Corriere della Sera, 14 luglio 2023
Cancellati tutti i permessi premio a Salvatore Parolisi
Milano Cancellati tutti i permessi premio a Salvatore Parolisi. Dopo che alla prima uscita dal carcere l’ex caporal maggiore dell’Esercito aveva detto di essere stato condannato ingiustamente a 20 anni per l’omicidio nel 2011 della moglie Melania Rea, il Tribunale di sorveglianza gli ha revocato tutti gli altri 15 permessi che gli erano stati già concessi fino ad ottobre perché ha dimostrato di non aver «compreso il significato» della condanna svalutando il processo, il percorso di reinserimento e la «figura della donna».
La decisione del magistrato di sorveglianza di Milano Rosanna Calzolari arriva dopo che «Chi l’ha visto?» ha tramesso un colloquio, registrato il 2 luglio scorso, in cui all’uscita da Bollate l’ex militare affermava di essere stato condannato a 20 anni e non all’ergastolo perché non c’erano prove: «Da uomo, da militare, da padre soprattutto, tu (giudice, ndr.) mi devi dare l’ergastolo, mi butti la chiave e non mi fai uscire più, se dici che io ho fatto una cosa del genere, e me lo provi, però. Perché a me non me lo hanno mai provato». Nel video esprime anche apprezzamenti e considerazioni sui rapporti con moglie, amante e altre donne. Affermazioni che, assieme alla concessione dei permessi, avevano indignato i familiari di Melania Rea: «Un assassino capace di uccidere in quel modo la moglie e madre di sua figlia non può essere equiparato a un delinquente comune».
Per il giudice del Tribunale di sorveglianza presieduto da Giovanna Di Rosa, che ha ricevuto una relazione della direzione del carcere sul comportamento di Parolisi, contenuto e tono dell’intervista dimostrano che non ha ancora fatto quel «lavoro introspettivo» che dovrebbe portarlo a comprendere ed accettare la pena per arrivare al reinserimento nella società. Invece, con parole che sono in «linea con il vissuto di chi ritiene di essere stato ingiustamente condannato», dimostra che non ha «compreso il significato e la valenza» dei permessi premio che, con la «loro funzione pedagogico-propulsiva», hanno l’obiettivo di accompagnare il condannato «in un percorso di reinserimento e riabilitazione sociale graduale e concreto».
«La gravità delle esternazioni e l’assenza di consapevolezza» da parte di Parolisi, costringono il giudice a fare marcia indietro sui permessi che gli aveva concesso il 12 aprile per «stimolare una approfondita riflessione» e consentire «una sua ulteriore osservazione».
Dopo aver scontato 12 anni di reclusione, nei prossimi quattro mesi Salvatore Parolisi sarebbe dovuto uscire una volta la settimana per fare volontariato in una parrocchia di Milano dalle 10 alle 22. Invece, è necessario che l’ex sottufficiale prosegua in carcere il «lavoro introspettivo» e si confronti «con i temi dolorosi che hanno accompagnato» la vicenda che ha portato alla sua condanna, anche per restituire «piena dignità alle vittime e alla loro storia». Deve muoversi in «un’ottica riparativa» che sia in grado di «bonificare le parti ancora fragili» che ha in sé e «lenire profondamente il dolore generato».