la Repubblica, 12 luglio 2023
La prima volta di Sinner
A fine partita, quando gli ricordano che è il più giovane tennista a ottenere una semifinale a Wimbledon dal 2007 (Rafa Nadal), finalmente Jannik Sinner se la ride e fa lo spiritoso: «Beh, aspettiamo Carlos Alcaraz, haha…», con il pubblico del campo n.1 che si sbellica. Neanche questa partita contro il carneade russo Safiullin che ha dormito in un hotel lowcost (6-4, 3-6, 6-2, 6-2) è stata tra le sue migliori, con un servizio spuntato (14 ace ma solo il 55% di prime palle dentro) e varie amnesie soprattutto nel secondo set. A dirla tutta, sinora il 21enne italiano qui nella bucolica Church Road ha avuto tutti avversari fuori dalla top 50 della Atp. Ma lui non ci sta: «Se arrivano a questo livello, sono tutti forti, come Safiullin», dignitoso operaio del tennis.
Epperò, che gli vuoi dire all’oramai grande Jannik? Ieri ha raggiunto il risultato più prestigioso della sua carriera, il terzo italiano in semifinale a Wimbledon dopo Pietrangeli nel 1960 e Berrettini nel 2021. E il decimo italiano ad entrare tra gli ultimi quattro in uno dei quattro Major. Ma soprattutto, a 21 anni e 329 giorni, è il più giovane italiano in una semifinale di slam nell’era Open. Sorpassato pure il record di Adriano Panatta, che arrivò alle semi del Roland Garros del 1973 esattamente un anno più anziano, a 22 anni e 329 giorni. Vertigini del destino? «Sono felice per me, ma sono record che non mi importano», ci dice dopo la partita, «lavoro per continuare il mio percorso, e per vivere emozioni belle che mi fanno andare avanti».
Certo, venerdì Sinner dovrà «alzare il livello», come ammette sempre lui stesso: «Ho ancora margini di miglioramento, ma non posso permettermi più cali di tensione come oggi, o quando sono un break sopra… con Darren Cahill stiamo lavorando molto su questo». Già, perché venerdì Jannik avrà di fronte il nuovo re di Wimbledon, quel coccodrillo famelico di Novak Djokovic che insegue il suo ottavo Wimbledon per pareggiare sua maestà Roger Federer.
Insomma, Sinner avrà una siderale montagna da scalare, e non solo per i 14 anni e 86 giorni di divario generazionale, il più grande di una semifinale a Wimbledon nell’era Open. Tra i suoi record disumani, Nole non perde un match al centrale di Wimbledon dal 7 luglio 2013, infinale contro Andy Murray. Da allora, su quest’erba benedetta, ha vinto 43 mostruosi match di fila e quella di venerdì sarà la 46esima semifinale di uno slam, stesso record di Federer.
«Jannik sta giocando a un livello altissimo», assicura Djokovic dopo aver mandato a casa la sua ennesima, seppur valorosa, vittima, il russo Andry Rublev, con un 4-6, 6-1, 6-4,6-3 e lo stesso spartito alla Sun Tzu: un’arte della guerra lenta e implacabile. «Si vede che gli piace giocare sull’erba. È molto giovane e sta migliorando, dritto, rovescio, anche nel servizio», commenta dall’alto dei suoi 23 titoli slam, «sta diventando sempre più completo. Ma conosco bene il suo gioco: è aggressivo e vuole subito prendere il controllo del punto. Lui sarà motivatissimo, ma anche io. Non vedo l’ora di combattere contro Sinner».
Ma almeno Jannik ha un vantaggio, o forse no: Djoker l’ha incontrato già l’anno scorso sullo stesso campo e dopo due celestiali set la stava pure vincendo, prima della vendetta del serbo. «Sarà una partita completamente differente», prevede Sinner, «ora ci conosciamo meglio tutti e due, sarà un match ancora più tattico e mentale. Fisicamente sono migliorato, sono più forte, posso stare sul campo per ore senza soffrire. Di certo lotterò su ogni palla, mi godrò il momento, sapendo che posso batterlo». E come passerà Jannik questidue giorni di pausa prima del match più importante della sua vita? «Nulla di diverso. Mi rilasserò cucinando pasta al pomodoro, e dormirò molto come sempre, il che mi aiuta a recuperare fisicamente. Se non mettessi la sveglia dormirei fino a mezzogiorno…». Qui si sogna, non svegliateci.