la Repubblica, 12 luglio 2023
Intervista a Renzo Arbore
Renzo Arbore risponde al telefono, ascolta e ribatte: «Perché questa intervista?». Ma come perché?, è un maestro della televisione, è sparito da un po’, invece avrebbe tante cose da dire. «Va bene. Sono un po’ sparito, ma a gennaio del 2022 ho ricevuto la più straordinaria onorificenza, Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica dal presidente Mattarella. Quando gli ho chiesto: “Perché?”, ha risposto: “Per tutto”».
Perché si è un po’ rintanato?
«È successo dopo che ho lasciato, nell’autunno 2022, l’Orchestra italiana. Abbiamo fatto più di 1500 concerti nel mondo, dall’America alla Russia all’Australia alla Cina. Ho avuto un attimo di stordimento. Era la mia vita, salire sul palco era una festa. Mi è mancata la musica e la militanza con gli amici. L’orchestra è stata sottovalutata. Parlano tutti di quello che ho fatto in tv, l’esperienza col gruppo è stata eccezionale».
Nessuno lo mette in dubbio, le è mancata tanto?
«Sì è stato un piccolo choc. Piano piano, riascoltando la musica, ho cercato di riprendermi. Poi, è vero ho fatto 21 format: da Speciale per no ia
Meno siamo meglio stiamo, da Doc a
L’altra domenica, per non parlare diIndietro tutta eQuelli della notte».
Appunto: la tv non le è mancata?
«Un po’, però l’ho guardata attentamente».
E che esperienza ne ha tratto?
«Che la fiction è buona, ci sono tanti titoli interessanti e attori bravi.
Mentre l’intrattenimento è la parte più sofferente, è rimasto immobile.
Tranne Fiorello che, in una collocazione straordinaria, la mattina presto, ha innovato. Il varietà, penso a quello inventato da Antonello Falqui, o quello che ho fatto io – ma non voglio fare il passatista – non c’è. Tutti format garantiti, il rinnovamento non lo vedo. Su Canale 5 c’è Tu sì que vales».
Che pensa di quello che è successo con “Viva Rai 2!”?
«Fiorello è stato geniale, ha inventato una formula. Poi lo ha detto lui stesso: “Il programma ci ha preso la mano col pubblico che arrivava da tutta Italia”. Non solo rassegna stampa, ma ospiti, balletti; un vero varietà. Penso che non sia difficile trovare un’altra location, così la gente può dormire e lui può continuare a farlo in strada, l’aspetto che contraddistingue lo show. Ha scoperto un altro modo di fare varietà con i turisti e i curiosi, è quasi un dietro le quinte, la gente vede cose nuove. Un’ottima trovata».
Cos’altro le era piaciuto?
«Il tavolo di Fabio Fazio aChe tempo che tempo fa,la leggerezza del talk show. Mi è dispiaciuto sia andato via dalla Rai, ma il pubblico lo ritroverà».
Che pensa dei festival di
Sanremo targati Amadeus?
«Tutto il bene possibile. All’inizio non mi aspettavo che riuscisse a reggere una direzione artistica, non è facile ripetere il successo negli anni. Invece è stato bravissimo: nuovi cantanti, pubblico giovane».
L’ad della Rai Roberto Sergio la vuole coinvolgere per celebrare i cento anni della radio. Lei con “Cari amici vicini e lontani” nell’84 festeggiò i 60. Procedono le cose?
«Gli ho detto: “Tra poco li avrò io cento anni”, ne ho compiuti 86 il 24 giugno… Mi sembra difficile un impegno del genere. Devo arrivare al 2024 per festeggiare, che non vuol dire essere protagonista».
Arbore, è protagonista per forza: ha fatto la storia della radio.
«Sarò vicino a chi la farà, questo sì.
Del progetto devo ancora parlare conSergio. L’amicizia con l’attuale amministratore delegato della Rai è nata quando era direttore della radio, e mi concesse di fare la camera ardente per dare l’ultimo saluto al mio amico Gianni Boncompagni nello storica sede della Rai di Via Asiago. Tanti amici della Rai sono andati in pensione, altri non ci sono più. Ho pochi conoscenti».
“Cari amici vicini e lontani” fu un evento, vennero tutti.
«È il programma a cui sono sentimentalmente più legato. Fu bellissimo, c’erano Alberto Sordi, Monica Vitti, Nunzio Filogamo, Silvio Gigli, Corrado, Lelio Luttazzi, Ruggero Orlando. Gli ospiti erano seduti ai tavolini nello studio della Dear, l’avevo pensata come una festa aziendale, con i protagonisti».
Che prepara?
«Ho ceduto tutti i diritti delle mie cose alla Rai, e la Rai, in cambio, mi ha ceduto i diritti per trasmettere le mie performance a Casa Arbore, sponsorizzata dalla regione Puglia, comune, provincia, con il materiale restaurato. Sarà uno spazio culturale a Palazzo Dogana, a Foggia, vicino alla chiesa dove sono nato, San Francesco Saverio. I miei scenografi Cappellini e Licheri insieme all’Accademia delle Belle Arti di Foggia, stanno curando il progetto.
Lascio tutte le mie collezioni: le radio di plastica americane, occhiali, borsette, tutti gli oggetti di bachelite anni 30 e 40, i premi, i gilet. Si potrà vedere la mostra permanente e frequentare questo luogo per gli incontri culturali».
Torna alle radici?
«Sì. E torno alle radici in Rai, sono amico delle Teche e del direttore Andrea Sassano; con Gegé Telesforo prepariamo un programma di “antiquariato musicale”, dobbiamo trovare il titolo. Sono del segno del Cancro, ho il gusto del passato, lamento che molti amici scomparsi non siano stati ricordati come si doveva, a partire da Gigi Proietti. Mi è dispiaciuto per Raffaella Carrà, che avrebbe meritato considerazione maggiore da parte della cultura italiana, e per Gianni Minà».
Ripartirebbe dalla memoria?
«Rai Cultura fa un bel lavoro, seguo Rai Storia, Rai 5. Mi piacerebbe che ci fosse più attenzione nei confronti del tesoro della Rai, il repertorio. Sogno una rete dedicata all’intrattenimento del passato senza rimpianti, per educare il pubblico. Educare nel senso di far conoscere: ci sono tante cose che andrebbero guardate. Ma non sono solo affezionato al passato, eh, bazzico i social: sul mio renzoarborechannel.tv replichiamo60 sorrisi da Napoli, con cose antiche e recenti, da Troisi a Salemme a Totò a Eduardo».