la Repubblica, 13 luglio 2023
Intervista a Vinicio Marchioni
Ha fama di caterpillar e dunque anela alla leggerezza. Inevitabile, perciò, che Vinicio Marchioni approdasse a Italo Calvino e al suoVisconte dimezzatoche ha una parte cattiva e una buona.
Attore di successo dal 2008 quando fece il Freddo inRomanzo criminale,che gira due-tre film l’anno e una bella carriera anche fuori da cinema e tv, Marchioni presenterà il romanzo calviniano con un quintetto di musicisti il 22 luglio in piazza Duomo al Mittelefest di Cividale. Un recital che sta preparando mentre è a Ventotene per Un altro ferragosto, il segretissimo sequel di Paolo Virzì 27 anni dopo Ferie d’agosto dove lui è Cesare, fidanzato di Sabrina, la figlia goffa dei Mazzalupi che è diventata una celebrità del web, «ma non mi faccia dire niente se no mi uccidono...parliamo di Calvino, una parte importante della mia formazione», dice.
Che formazione?
«Università. Lettere. L’avevo interrotta, poi prima della pandemia mi sono riscritto ma non ho dato mezzo esame anche se me ne mancano solo tre. Calvino con Le lezioni americane è l’autore che più ho studiato e amato. La leggerezza di cui parla è l’antidoto per questi anni mediocri, in cui un po’ tutti ci teniamo lontani dalle domande alte,che lui invece affronta col gusto della fiaba e della fantasia. Come nelVisconte dimezzato, e sono contento di farlo al Mittelfest, un festival che parla ai giovani. Le nuove generazioni mi stanno a cuore. Vorrei far arrivare loro Calvino come se fossi non un uomo di 48 anni, ma uno di loro che apre quelle pagine per la prima volta».
Lei dice “domande alte”: a cosa si riferisce?
«La vita, il bene, il male, il dolore...le camere oscure, quelle che ognuno di noi si porta dentro. Chi ha 20 anni non sa affrontarle, perché i social riflettono una vita che non esiste dove o sono tutti bellissimi, più bravi di te, o c’è la morte, la fine. Sonofragili, a rischio».
Anche lei è stato un bad boy, bullo, compagnie borderline...
«Alla fine degli anni 80 nelle periferie di Roma era la normalità. C’erano le bande, avevo amici che qualche macello lo hanno fatto, droga, alcol, furti...ma non per questo venivano esclusi. Io non ho mai rischiato veramente di perdermi, forse perché ero fifone o perché poi le prendevo a casa. Certo è che i miei due figli sono molto meglio di come ero io,immensamente più responsabili. Sanno di ambiente, risorse, inclusività...».
Lei come si è salvato?
«Un insegnante delle superiori.
Alberto Averini. Ho fatto l’istituto tecnico industriale non so nemmeno perché. Studiavo solo italiano e storia. Quel prof ci regalava libri, giocava a Risiko spiegandoci la storia, parlava di vita. È stata come una luce sulla bellezza per me nuova. Per questo adesso che ho 25 anni diteatro alle spalle, e con mia moglie Milena Mancini, faccio workshop, stage. Vorrei cercare di passare qualcosa, far sognare il futuro, riaprire le porte dell’immaginazione».
Sono i temi del Caligola di Camus che metterà in scena la prossima stagione teatrale.
«Ringrazio il Teatro la Pergola di Firenze che mi ha chiamato a condurre con mia moglie, e con Linda Dalisi che ho voluto per ladrammaturgia, la parte italiana di un progetto internazionale con giovani allievi di teatro. Dirigerò con loroCaligola,riflessione sul potere e sulla poesia, la libertà. Una lezione per il futuro».
Ottimista?
«Se ottimista è stare in piedi e combattere, si. Ho quasi 50 anni, due figli ancora da crescere, il futuro lo devo costruire giorno per giorno».
È un papà severo ?
«Quando serve. Il mio compito è far capire i no, i limiti. Ma oggi noi genitori siamo fuori dalle scuole, agli esami, al calcio. Togliamoci un po’ dalle scatole. Io mio padre che stava con me non me lo ricordo. Alla fine uno si deve creare da solo le forze per affrontare la vita vera. Io devo la vita al mio mestiere di attore. Mi iscrissi per caso alla Libera Accademia dello Spettacolo, dove insegnava anche Riccardo Garrone. È stato come dice la poesia di Flaiano: C ercare nel buio qualcosa che non c’è e trovarlo.
Per questo lavora così tanto?
Oltre al teatro, a Virzì, ci sono le serie tv “I leoni di Sicilia” e “Django” e poi “C’è ancora domani” il debutto alla regia di Paola Cortellesi.
«Con Paola andrei all’inferno. Il mio è un ruolo piccolo ma sarà una commedia non convenzionale. A me piacciono gli artisti con l’occhio e l’anima aperti. E quelli che amano i libri. I miei romanzi del cuore sonoDelitto e castigo, Cent’anni di solitudin e,le lettere di Cechov, Lo zen e il tiro con l’arco,alcune cose di Beckett e sa perché? Mi hanno insegnato a dire grazie, a chiedere perdono, ad ascoltare, la semplicità, l’umiltà. I fondamenti di quello che sono diventato».