La Stampa, 10 luglio 2023
L’estate degli squali
Droni e pattugliamenti con moto d’acqua lungo le coste di Long Island per proteggere i bagnanti dagli squali. È la risposta che l’autorità di New York State Parks ha introdotto dopo la sequenza di attacchi che ha funestato il lungo weekend dell’Independence Day. Cinque persone sono state morse da squali vicino alla spiaggia: escoriazioni e ferite, nessuna vittima è in condizioni serie, ma la convivenza con i pescecani non è effettivamente di facile gestione.
Il primo episodio risale a lunedì quando una quindicenne è stata morsa a una gamba mentre stava nuotando alla Robert Moses Beach. Un coetaneo poche ore dopo è stato invece morso a un piede a Fire Island mentre faceva surf. Sempre qui il 4 luglio una donna è stata ferita a una mano e due attacchi si sono registrati su una spiaggia pubblica di Quogue Village sulla via degli Hampton. Troppi, dicono gli esperti, visto che siamo appena all’inizio della stagione. Nel 2022 infatti nella zona di New York ci furono 8 segnalazioni, quest’anno siamo già a cinque. Nel 2023 a livello mondiale sono 37 le persone bersaglio degli squali, sei sono morte. Il trend è in rialzo rispetto al passato e i numeri di Long Island sembrano a una prima lettura confermare la tendenza.
Da qui la decisione di addestrare bagnini e guardia costiera al pattugliamento delle coste sino a riva e il ricorso a mezzi hi tech per intervenire prontamente e chiudere le spiagge in caso di avvistamenti.
Eppure, gli esperti sono divisi sia sull’aumento degli attacchi sia sui metodi di prevenzione. Al Guardian Greg Metzger, coordinatore del Sofo Shark Research Program nello Stato di New York, ha detto che nel complesso gli attacchi sono pochi e che dinanzi «a centinaia di migliaia di opportunità di interazioni fra uomo e squalo, solo cinque hanno avuto un epilogo negativo». Diciamo, ha proseguito, che si è trattata «di sfortuna per coloro che hanno avuto un incontro ravvicinato» con i predatori dei mari. Ma soprattutto quel che Metzger contesta è il ricorso ai droni. Difficilmente, sostiene, gli squali si spingono nelle acque basse e nel 90% dei casi in cui si avvicinano restano a profondità che per i droni è impossibile captarne la presenza. Altro aspetto è la difficoltà per un drone di identificare uno squalo. A sostegno della sua tesi, lo studioso cita che dei 50 squali avvistati al largo delle coste di Long Island di recente, «beh non erano squali».
Tuttavia, la contabilità degli attacchi a Long Island nel biennio 2022-2023 dice che ce ne sono stati ben 13, più di quelli riportati negli ultimi 175 anni, riferisce un report dell’Atlantic Shark Institute. La ragione secondo gli esperti è che gli squali si avvicinano alle coste a caccia delle loro prede che a causa del riscaldamento dei mari nuotano dove le acque sono meno profonde. Nel caso di Long Island, il “colpevole” degli attacchi sarebbe lo squalo tigre della sabbia (Carharias toro), non imparentato con lo squalo tigre. È un predatore che si distingue per muso appiattito, conico e appuntito e non sono note aggressioni mortali agli uomini. Secondo alcune ricerche gli squali tigre della sabbia sono responsabili di 50 attacchi agli uomini in assoluto, e nessuno letale.
Se a Long Island è scattata l’allerta, è comunque la Florida lo Stato che ogni anno registra il più alto numero di attacchi da parte di squali, davanti nell’ordine ad Hawaii e California. L’ultimo in ordine cronologico è avvenuto a Pensacola. Un video ha catturato la pinna di un pescecane a ridosso della riva e il fuggi fuggi dei bagnati. Secondo l’International Shark Attack File dal 1837 ci sono stati 1604 attacchi non provocati negli Stati Uniti, di cui 912 nella sola Florida dove, gli studiosi della University of Florida, hanno evidenziato esistono 15 specie diverse che negli ultimi anni hanno intensificato gli attacchi all’uomo. —