La Stampa, 11 luglio 2023
Polemiche per la Federer Town
«Questa non è una casa, ma nemmeno una villa. Questo è un villaggio. Anzi una città: Federer town. Quanta gente ci abiterà?». Martin Allenbach si ferma davanti al maxi-cantiere al numero 191 di Zürcherstrasse a Kempraten, comune di Rapperswill-Jona, ultimo lembo del canton San Gallo prima di entrare nel territorio di Zurigo. Ventiseimila abitanti e nemmeno un consigliere comunale: Rapperswill-Jona è la municipalità più popolosa della Svizzera nella quale sulle cose che contano si vota ancora per alzata di mano, riuniti in assemblea, due o tre volte all’anno. Un paradiso formato svizzero tutto barche a vela che sfrecciano sullo Zürisee, fuoriserie decappottabili, palazzine dalle linee minimaliste, castelletti ottocenteschi con i tetti spioventi e persone che si spostano in bicicletta. Il regime fiscale, per l’otto volte campione di Wimbledon come per gli altri ricchissimi che hanno scelto di venirci a vivere (anche Tina Turner abitava poco lontano), conta fino a un certo punto. Nella Confederazione ce ne sono di più vantaggiosi. La posizione è il vero punto forte: mezz’ora di auto dall’aeroporto di Zurigo, da cui Federer vola spesso e volentieri nell’amata Dubai, un centinaio di chilometri dallo chalet di Lenzerheide, buen ritiro invernale che piace molto anche alla moglie Mirka e alle due coppie di gemelli della coppia.
La nuova residenza del dio del tennis, da queste parti, è ormai una leggenda. Non tanto per le dimensioni monstre (18 mila metri quadrati complessivi, sei edifici, svariate palestre e campi da tennis) e nemmeno per i costi extraterrestri (si parla di una cifra fra i 50 e i 60 milioni di euro solo per l’acquisto del terreno) ma perché da anni è al centro di polemiche e ricorsi che ne hanno rallentato la costruzione. «Qui non diciamo aspettando Godot, ma aspettando Roger» scherza una signora appena scesa dal treno alla stazioncina di Kempraten. Prima la battaglia dei Verdi contro l’edificazione in un’area a ridosso del lago (persa), poi i ricorsi di chi rivendicava la realizzazione di un sentiero pedonale dove Federer avrà invece la sua spiaggia privata (persi anche questi), più recentemente nuove contestazioni per il pontile da venti metri e la rimessa per le barche. Filippo Beck dello studio Wenger Plattner, l’avvocato del campionissimo, risponde via mail a La Stampa che finché il procedimento amministrativo non sarà concluso il suo cliente non intende pronunciare una sola parola sul tema. I contestatori però non mollano di un centimetro. «È il classico esempio di come in Svizzera i ricchi e i potenti possano violare le leggi e costruire dove e come vogliono - tuona Victor von Wartburg, presidente e fondatore dell’associazione Rives Publiques -. La pubblica amministrazione chiude entrambi gli occhi. Non lo dico io. Una legge federale del 2003 stabiliva che entro cinque anni proprio in quel punto avrebbero dovuto realizzare un sentiero aperto a tutti. E invece...». Anche sui social il dibattito, ciclicamente, si riaccende. «Verranno costruite non meno di sei case - scrive su Facebook Gerold Müller, uno dei più attivi nel criticare l’operazione, pubblicando alcune foto scattate da un drone pochi giorni fa-. È una follia. E che sia chiaro: lo dico senza invidia o risentimento, provo solo pietà».
Uno scontro ideologico-legale che, però, nasconde anche altro: il rapporto sempre più complicato che lega Federer al suo Paese. «A Wimbledon il pubblico lo applaude per 15 minuti di fila, da noi ci si stupisce piuttosto che sbuchi accanto a Chris Martin sul palco dei Coldplay - prova a spiegare un giornalista di Zurigo che l’ha seguito per anni -. Come sportivo resta immenso. È fuori discussione. Ma le sue manie di protagonismo e il suo stile poco sobrio in un Paese come questo, che non ha mai amato i vip, alla lunga pesano». Inutile ricordare che in Svizzera il modello più apprezzato è quello dello svedese Feodor Ingvar Kamprad, il signor Ikea, che si faceva fotografare mentre spingeva il carrello della spesa fuori da un supermarket del canton Vaud.
«Federer town» appare molto diversa. Intorno alle 17 dalla proprietà interamente circondata da una recinzione nera anti-curiosi escono a decine operai portoghesi e dell’Est Europa. «Nessuno può parlare» chiarisce uno degli addetti alla sicurezza, figlio di italiani, prima di vantarsi che lui «Mr Federer» lo incontra spesso quando passa per i sopralluoghi. In realtà appena svoltato l’angolo qualcuno si sbottona. C’è chi rivela che il progetto curato dallo studio sudafricano Saota prevede tre piscine da favola - una indoor, una outdoor e una terza con i giochi d’acqua - e chi ipotizza che i lavori non termineranno prima del dicembre 2025.
Ma a Rapperswill-Jona che idea si sono fatti del nuovo cittadino e della sua reggia? Martin Stöckling, il sindaco, risponde al telefono da Dublino, dove sta trascorrendo qualche giorno di vacanza: «Non c’è alcuna questione politica, abbiamo 14 chilometri di spiagge e di questi 10 sono di libero accesso. Per noi non c’è alcuna questione Federer». Come a dire: le polemiche provengono da fuori. Ma anche: non vediamo l’ora che arrivi. In effetti, più ci si avvicina al 191 di Zürcherstrasse, più le critiche si fanno lievi. «Per fare il bagno bisogna fare un giro lungo ma se hanno comprato quella è proprietà privata e va bene così» dice Paul Copcea, tecnico originario della Romania che sta a un paio di numeri civici da «Federer town». «Abbiamo abbastanza posti per andare a nuotare, non è un problema per noi» conferma Jasmine, una studentessa. «Il vero problema» aggiunge, non facendo nulla per mascherare un sorriso divertito, «è che questa zona è piena di zanzare. Spero che qualcuno l’abbia detto a Roger».