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 2023  luglio 12 Mercoledì calendario

Contro Barbara D’Urso

Le mani giunte, il vestito di pizzo nero, l’aria teatrale da prefica salentina, quel profetico posto a sedere tra i banchi della chiesa, accanto a Myrta Merlino: il funerale di Silvio Berlusconi verrà ricordato come il metaforico funerale professionale di Barbara D’Urso. Era difficile sbagliarle tutte, in quei giorni di lutto, ma lei è riuscita nell’impresa.
Un’intervista a La Stampa in cui ancora una volta ha ricordato come Berlusconi ci avesse provato con lei, un’intervista fuori dalla chiesa in cui ha ricordato come Berlusconi la chiamasse al telefono sottolineando che era la conduttrice più brava di tutte e poi, come se non bastasse, la foto che ha scatenato comunicati e minacce legali: Barbara D’Urso che al compleanno della giornalista Annalia Venezia posa assieme a una ventina di invitati, tra cui il suo amico scrittore Jonathan Bazzi. Tutti, divertiti, scimmiottano la posa a mani giunte al funerale di Berlusconi. Non proprio una dimostrazione di eleganza tanto più che, come prevedibile, alcuni invitati fanno girare quella foto nelle chat e nelle storie di Instagram, finché la foto non finisce su Dagospia ripresa da Davide Maggio e altre testate. Proprio Dagospia lascia intendere che ai piani alti di Mediaset, nel decidere l’esclusione dai nuovi palinsesti, quella foto di dubbio gusto abbia avuto un peso. Apriti cielo. Barbara D’Urso rilascia un comunicato in cui annuncia che lo scatto era privato, non è stata liquidata da Mediaset per questo e denuncerà i giornalisti che lo hanno pubblicato. Ora, a parte che lo scatto era così privato che ritraeva un personaggio pubblico per strada con 20 persone intente a mimare la sua posa al funerale di una delle figure italiane più note al mondo, la vera questione è: non è forse arrivato il momento per Barbara D’Urso di farsi due domande?

Di chiedersi come mai, nel giro di una manciata di anni, è passata dal condurre addirittura quattro programmi contemporaneamente in Mediaset a essere accompagnata alla porta come uno dei tanti esclusi dai suoi reality? Perché i motivi sono abbastanza chiari a tutti tranne che a lei, probabilmente, e il fatto che nessun nome di peso la stia difendendo dovrebbe suggerirle qualche indizio. Barbara D’Urso, allontanata in maniera senz’altro sbrigativa dalla sua azienda, si ritrova per la prima volta sola, a fare i conti con quello che ha seminato in questi anni. L’ultimo a essersi speso per lei forse è stato Nicola Zingaretti, e questo forse spiega la parabola di entrambi. E quando parlo di semina e raccolta parlo di quel terreno sterminato in cui ha seminato cattivi rapporti con quasi tutte le sue colleghe conduttrici, per esempio. Salvo poi negare sempre qualsiasi screzio in interviste mielose in cui augurava pace, bene e tanta luce a tutti. E poi anni di comunicati stampa Mediaset in cui si cercava di far passare per successi anche i suoi tonfi, anni di suoi post in cui parlava di picchi d’ascolti e si vantava di battere la concorrenza, concorrenza che alla fine ha (dalle torto) salutato il suo cadavere dalla riva del fiume. Anni di programmi che non erano solo trash, erano spietati. Perché quando Barbara D’Urso dice, in questi giorni, che il trash in Mediaset non lo fa solo lei, ha anche ragione. Quello che le sfugge però è la differenza tra il trash variopinto, popolato da personaggi naïf, rumorosi, sopra le righe e sotto la terza media e quello cattivo, che affonda le radici nelle disgrazie personali, nelle faide familiari, nelle liti per eredità, separazioni, corna, malattie, violenza. La spietatezza di Barbara D’Urso, in questi anni di sua televisione feroce, in cui valeva tutto, dall’invitare un Francesco Nuti mostrato con cinismo impietoso quando la malattia lo aveva già divorato allo sguazzare nella squallida vicenda Moric-Corona e il sofferente figlio Carlos, fino alle preghiere in diretta con Salvini. Ed è impossibile dimenticare quando, nonostante le diffide delle vittime, invitò l’ex fidanzato violento di Barbara De Rossi e di altre donne, che si difendeva dalle accuse di stalking dando delle pazze e delle bugiarde alle ex (con la D’Urso in modalità “mi dissocio”), quando invitava i dottor Lemme della situazione per ridurre i problemi di peso a gag in cui volavano insulti e bodyshaming, ma anche gli insulti di Sgarbi a Luxuria a Live – Non è la D’Urso (Facevi la prostituta, hai il cazzo o no?) e un’infinità di altri momenti non solo squallidi ma, come dicevo prima, cattivi. Spietati. “Provo dolore e rabbia”, ha dichiarato dopo che Mediaset le ha dato il benservito. E si potrebbe anche empatizzare se non fosse che di sofferenza, in questi anni di tv in cui i suoi ascolti contavano più dei rapporti umani, di ciò che è giusto, di ciò che è rispettoso delle persone e della cronaca, Barbara D’Urso ne ha provocata tanta e senza mai mostrare alcun pentimento.

Lei, quella che invoca la privacy per una foto a un compleanno, ha sguazzato per anni nella vita degli altri. Questa, per quel che conta, è la mia esperienza personale: circa 12 anni fa sono andata da lei ospite per l’ultima volta. Vivevo un momento personale molto difficile per la mia separazione. Lei sapeva tutto, perché qualche volta ci eravamo viste anche fuori dal programma. Le spiegai fin da subito che non avrei mai parlato in tv di mio figlio e della mia separazione. Poi accadde che un suo programma concorrente iniziò a rovistare nella mia vita privata, a dare informazioni false su mio figlio che era piccolissimo. All’ennesima puntata in cui si parlò di me in mia assenza nonostante le diffide, telefonai in diretta per chiedere che si smettesse di parlare in tv di mio figlio minore. Il giorno dopo ero ospite di Barbara D’Urso su altri temi. Prima dell’inizio del programma lei si fece trovare in corridoio e mi chiamò con aria di rimprovero “Ehi tu!”. Entrai per la prima volta nel suo camerino in cui mi rimproverò duramente perché ero intervenuta nel programma concorrente e minacciò di invitare da lei la mia controparte. Le spiegai che stava parlando della mia vita, non di show. Non andai mai più ospite nei suoi programmi. Negli anni l’ho osservata da lontano chiamare la sua ambizione sfrenata “stakanovismo”, vantarsi divertita di vivere rinchiusa dentro gli studi Mediaset, camuffare il suo cinismo con la finta melassa dei “col cuore” e “le mie spettatrici che stirano”, scomodare i figli ogni volta che doveva difendersi da accuse di ogni tipo, filtrare in maniera ridicola ogni sua foto per sembrare sempre più giovane e allontanarsi sempre di più dalla realtà. La realtà di una professionista di rara bravura che stava diventando sempre più sola, più feroce, più presuntuosa, convinta com’era che per l’azienda fosse insostituibile. E che il lavoro contasse più delle persone.

E invece, quella che l’ha sostituita era accanto a lei, al funerale di Silvio Berlusconi. Composta, senza mani giunte. Non so se col cuore, ma sicuramente con più lungimiranza.