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 2023  luglio 11 Martedì calendario

Parla Filippo Facci

Filippo Facci dopo essere finito al centro delle polemiche per l’articolo di commento alla vicenda che ha coinvolto il figlio del presidente del Senato La Russa, pubblicato su Libero lo scorso sabato, si dice sbalordito, attonito, allibito dal cretinismo bipolare e arrabbiatissimo (lui non ha detto proprio così) perché "usato come pretesto per attaccare il governo". E come se non bastasse sta anche traslocando, ci dice, per ragioni economiche.
Quindi il problema non è quello che hai scritto tu, ma quello che ti hanno risposto gli altri?
«Il mio non è un dispiacere ruffiano, non è un pentimento all’italiana, rivendico l’articolo, che è migliore di tanti altri, anzi ottimo come hanno riconosciuto più a sinistra che a destra. Mi hanno scritto moltissimi colleghi importanti di sinistra. Ovviamente solo in forma privata. A destra sono guardato con sospetto e a sinistra comunque mi considerano inaffidabile perché appartengo all’altra parte, ma io non sono fascista in alcun modo, mai stato. Ogni volta soffro ad essere dipinto così».
Da chi hai ricevuto solidarietà a sinistra quindi?
«Lasciamo stare i nomi».
La bufera però è scoppiata su un passaggio in particolare, non sull’intero contenuto dell’articolo, quello in cui scrivi: "Risulterà che una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa". Difendi il resto dell’articolo, ma di questa frase senti la necessità di scusarti?
«Non è nemmeno il mio stile, non so cosa c...o mi è preso. Ma comunque non chiederei scusa di nulla, non è stata capita la frase, è stata usata come pretesto. È come una barzelletta che non fa ridere. Se c’è bisogno di attaccarsi ad una frasetta per attribuirmi, come ha fatto Sandro Ruotolo, quattro reati come sessismo, razzismo, apologia del fascismo e vittimizzazione secondaria, interroghiamoci sul sistema non su uno svarione stilistico».
Sicuro che sia solo uno svarione e non il tuo stile?
«Quale stile? Ma quale stile? Vai in libreria, dove è in vendita un mio libro (La guerra dei trent’anni. 1992-2022) che farà letteralmente storia, altro che il mio stile, l’inciampo di una frasetta del c...o, inconsistente, in cui semplicemente si sostiene che una persona ha preso cocaina e un’altra ci è andata a letto».
Però se una persona non è cosciente perché ha assunto droghe nessuno ne può abusare, secondo legge e coscienza.
«Ma chi l’ha detto che non era cosciente, dalle analisi risulta che ha preso quattro sostanze ma non il Ghb, la droga dello stupro e nemmeno il Rivotril. Si era fatta due piste di cocaina, che è la droga di chi lavora, non di chi deve astrarsi dalla realtà e sballarsi, la usano gli atleti, i piloti. Ha preso droghe che danno sostegno e brio, che amplificano la volontà, non il contrario. Aveva anche assunto lo Xanax che si usa anche per placare l’ansia e il batticuore provocato dalla cocaina. Questo le si ritorcerà contro nel processo, è una questione ovvia. Ripeto, sono droghe che aumentano l’attenzione e lo stato di eccitazione, ti fanno fare quello che vuoi, tipo baciare Leonardo Apache prima di smettere di ricordarsi quello che è successo».
Non c’eravamo né io né te, ma la ragazza racconta di non ricordare nulla, come scrive nelle chat all’amica il giorno dopo.
«Ah vabbè, torniamo ad Adamo e Eva allora, parli come una che non ha mai provato la cocaina».
Tu invece ne hai fatto uso in passato come hai già raccontato…
«Conosco bene Milano e 15 anni fa ho assunto droghe per fare un’esperienza, così come ho scalato il Monte Bianco, ho fatto bungee jumping e tante altre cose. Ma che intervista stiamo facendo? L’ho presa per un po’, poi ho smesso, non sono mai stato dipendente e conosco gli effetti del rivotril perché l’ho preso come antidolorifico dopo un’operazione alla schiena».
In tutto ciò il tuo nuovo programma in Rai rischia di saltare adesso, si è fatto sentire qualcuno?
«Ho ricevuto una telefonata che non è servita a niente, volevano sapere che aria tirava».
E non avrebbero dovuto dirlo loro a te?
«Ma che ne so. In Rai adesso rispetto a questa storia si trovano in un doppio vicolo cieco: non possono cedere per una cretinata del genere, ma allo stesso momento le donne della Rai sono tutte contro di me».
Ti dispiacerebbe se saltasse?
«Quel lavoro mi farebbe comodo dal punto di vista alimentare, altrimenti ti assicuro che avrei fatto un passo indietro da solo, non voglio stare lì a difendere la mia rubrichina. Mantengo diverse persone. Molti pensano all’egemonia culturale, ma per me vale solo quella del rosso in banca, per questo sto traslocando. Vada come vada. Mi ritrovo cornuto e mazziato».
Perché hanno scelto te per un programma in Rai?
«L’ultima cosa che mi aspettavo è che mi chiamassero per offrirmi un lavoro, non conosco nessuno. Ha proprio ragione Michele Serra che mi ha detto che oggi chi va in Rai si trova in una posizione difficile, perché o viene percepito come uno che sale sul carro del vincitore o come politicamente schierato, senza altri meriti personali. E in tutto ciò sai qual è la cosa che mi ha più infastidito?».
Essere considerato un sessista?
«Non lo sono mai stato, anzi sai che la parte sinistra, quella legata alla cultura, alla creatività in voi donne è più sviluppata?».
Il fatto che abbiano tirato in ballo la tua vita privata con la denuncia per stalking della tua ex moglie?
«L’ho lasciata nel 2019, era una no-vax e per le sue idee ha fatto prendere il Covid ai miei figli, ho reagito a questo e solo via mail. Dov’è lo stalking, dove?».
Qual è la cosa che ti è dispiaciuta di più?
«Essere associato alla ministra Roccella, persona di cui ho scritto le peggiori cose, io che sono radicale, proprio perché non si fanno distinzioni nel bipolarismo del cretinismo».