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 2023  luglio 10 Lunedì calendario

«Legga qui: “Mariapaola quando ride sembra un arpeggio di arpa birmana”. Si può resistere a un uomo che ti scrive questa frase?»

«Legga qui: “Mariapaola quando ride sembra un arpeggio di arpa birmana”. Si può resistere a un uomo che ti scrive questa frase?». Mariapaola Sapienza Trovajoli mostra i tanti materiali dell’archivio di suo marito Armando, grande musicista, pianista, direttore d’orchestra, autore di innumerevoli colonne sonore che hanno musicato il secondo ‘900 italiano nei grandi film di Ettore Scola, Dino Risi, Steno, Luigi Magni, Carlo Vanzina, Marco Vicario e sono solo alcuni nomi Poi commedie musicali-mito come «Rugantino», «Ciao Rudy», «Aggiungi un posto a tavola». È un periodo irripetibile della creatività italiana raccontato in una recente mostra a Roma al Museo di Trastevere che ha chiuso pochi giorni fa: cinema, teatro, tv, concerti. Mariapaola Trovajoli, ricordando il marito, cita spesso il libro autobiografico Trovajoli racconta che il Maestro scrisse con Alfredo Gasponi poco prima di morire nel 2013 a 95 anni.
Come nacque il vostro amore?
«Ci conoscemmo a Portofino il 6 febbraio 1972, a “Le Carillon”. Io avevo 27 anni e lui 54, il doppio dei miei. Era famoso, elegante, affascinante. ma aveva l’età di mia madre. Ci ritrovammo il giorno dopo, la sera mi scusai perché lo avevo urtato sotto il tavolo. E lui: “Sei stupida, non capisci che ti sto cercando?”. Capii che era un treno che non potevo perdere. È durata più di 41 anni. Un grandissimo amore. Fino all’ultimo»
«Sei stupida» a una bella ragazza appena conosciuta. Carattere complicato…
«Lo dice anche lui nel libro di sé: ombroso, scorbutico, insopportabile. Durante le prove era capace di tirare una scarpa contro l’orchestrale che sbagliava dopo la sua spiegazione del brano. Ma lo hanno adorato tutti i musicisti perché lui li amava sinceramente».
Il carattere appare anche nell’appunto autografo che il maestro dedicò a Woody Allen. Riguarda il concerto di clarinetto tenuto da Allen al Sistina nel 1996: «Ma l’organico! L’Ensemble! Il suono! È quanto di più orribile da ascoltare! Il pubblico naturalmente non capisce un c… e applaude delirante».
«Lui era così. Apprezzava il Woody Allen regista. Ma il musicista…. Armando suonava jazz dal 1932, da ragazzino: nel 1939 entrò nell’orchestra di Sesto Carlini, la formazione jazz più famosa d’Italia al tempo. Era stimato da Louis Armstrong. Sa cosa disse di Armando?»
Ovviamente no…
«Era a Roma per un concerto al Teatro Adriano nel 1959. Dopo si ritrovarono a casa di amici che invitarono Armando a suonare. Armstrong lo ascoltò e disse al pianista Earl Hines: “Ma questo qui suona come un nero nato ad Harlem!”. Armando ne fu fierissimo. Armstrong aveva capito una cosa..»
Quale?
«Che mio marito era un musicista nato, non avrebbe potuto fare altro. La musica gli usciva letteralmente dalle mani: segnava le note che gli venivano in mente sui pacchetti di sigarette. In quanto al caratteraccio, riuscì però ad avere un legame profondissimo con un altro grande artista molto difficile: Arturo Benedetti Michelangeli»
Trovajoli era famoso anche per i suoi «no». Per esempio a Fellini.
