La Stampa, 13 luglio 2023
Il Csm contro Delmastro
Anche il Consiglio superiore della magistratura si occupa della giudice romana Emanuela Attura, nel mirino del governo per aver disposto l’imputazione coatta sul caso di Andrea Delmastro Delle Vedove. Il sottosegretario alla giustizia aveva rivelato al collega di partito Giovanni Donzelli documenti riservati sull’anarchico Alfredo Cospito, ricevuti dall’amministrazione penitenziaria e poi usati per attaccare il Pd in Parlamento.
L’iniziativa è venuta, in apertura della riunione del plenum, dalla corrente progressista Area, che ha chiesto formalmente l’apertura di una pratica a tutela della gip Attura. Il motivo è che «è stata indebitamente accusata di appartenere a una frangia della magistratura tacciata di svolgere un ruolo attivo di opposizione politica nei confronti del governo in carica, in vista della campagna elettorale per le prossime elezioni europee. Si tratta di una grave e ingiustificata accusa di perseguire, tramite un provvedimento giudiziario, degli obiettivi politici, mettendo in discussione l’imparzialità della decisione e l’indipendenza della magistrata».
Il riferimento esplicito è alla nota anonima di Palazzo Chigi di una settimana fa, cui è seguita una «campagna mediatica», fino alla rivendicazione della velina da parte della premier Meloni. Nella richiesta depositata al comitato di presidenza del Csm, i sei consiglieri di Area (secondo gruppo per dimensione dopo la conservatrice Magistratura Indipendente) riportano integralmente il testo della nota anonima, oltre a citare altri commenti di esponenti del governo, che hanno definito «inusuale» e «forzata» la decisione della giudice.
Secondo il regolamento interno del Csm, le pratiche a tutela dei magistrati vengono assegnate dal comitato di presidenza alla prima commissione, oggi presieduta dal laico Enrico Aimi (ex deputato di Forza Italia, poi passato a Fratelli d’Italia, giunto al Csm dopo la mancata elezione alla Camera nel 2022). La commissione dovrà valutare se ci sono gli estremi per una presa di posizione pubblica a difesa della gip, ovvero «comportamenti lesivi del prestigio dell’indipendente esercizio della giurisdizione, tali da provocare un turbamento al regolare svolgimento o alla credibilità della funzione giudiziaria».
La pratica verrà aperta se otterrà la maggioranza dei voti dei sei componenti della commissione. Dove sono rappresentati esponenti di tutte le correnti e due laici: oltre al presidente Aimi, c’è il costituzionalista Michele Papa, indicato dal Movimento 5 Stelle. Se la pratica venisse aperta, inizierebbe un’istruttoria da concludere con una proposta al plenum di una delibera che stigmatizzi i comportamenti contro la giudice.
In ogni caso, si tratterebbe di una delibera priva di conseguenze concrete, ma dal forte peso simbolico. Anche il voto preliminare in commissione sarà un test. Anche perché la vicenda mette in imbarazzo la parte della magistratura più vicina al governo. Se difende la giudice, affossa il governo «amico». Se non la difende, perde consensi nella sua base. Un clima esacerbato rischia peraltro di ostacolare il cammino della riforma della giustizia presentata dal ministro Nordio. Il Csm dovrà esprimere un parere. Il vicepresidente Fabio Pinelli auspica un parere tecnico e moderato. Difficile, in questo clima.
La contromossa di Fratelli d’Italia è sponsorizzare il pm anti ‘ndrangheta Nicola Gratteri come procuratore di Napoli. Il Csm deciderà nelle prossime settimane, ma i consiglieri laici di destra si sono già apertamente schierati. E hanno indotto i consiglieri togati di Magistratura Indipendente, con cui ormai fanno maggioranza di blocco, a convergere su Gratteri per dare un segnale di inflessibilità antimafia.
Un altro segnale politico è la decisione, sostenuta dallo stesso blocco di destra, di sanzionare il giudice calabrese Emilio Sirianni, esponente di Magistratura Democratica. Intercettato al telefono con l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, a cui dava consigli con linguaggio a dir poco colorito, era stato assolto in tre diverse sedi. Ma ieri il Csm lo ha rimosso dall’incarico di presidente della sezione lavoro del tribunale di Catanzaro. —