Avvenire, 9 luglio 2023
Biografia di Giovanni Descalzo
Il nome di Giovanni Descalzo è sicuramente sconosciuto a quasi tutti. Eppure merita di esser ricordato, questo poeta ligure che esordisce nel 1929 con un poemetto di echi pascoliani intitolato Uligine. Era un canto alla natura che non passò inosservato. La singolarità è che Descalzo non era un “poeta laureato”, ma un operaio autodidatta. Ma fece di tutto per viaggiare da Sestri Levante a Genova e incontrare i poeti di “Circoli”, tra i quali Quasimodo e Sbarbaro. Il primo incontro è del 1932 e meno di un anno dopo aveva avviato una corrispondenza con Camillo Sbarbaro, che sfociò una salda amicizia: «Anch’io ti ricordo con tanto piacere e il non esserci né visti né scritti da tanto tempo nulla toglie alla nostra amicizia che non è da ieri ma da sempre», scrive Sbarbaro. Anche lui sbarcava il lunario precariamente, tra qualche lezione e traduzioni. Ma alla base della loro amicizia c’era la reciproca stima come scrittori. All’inizio del 1933 Descalzo invia all’amico la raccolta Risacca, appena pubblicata. E costui risponde: «Ti ringrazio del tuo libro. L’ho letto subito e già riletto; non mi pare dunque che si tratti di “muffe”. Anche di qui si vede che per te la poesia è un bisogno come quello di respirare; anzi, più essenziale di questo: e non so che lode maggiore si possa fare a una poesia che riconoscerla a tal punto necessaria». Da queste poche righe si capisce quanto sarebbe interessante esplorare il carteggio Sbarbaro-Descalzo. Ora ce lo offrono le edizioni Ares in un libro curato da Francesco De Nicola, che non solo è completo nei testi ma riporta anche le immagini delle cartoline postali (quando le lettere avevano questa forma), che ci danno un’idea della Liguria del tempo. Camillo Sbarbaro, La poesia è un respiro. Lettere a Giovanni Descalzo, (pagine 112, euro 14). A volte le lettere sono pochissime righe, altre volte varie pagine. E non sempre trattano di poesia, spesso Sbarbaro confida all’amico le questioni della vita, come i dubbi sull’acquisto di una casa. Nato nel 1902 a Sestri Levante, Giovanni Descalzo perse a due anni il padre muratore e a vent’anni la madre. Dovette tirare avanti con la famiglia di tre sorelle e la madre, lavorando… da sempre. Contadino, pescatore, garzone di tipografia, fattorino alle poste, cineoperatore e dal 1925 operaio elettricista. Più tardi, impiegato nell’archivio municipale. Istruzione, poca. Finì la scuola elementare a quindici anni e lì si fermarono gli studi. Ma una buona maestra gli fece conoscere Pascoli e quello fu il detonatore della profonda «necessità» della poesia, delle sue letture, della conoscenza di letterati. Dopo quel primo poemetto pubblicò nel 1933 Sotto coperta, una raccolta di racconti dei suoi viaggi nei pescherecci. E in seguito il citato Risacca. Uomo inquieto, non perse occasione per viaggiare e conoscere il mondo. Si imbarcava su transatlantici come addetto al cinema e così visitò New York, l’America del Sud, Australia e l’Estremo Oriente, scrivendo centinaia di articoli poi confluiti in libri di viaggio. Morì in piena attività nel 1951. Questo libro è un meritato omaggio