«Ma aveva le sue ragioni. Morì Nino Rota. Federico venne a casa, gli chiese di scrivere le musiche per lui. Ma Armando gli rispose che non avrebbe mai potuto comporre “alla Rota”, come avrebbe voluto Fellini. Semplicemente perché lui era Trovajoli»
Fellini entrò anche nel capitolo della commedia musicale «Ciao Rudy» del 1966 di Garinei e Giovannini con musiche di Trovajoli. Mastroianni si svelò grande attore musicale ma per l’impegno sottoscritto con Fellini per un film che non si fece mai, «Il viaggio di G. Mastorna», non accettò la tournée a Broadway che Garinei e Giovannini avevano già pronta… «Fu un grande rimpianto per tutti, soprattutto per Marcello. Anni e anni dopo stava già malissimo, era a Parigi, chiese ad Armando di rimandargli il disco con le musiche. Mio marito ritrovò le tracce originali e gliele spedì: “Quattro palmi di terra in California….”. Mastroianni in quel brano era straordinario. Ricordo ancora i suoi ringraziamenti su una segreteria telefonica, con la voce stanchissima. Era commosso. Che peccato».
Tullio Kezich, più di trent’anni dopo, parlando di quell’episodio scrisse sul «Corriere della Sera» che Fellini era geloso di tutto ciò che Mastroianni faceva senza di lui.
«Lo ha detto Kezich, non io…. ma penso che avesse ragione. Mastroianni a Broadway: la sua vita sarebbe cambiata»
Trovajoli amava di più il cinema o la commedia musicale?
«Enormemente di più il teatro! Al cinema spesso le sue meravigliose musiche venivano tagliate. Liti furiose con Risi, anche se si adorarono fino all’ultimo. Dino, per esempio a metà di Profumo di donna, inserì qualche pezzo musicale che andava di moda in quel momento per attualizzare il film. Armando impazziva. Ricordo gli scontri per le sue musiche tagliate anche con un altro grandissimo amico, Ettore Scola. Forse solo nei film di Marco Vicario ebbe lo spazio che desiderava»
Aveva sogni nel cassetto, progetti irrealizzati?
«Luciano Berio, da presidente di Santa Cecilia, gli chiese una sua versione de La Fanciulla del West da realizzare come commedia musicale. Berio purtroppo morì nel 2003: ricordo ancora la serena naturalezza con cui ci parlò, con i suoi occhi color cielo, di avere un cancro indicandosi il collo. Progetto naufragato, ma ci sono molti pezzi. Poi avrebbe voluto scrivere qualcosa su san Francesco d’Assisi, personaggio che lo intrigava molto. E lavorò fino all’ultimo a una versione da commedia musicale del film La Tosca di Luigi Magni. È finita, pronta»
Volendo qualcuno potrebbe portarla in scena…
«In teoria. Ma chi potrebbe mai prendere il posto di un gigante come Gigi Proietti?».
Quando lei conobbe Trovajoli era un uomo maturo. Aveva alle spalle molte storie sentimentali, un matrimonio fallito con Annamaria Pierangeli. Gelosa del suo passato?
«Lui aveva avuto la sua vita e io la mia. Ne abbiamo costruita un’altra insieme. Conobbi un uomo disilluso, triste, amareggiato. Annamaria Pierangeli? Una donna infelice, poverina, che finì amaramente la sua vita. Sento spesso sua sorella Marisa Pavan, siamo vecchie amiche»
Ha altre amicizie nel mondo dello spettacolo?
«Ci telefoniamo spesso con Sophia Loren, quando ci sentiamo è sempre una piccola festa. Non ha mai dimenticato il legame artistico con Armando».
Trovajoli aveva già avuto quattro figli, poi è arrivato il vostro Piergiorgio.
«Di questo no, non parlo. Riguardava solo lui».
In una teca della mostra c’è una grande collezione di premi: Nastri d’argento, David di Donatello, Grolle d’oro…
«Con Scola giocavano a dove metterli a casaccio: nella casa al mare, in cucina, dove capitava. Lui diceva sempre: io non sono Mozart, a chi vuoi che importi. Per questo strappava appunti, carte, tutto. So io quanto ho faticato per salvare ciò che si vede oggi nella mostra».
Lei era molto giovane e bella, lui un uomo maturo. Mai un ripensamento?
«Ho sempre amato infinitamente mio marito. E l’ho sempre rispettato: era troppo leale, sincero, signore. Ma poi dove avrei mai potuto trovare un genio come lui? Un’anima come la sua?»
Liti?
«Tante. Ma non si è mai permesso di passare prima di me da una porta, persino soli in casa. Un gentiluomo».