La Stampa, 12 luglio 2023
La differenza tra fatti e opinioni
Separare i fatti delle opinioni: una vecchia regola del giornalismo con qualche carato d’ipocrisia. Perché le opinioni spesso prescindono dai fatti ma perlomeno sono già arrese al vaglio degli altri, non hanno la pretesa dell’insindacabilità, mentre i fatti si ergono a giudici, coltivano la presunzione dell’assoluto. Così noi siamo qui da qualche giorno ad additare fascisti, razzisti e sessisti sulla base di opinioni scritte con lessico discutibile o pessimo, ma almeno sono oneste: sono le nostre opinioni, le nostre parole, non c’è infingimento. Invece i fatti sono subdoli. Conoscerete quella frase attribuita a mezzo mondo – i fatti sono testardi – ma ce n’è un’altra molto più precisa: niente è più ingannevole di un fatto evidente. E del resto, se prendete le cronache attorno alla storia del giovane La Russa e della sua accusatrice, sono una raffica di fatti da restare senza fiato. Noi sappiamo, per esempio, dallo scandaglio delle chat (com’era quella storia delle intercettazioni già regolate a sufficienza da tutelare la privatezza delle vite?), che cosa si è fumata questa ragazza prima di andare in discoteca, che cosa si è sniffata, quali e quante medicine si è presa, che effetti producono in accoppiata con sostanze stupefacenti, a che punto della serata si è baciata con l’amico, in che condizioni era, a che ora se ne è andata, quando era vestita e quando non lo era più, che ha visto l’indomani e che si è scritta con l’amica, e ancora e ancora. E io non so se lo smercio di una tale moltitudine di fatti sia un’operazione fascista o razzista o sessista, ma so che nessuna opinione può essere altrettanto violenta.