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 2023  luglio 12 Mercoledì calendario

L’infinito cantiere di Pompei. Spesi 105 milioni d’euro

Il “Grande Progetto Pompei” è finito ed è tempo di tirare le somme. Il progetto europeo che più d’ogni altro ha tenuto banco nelle pagine, non solo culturali, dei giornali, si sarebbe dovuto chiudere ieri con una solenne cerimonia, nel Foro dell’area archeologica, alla presenza dei direttori generali avvicendatisi alla guida del Grande Progetto (i generali Giovanni Nistri, Luigi Curatoli e Mauro Cipolletta) e del direttore generale Musei, già direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna. Anzi si sarebbe dovuto chiudere il 20 giugno. Ma in entrambi i casi la cerimonia è stata rinviata all’ultimo momento, per impegni imprevisti del ministro a Roma. Non c’è dubbio infatti che Gennaro Sangiuliano vorrà esserci, a chiudere il cerchio dei ministri avvicendatisi alla guida del progetto pompeiano: Massimo Bray, Dario Franceschini, Alberto Bonisoli, e poi ancora Franceschini. D’altronde, il progetto è un orgoglio, indicato, dall’Ue, sottolinea il ministero della Cultura “quale modello da perseguire nella gestione dei fondi comunitari e nazionali e concreto esempio di produttiva sinergia tra Commissione europea e governo nazionale”.
Avviato nel 2012, sull’onda mediatica scatenata da una serie di “crolli” – il più roboante dei quali, del 2010. riguardava la Schola Armaturarum, e portò alle dimissioni dell’allora ministro Sandro Bondi – doveva chiudersi inizialmente entro il dicembre del 2015. Ma, forte dell’accelerazione post-2013, il governo ottenne una proroga, sulla base di un Piano strategico, arrivando all’oggi, con 105 milioni stanziati sui fondi di coesione Ue. Fondi che Pompei non aveva mai visto prima (e nessun altro sito archeologico in Italia), con un impegno delle risorse per il 98%. I risultati, per il MiC: “76 interventi, messi in sicurezza 2,7 km di fronti di scavo (che costeggiano i 22 ettari di area ancora non scavata), rimosse 30.000 tonnellate di materiale (lapilli, cenere e terreno), salvaguardati 50 km di colmi murari e 10.000 mq di intonaci per complessivi 45 edifici oggetto di restauro, sviluppato un itinerario facilitato di oltre 4 km per persone con ridotta funzionalità motoria, rinvenuti numerosissimi reperti archeologici e monitorate le attività condotte dai 781 operatori economici coinvolti nelle lavorazioni e nei servizi”. Più dei numeri, però, parla il fatto che ormai Pompei finisca con costanza sui giornali nazionali e internazionali con le sue “scoperte”, tanto da attirare l’attenzione delle produzioni televisive internazionali. Con i visitatori che, dai 2 milioni circa del 2009, sono passati a 3,8 milioni nel 2019, con un’accelerazione dal 2014 (salvo il crollo degli anni 2020-2021 a indicare una crescita trainata dal turismo straniero).
Protagonista indiscusso di questa crescita l’attuale dg Musei Massimo Osanna, scelto da Bray e confermato dai successori, dal 2013 prima soprintendente, poi direttore del neonato Parco Archeologico fino al 2020 (l’attuale direttore di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, di Osanna è un allievo). Capace di portare un cambio di passo, attivare meccanismi virtuosi di spesa veloce, con ribassi anche del 50-60% e soldi risparmiati impegnati in altri progetti. E di creare e imporre una comunicazione degli scavi in corso molto più “spinta” di quanto si fosse visto in precedenza, attingendo dal linguaggio cinematografico di stravolgere il modo in cui Pompei veniva raccontata dai media: da area archeologica a luogo di scoperta continua e meraviglia.
Ora il tema è il futuro del sito e del “Parco Archeologico” nato nel 2016. Riprendendo le notazioni che faceva la Corte dei Conti nel 2021, quando ormai il progetto si avviava alla conclusione “adesso occorrerà assicurare un regime ordinario di manutenzione del sito per evitare il ripetersi del degrado e dei crolli”: ogni frammento di Pompei scavato in più, è immediatamente esposto al degrado. Per questo molti affreschi, già dall’800, sono stati staccati ed esposti al chiuso di un museo. Ancora la Corte dei Conti nel 2021 aveva rilevato che “a fronte del buon esito delle attività riconducibili al Grande Progetto Pompei” risultati “non altrettanto positivi” sono stati raggiunti per “il recupero ambientale e la valorizzazione della cosiddetta buffer zone” inclusa nella stessa norma “costituita dalle aree archeologiche comprendenti e circostanti Pompei, Ercolano e Torre Annunziata”. I siti archeologici dell’area non sono riusciti a tenere il ritmo: nel momento in cui scriviamo sono chiusi per ristrutturazioni il museo di Castellammare di Stabia (inaugurato nel 2020), l’Antiquarium di Boscoreale, Villa Arianna a Stabiae: se la fama e i visitatori di Pompei sono cresciuti costantemente, non lo stesso si può dire per l’area vesuviana circostante. Quasi simbolicamente, oggi verrà inaugurato un Frecciarossa diretto Roma-Pompei, che porterà rapidamente i turisti in giornata al sito archeologico e ritorno, senza fermate intermedie, mentre la rete locale di trasporti langue. Tutti vogliono Pompei, per il resto si dovrà attendere.