Corriere della Sera, 12 luglio 2023
Come difendersi dalle truffe online
Fra le truffe informatiche denunciate in Italia nel 2022, il 18% riguarda il trading online, ossia l’acquisto e vendita online di azioni e titoli finanziari. Ma questa «minoritaria» tipologia ha fruttato alle bande criminali l’80% del «bottino» di tutte le frodi: 93 milioni, sui 116 complessivi. Le denunce sono 3.057: vuol dire che ogni vittima ha perso più di 30 mila euro in media. Questi sono i dati del Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, elaborati sui «mattinali» della polizia postale. La percezione è che lo scenario è più ampio.
L’ipotesi prende corpo nell’ufficio del procuratore aggiunto Eugenio Fusco, capo del dipartimento della Procura di Milano che si occupa di truffe e reati informatici. Da novembre 2022 a oggi, in soli 8 mesi, sono arrivate circa 200 denunce contro le 300 dei tre anni precedenti. Un ambito criminale in espansione. Con danni altissimi: i bonifici trasmessi dalle vittime ai falsi broker quasi mai sono sotto i 100 mila euro, con punte di 250/300 mila. Le truffe si fondano sulla prospettiva di un guadagno sostanzioso e molto rapido. La promessa di raddoppiare il capitale investito in pochi mesi dovrebbe già far nascere il dubbio, e attivare il caposaldo dell’arma di contrasto più efficace: la prevenzione. Ecco, allora, una minuziosa spiegazione di come funzionano le frodi. E di quali sono, passaggio per passaggio, gli elementi che dovrebbero mettere in allerta le vittime.
Si può prendere come esempio una delle ultime denunce fatte a Milano. Tutte le truffe sul trading online seguono una struttura identica. In questo caso, la vittima è un commercialista vicino alla pensione. Il copione si può suddividere in tre fasi.
La prima, decisiva, è l’aggancio. A settembre 2021, l’uomo riceve una telefonata. Il numero ha prefisso +44 (Regno Unito). Parla il rappresentante di una società di brokeraggio. Attenzione: chi telefona ha ottime competenze tecniche e alta capacità di persuasione. Propone un piano di investimenti e spedisce una documentazione perfettamente credibile. Documenti di identità, prospetti, contratti, piani di rendimento, specifiche sulle commissioni. La società (in questo caso «Px Fintech Limited») ha sempre un sito ben costruito e dettagliato. Di nuovo, attenzione: tutto sembra in regola. La proposta è sempre di partire con una piccola somma, di solito 250 euro, e poi vedere il rendimento. Punto chiave: a chiamare è uno sconosciuto. Altra verifica: si può provare a richiamare il numero. Quasi sempre si tratta di utenze che non possono ricevere (richiamando, «il numero non è attivo»; i contatti proseguono poi quasi sempre su Whatsapp). Quale seria società di investimenti lavora con telefoni «a scomparsa»?
Il commercialista manda i 250 euro, con i documenti d’identità, e apre il suo «profilo investitore». Da qui, inizia la seconda fase della truffa, quella dello «spolpamento». La prima somma che la vittima decide di investire è 25 mila euro. Nel complesso, tra ottobre 2021 e gennaio 2022, l’uomo invia una dozzina di bonifici per totali 160 mila euro. Il «consulente» è una presenza continua che segue, spiega, propone. E il «cliente», consultando il proprio profilo sul sito della società, che sembra quello di un home banking (falso), vede i suoi rendimenti crescere. A un certo punto cambia il consulente: il nuovo sostiene di occuparsi della seconda fase del programma, invia i propri documenti (tedeschi, all’apparenza sempre perfetti), e spiega che tutto il patrimonio è ora depositato su conti della Royal bank of Scotland (di cui allega certificati contraffatti). Fino a marzo 2022, il cliente truffato «investe» altri 130 mila euro. In questa lunga fase, in ogni passaggio, si può smontare la truffa con una semplice richiesta: iniziare a rientrare, chiedere la restituzione del capitale e di una parte dei «guadagni» (in realtà: il capitale è già sparito, i rendimenti non sono mai esistiti). E così, inizia la terza fase, quella del disperato tentativo di recupero.
Alla fine del caso preso in esame, la vittima ha versato 290 mila euro: sul suo «profilo cliente», grafici e tabelle (tutto finto) mostravano un saldo di 540 mila. Avrebbe dunque guadagnato 250 mila euro in 6 mesi. Alla richiesta di incassare, un nuovo consulente spiega che, per la legislazione estera (di solito inglese), bisogna pagare tra il 20 e il 25% di tasse per sbloccare le somme. Il consiglio è: smettere di pagare. Ed è quel che ha fatto il commercialista. S’è trovato così di fronte all’ultimo passaggio di queste truffe: chiama un altro «addetto della società», spiegando che il suo primo collega era un truffatore, e che lui può far partire un’azione legale per recuperare il capitale. Anche qui, chiede di anticipare le spese legali. A questo punto non serve spiegare che, anche in quest’ultimo momento, non bisogna versare più nulla.