Corriere della Sera, 12 luglio 2023
I 50 anni di Bobo Vieri
Bobo Vieri, oggi sono 50 anni: che effetto le fa?
«È solo un numero, dai. Anche se è un numero importante».
Dove ha festeggiato stanotte?
«Ero incerto, poi ho pensato che sono più di vent’anni che vengo a Formentera e la dovevo fare qui: il mare è uno spettacolo e chi vuol venire viene».
Ha fatto un discorso?
«Ma no. C’erano gli amici, la musica, l’importante è stare bene».
A dieci anni com’era il suo compleanno?
«Chi si ricorda! Ero in Australia di sicuro, a Sidney: forse giocavo a cricket o a touch rugby, come sempre».
Cosa le hanno lasciato gli anni in Australia?
«La libertà di fare quello che uno vuole. So l’inglese meglio dell’italiano, quindi posso girare tutto il mondo, viaggiare. A 14 anni ho voluto tornare in Italia per fare il calciatore: da allora ho sempre vissuto la vita e ho deciso con la mia testa cosa fare».
È cresciuto alla svelta?
«Sì, poi in Australia ero in mezzo a persone provenienti da ogni parte del mondo. Anche per questo il razzismo per me è inconcepibile».
Il ritorno in Italia da ragazzino come è stato?
«Mi facevo capire, con il mio accento australiano. Giravo sempre in ciabatte e pantaloncini, in stato pietoso. Mi chiedevano dove andavo così conciato e io rispondevo con delle parolacce: in inglese».
Ci pensava nonno Vieri a rimetterla in riga?
«Mi manca tantissimo, è stato il primo a credere in me: oggi avrei voluto festeggiare con lui. Era innamorato perso di me e quindi lo capisco, perché ora sono innamorato perso delle mie figlie».
Si è mai sentito straniero o fuori posto nei primi anni italiani?
«Sì, perché al bar sentivo dire che io giocavo a calcio per mio papà, che ero un raccomandato. Ero un bambino, vivevo da solo coi nonni e sentivo l’invidia: mi sono dovuto fare forza, difendermi. Anche con qualche “vaffa” dei miei».
I 20 anni li ha fatti tra Pisa e Ravenna. Era ancora un bomber di provincia.
«E neanche tanto bomber: a Pisa avevo fatto appena due gol, con partite orribili, senza scusanti. Il presidente Anconetani faceva bene a insultarmi. Poi a Ravenna mi sono innamorato della Romagna, purtroppo siamo retrocessi, ma volevo restare anche in C: stavo troppo bene».
Invece va a Venezia dove incontra Maifredi.
«Il Maifer l’ho avuto sei mesi, ma lo sento ancora. È di una simpatia enorme: quando arrivava al campo mi chiamava per mostrarmi che aveva il maglione rosso, l’orologio rosso e la macchina rossa. Il giorno dopo? Maglione blu, orologio blu e macchina blu. Amava il bel calcio e lo stile».
Erano ancora anni da catenaccio?
«All’epoca volavano i cazzotti in area, non c’erano regole, non c’era la tecnologia di adesso. Era dura fare gol. Poi Sacchi ha cambiato il calcio ed è cambiata anche la vita di noi attaccanti».
A 30 anni il compleanno da stella dell’Inter come fu?
«Quella fu una festa spettacolare, al Pineta di Milano Marittima».
Circondato da donne?«Ricordo che c’era Ronaldo. La costante della mia vita sono gli amici: ancora oggi mi porto dietro ovunque vado lo spogliatoio e la sua atmosfera. Quante cazzate diciamo: Di Biagio fa le stesse battute da 30 anni e ancora ridono tutti. Ma è bello stare insieme: il nostro mondo è pulito».
Per amore o sesso, qual è la grande follia che ha fatto?
(pausa) «Non si può dire».
Lei ha sempre detto che era il re delle discoteche, ma solo in estate. Si arrabbiava quando la sua professionalità veniva attaccata?
«Sì ma se stavi dietro a tutto impazzivi. Io sapevo chi ero, come mi allenavo. Poi è normale che se scrivi male di me e io ti vedo ti mando a quel paese: io sono fatto così».
I giornalisti oggi le sono più simpatici?
«Certo, il mondo è cambiato, ora li comando io: prima non ti potevi proteggere, ora coi social puoi rispondere».
Qual è il regalo più bello che ha ricevuto o si è fatto?
«Mi sono comprato un orologio».
A Vieri capita mai di dire «sto invecchiando»?«Sempre. Per i dolori che ho quando faccio sport: la caviglia, le vertebre cervicali C1, C2, C3, ho mille ernie al collo. Poi la spalla sinistra mi fa male, il ginocchio sinistro anche…».
