Corriere della Sera, 9 luglio 2023
Sangiuliano e i libri votati ma non letti
La vicenda del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, che non ha letto i libri da lui votati per il premio Strega, fa quasi tenerezza. Poteva dire – con la serena ipocrisia comune a tanti premi letterari e a tante giurie – di conoscerli. Nessuno lo avrebbe interrogato. Invece si è lanciato: «Sono tutti libri che ti prendono, ti fanno riflettere... Proverò a leggerli». Lo sconcerto della conduttrice Geppi Cucciari, che è una precisina, era evidente.
Si è parlato molto della questione, dovunque: non per odio politico o per sadismo. Diciamo che la vicenda conferisce un tocco di surreale leggerezza a un’altra estate impegnativa.
Ma c’è qualcosa da aggiungere, forse. E riguarda il potere. Sopratutto quando è fresco, appena scartato dalla confezione.
Cosa produce nella testa delle persone? Sono un collezionista – privato – dei sintomi di questa sindrome. C’è l’ottimo operaio che, promosso caporeparto, si trasforma in un ducetto irritabile. Il medico generoso che diventa un primario rancoroso. L’assessore coscienzioso che diventa un sindaco vanitoso. Il giornalista che, nominato direttore, cambia taglio di capelli, scarpe, sorriso, postura, montatura degli occhiali (molto indicativa, sempre).
Il potere, piccolo o grande che sia, produce un’ebbrezza. Come il vino: qualcuno lo regge, qualcuno no. Non dico di rinunciare a titoli e poltrone, se proprio ci tenete. Mi permetto, però, di suggerire un efficace sistema di prevenzione, semplice e gratuito: circondatevi di persone sincere. Persone che non devono vendervi niente perché non vogliono niente.
Mogli, mariti, compagne e compagni vanno bene (se non vogliono far carriera alle vostre spalle, e succede). Amici di vecchia data. Compagni di scuola. Parenti bizzarri (chi non dispone di uno zio eccentrico?). Allieve ed allievi (se non sono adulatori). Quando diventerete capi di qualcosa, queste persone vi diranno la verità, più o meno.
Il ministro Gennaro Sangiuliano, già giornalista di lungo corso, non dispone di un amico fidato, di un cugino eccentrico, di un collaboratore sincero? Gli avrebbero detto che i giurati devono leggere i libri che votano. Se non li leggono, non votano. O, almeno, non parlano.