaventose, dobbiamo assicurarci che non verremo rimpiazzati»
Sessantatré anni fa lo sciopero riguardava i proventi che sceneggiatori e attori ricevevano dal passaggio dal cinema alla tv: furono sospesi film con Elizabeth Taylor e Marylin Monroe. Oggi Hollywood è ancora una volta paralizzata da una battaglia storica che riguarda le nuove tecnologie. Come gli sceneggiatori, gli attori chiedono all’Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta i principali studi di produzione e di streaming (tra cui Amazon, Disney, Apple, NbcUniversal, Netflix, Paramount, Sony, Warner Bros) di aumentare i diritti d’autore che ottengono quando gli spettacoli vengono distribuiti su Netflix e altre piattaforme. L’ad di Disney Bob Iger ha definito le richieste «irrealistiche». Gli studios, che sostengono che molte piattaforme non hanno grossi profitti, si sono opposti all’idea di legare i compensi al successo dei programmi in streaming e di affidare a una società imparziale il compito di stimarne le visualizzazioni.
Lo streaming
Si chiede alle major di aumentare i diritti d’autore sulle piattaforme digitali
Alla radice della protesta c’è anche una maggiore unità tra i sindacati di Hollywood e l’aumento dell’attivismo sindacale in America dopo il Covid. Il 98% dei membri del sindacato aveva autorizzato i leader a indire lo sciopero. Centinaia di attori inclusi Jane Fonda, Maryl Streep, Jennifer Lawrence, Julia Louis-Dreyfus, Ben Stiller hanno firmato una lettera dai toni netti: «Non è il momento dei compromessi. Non è esagerato dire che gli occhi della Storia sono su di noi. Vi chiediamo di spingere per il cambiamento e le tutele necessari e, così, di fare la Storia». Gli attori non parteciperanno a produzioni né eventi promozionali. Matt Damon, che con il cast del film «Oppenheimer» di Christopher Nolan ha lasciato la prima londinese in solidarietà con la protesta, ha sottolineato che «per avere l’assistenza sanitaria bisogna guadagnare 26mila dollari l’anno: molti ci riescono solo con i diritti d’autore. Senza, perdono l’assicurazione. È inaccettabile». Fonda che già aveva manifestato in solidarietà con gli sceneggiatori, spiega: «Il mio caso forse è diverso dall’attore medio, ma dobbiamo restare uniti. Sull’Intelligenza Artificiale (Ai) sentiamo cose spaventose, dobbiamo assicurarci che non verremmo rimpiazzati». Il sindacato dichiara di non voler bandire l’Ai ma che «acquisire i diritti per sviluppare un sistema con la voce e l’immagine di un attore va negoziato». «Noi siamo le vittime» ha detto da Los Angeles la presidente di SAG-AFTRA, Fran Drescher. Nelle fasi finali della trattativa era in Puglia alle sfilate di Dolce e Gabbana, ma il sindacato l’ha difesa: «Era là per lavoro e partecipava via zoom».