Il suo idolo da ragazzino chi era?
«Vialli e Mancini. Il 9 era il compleanno del grande Gianluca: era il mio idolo, in campo dava sempre tutto, che poi è l’aspetto che ha accompagnato tutta la mia carriera. Avevamo un bel rapporto, così come con Sinisa: fa molto male non averli più con noi».
Che maestri ha avuto?«Rampanti mi ha fatto crescere al Toro, poi Mondonico vedeva in me qualcosa che forse solo lui vedeva. Per Maldini ero il suo centravanti: mi faceva giocare anche fuori forma«.
Quando si è trasformato da calciatore star a uomo maturo?
«Da quando sto con Costanza: dopo tre mesi abbiamo deciso di fare una famiglia. È stato tutto molto veloce, senza pensare a niente: abbiamo detto proviamo e vediamo come va».
Primo bilancio?
«Sei anni fantastici, Costanza mi ha cambiato la vita: mi ha dato due bambine che ogni volta che parlo di loro mi viene da piangere».
La maturità è questa?
«Mia mamma mi diceva che avrei capito quando sarei stato pronto per fare una famiglia. Ci ho messo un po’ di tempo, però va bene. Ho fatto quello che dovevo fare, mi sono divertito».
Ha rimpianti?
«Zero».
Nemmeno per il Mondiale saltato nel 2006?
«Era destino. Io posso solo dire grazie al calcio».
La felicità di Vieri a 30 anni è diversa da quella a 50?
«Molto, lo vedo con le figlie. Non avrei mai immaginato questo amore folle: è pazzia. Se Costanza mi dice che c’è bisogno di qualcosa al mattino per una delle due bambine, volo in pigiama fuori dalla finestra: si chiama amore, ma è così per tutti immagino. Vivo per prendermi cura di loro e di mia moglie».
Si è mai sentito incompreso da una donna?
«No. Quello che ho fatto l’ho fatto perché in quel momento volevo farlo. La parola “se” per me non esiste».
Si è mai comportato male con una donna?
«No».
Con suo padre che rapporto ha?
«Lo chiamo sempre Bob. Se sono così è merito suo, che è stato un grande calciatore, genio e sregolatezza e mi ha sempre detto le cose come stavano, nel bene e nel male. Le uniche critiche che ascoltavo erano le sue e quelle degli allenatori».
Con mamma?
«La donna più importante della mia vita: un altro carattere forte, discutiamo molto ed è vero che è lei che mi ha aiutato a tenere la barra dritta nel momento di massima fama».
Coi soldi che rapporto ha?
«Buono: si fanno e si spendono».
Cosa si è comprato con il primo stipendio?
«Credo la Golf Gti».
Quanto ha guadagnato nella sua vita?
«Non ne ho idea. Però ricordo bene quando ho firmato il primo contratto con la Juve, per cinque anni: in famiglia piangevano tutti, brindavano e dicevano “ce l’hai fatta, sei a posto per tutta la vita!».
Se devi spiegare a un ragazzo di oggi chi è stato Bobo Vieri cosa gli racconta?
«Sono stato uno che ha sempre dato tutto e con la maglia azzurra impazzivo, è stata la più importante per me. Ho appena parlato a dei ragazzi di 15-16 anni selezionati da uno sponsor: vi diranno mille cazzate, ho detto, ma siete soli, dovete soffrire tutti i giorni, dovete lavorare fino all’infinito, se no fra due tre anni scenderete di livello. Allenatevi sempre».
Tecnicamente come si definisce?
«Mi piaceva attaccare la profondità, non avevo paura di nessuno e aspettavo i cross degli esterni, ma la palla la volevo subito: Di Livio alla Juve fintava in continuazione e io finivo dentro la porta con la rete in testa…».
Che mondo è quello in cui crescono le sue figlie?
«Un mondo che va veloce, ma non mi fa paura. Bisogna adattarsi e accompagnare la loro crescita. Poi quando si presenterà un fidanzato sarà una roba da infarto, ma è presto».
Bobo Vieri ha una coscienza politica?
«Di base non credo mai a nessuno. Ho una mia idea, ma ci sono troppe bugie da tutte le parti: sono molto scettico».
Un sogno per i prossimi 50 anni?
«Stare bene e vedere crescere le mie figlie».
La filosofia di vita del Vieri 50enne qual è?
«Rispetto le opinioni di tutti, ma vado avanti per la mia strada, come ho sempre fatto da quando avevo 14 anni: se mi guardo indietro sono stra fiero. Cambiare a 50 anni sarebbe una follia».