La Stampa, 10 luglio 2023
L’amore finito daBill de Blasio e sua moglie Chirlane
Una storia universale è quella dell’ex sindaco di New York, Bill de Blasio, e di sua moglie Chirlane. Universale il male che li ha colpiti, particolare il rimedio che hanno trovato. A 62 anni lui e 68 lei, dopo 29 di matrimonio, hanno finito di amarsi. Non esattamente smesso: hanno finito, come si termina un lavoro fatto bene. Se lo sono detti una sera come tante, dopo aver guardato una abnorme quantità di puntate di una serie televisiva, distesi sul divano di casa. Si sono alzati, un po’ intontiti, ma consapevoli che la loro puntata fosse l’ultima e si sono confessati quel che sapevano da tempo, senza rabbia o amarezza. Senza rimpianto. Si sono sentiti leggeri e pronti. Qualche giorno dopo hanno chiamato il New York Times per far sapere la cosa prima che venisse fuori altrimenti, data la singolarità dell’accordo raggiunto. Il giornalista è volato, attratto dall’esca. Agli amori che nascono si dedica un’attenzione pubblica vorace e per questo rapida: tre giorni e il piatto è vuoto. Una buona separazione dà da mangiare per mesi, in qualche caso per anni. Si vogliono il sangue, i dettagli (i Rolex! La villa! I cani!). Si pretende di conoscere chi sia l’altra o l’altro. Si mostra compassione di circostanza per i figli (che però sono già come il padre, come la madre). Non se ne ha mai abbastanza, se ne aspettano sempre di nuove, gongolando sul precipizio di Harry e Megan o di Donald e Melania. Peccato: i de Blasio sono andati di disamore d’accordo.
La loro fine è stata quietamente spettacolare quanto l’inizio, una coppia fuori dall’ordinario. Lui alto, lei piccola. Lui bianco, lei di colore. E fin lì, ma adesso arriva il bello: lui eterosessuale, lei dichiarata omosessuale. Eppure sposi, sotto un albero a Brooklyn, con un rito celebrato da due uomini gay, seguito da un rinfresco a base di cannoli da Super Freak. Viaggio di nozze a Cuba, nonostante l’embargo. Posizioni socialiste lui, attivista femminista e antirazzista lei. Genitori di due figli. Coinvolti nell’amministrazione Clinton. Lei scrive discorsi, lui prepara la carriera politica. Due mandati come sindaco della città faro del mondo. Luci e ombre, tra cui le accuse di favoritismo verso i progetti di lei, denunciata per dispotismo da chi fece parte dello staff. Poi, la pessima idea di candidarsi alla presidenza, avversata da lei: un aereo che non decolla e s’inclina già sulla pista. Tornano a casa, si guardano negli occhi. Che cosa succede?
Quel che la seconda metà del Novecento ha reso inevitabile. La scomparsa delle guerre in Occidente, il debellamento di molte malattie, le migliori condizioni di vita generalizzate hanno allungato la durata media dell’esistenza. Trent’anni di matrimonio erano una chimera nei secoli precedenti: lui andava a combattere, lei prendeva la tisi e trent’anni erano più probabilmente la durata di un’intera vita. Oggi si sono spostate le colonne d’Ercole oltre i limiti del desiderio e della solidarietà. Beati gli ultimi amori, quelli dell’età matura. O quelli che consumano tutti gli attriti nella fase iniziale e poi si acquetano, come giovani ribelli che si trasformano in vecchi conservatori. Bill de Blasio e Chirlane McCray, così irregolari nell’apparenza, così attratti l’uno dall’altro da non frenarsi e concedersi in pubblico balli e baci, hanno conosciuto il più regolare dei percorsi. A quel punto potevano negare l’evidenza e continuare legati dalla corda del risentimento, modello Clinton. Oppure lasciarsi considerando fallimentare quel che in realtà era stata un’impresa riuscita e proprio per questo archiviabile, con i figli grandi e lontani, la città consegnata a un sindaco che si propone visivamente come la loro sintesi e, davanti a loro, una porzione di tempo (nessuno ne conosce mai la consistenza anche se si apre bocca per prevederla e intanto si dà un morso, accorciandola).
Non potendo più essere rette sovrapposte, non volendo diventare rette incidenti che, dopo essersi unite, si allontanano perdendosi di vista, hanno scelto (e comunicato) di proseguire in modo parallelo. Continueranno ad abitare nella stessa casa, una terra-cielo a Brooklyn, ma saranno liberi di vedere, conoscere e perfino portare in quelle stanze altre persone. All’ingresso, per ora, c’è una loro fotografia, abbracciati durante un capodanno a Times Square. Chiunque li riaccompagni la vedrà, magari chiederà perplesso se «il sindaco è a casa» o «quella in salotto non è lei», indicando la cornice. Faranno finta di niente e li condurranno di sopra? C’è molto di originale in questa decisione e perfino di troppo nel renderla esplicita con paradossale euforia. Prendono atto e manifestano cose che si tacciono per malinteso pudore: che si possa volere ancora qualcuno di nuovo a 68 (e 62) anni e che lo si possa fare con il mutuo consenso e la reciproca ospitalità. Volevano rompere l’ennesimo tabù e ci sono riusciti. Psicologi e terapisti di coppia si sono affannati a diagnosticare motivi e pronosticare conseguenze. Aveva già chiuso il dibattito Woody Allen 14 anni fa. Non certo navigando nella tempestosa separazione da Mia Farrow, ma girando il film «Basta che funzioni». Ogni personaggio sperimentava forme di relazione diverse, variando le possibili combinazioni di età, genere, numero. La via al successo era sempre la meno prevedibile. Il protagonista, abbandonato, tentava il suicidio buttandosi dalla finestra, ma atterrava su una donna che sarebbe divenuta la sua compagna. Accettiamo qualunque irrazionale bizzarria come interruttore che fa scattare l’amore, ma pretendiamo una logica spiegazione del suo opposto. Può invece succedere un sabato qualsiasi dopo la fine della terza stagione di una serie non troppo avvincente che si è guardato per mancanza di suggestioni e paura dello schermo spento. Dopodiché si può fare di tutto, in alternativa alle guerre patrimoniali e al ratto dei beni mobili, basta che, appunto, funzioni. Non per la società, il tribunale mediatico e l’ordine degli psicologi, ma per il più ristretto novero di due persone che sono diventate una e una. —