Il Messaggero, 9 luglio 2023
Intervista a Giancarlo Magalli
È completamente guarito dal linfoma che l’ha tenuto fermo per un anno, la media e l’efficacia delle battute che fa è sempre la stessa, quattro giorni fa - il 5 luglio - ha compiuto 76 anni. E fra un paio di settimane tornerà a indossare la tonaca del vescovo di Spoleto sul set di Don Matteo 14, la serie di Rai1 con Raoul Bova al posto di Terence Hill. Se non fosse per quei 24 chili persi durante la malattia, che non ha ancora recuperato, si potrebbe anche dire che Giancarlo Magalli invecchia ma non cambia.
Come ha festeggiato?
«Con tutta la famiglia: le mie due figlie (Manuela e Michela, 52 e 29 anni, ndr), le mie due ex mogli, i loro compagni... È stato emozionante. Ho rimediato anche un paio di scarpe e una tanica d’olio da cinque litri».
Rai e Mediaset hanno appena presentato i loro nuovi palinsesti: per ora lei non compare da nessuna parte, giusto?
«Che io sappia, no. C’è anche da dire che non voglio far carriera: un impegno di due ore, tutti i giorni, per nove mesi, non lo reggerei più. Per questo due anni fa ho lasciato
I fatti vostri».
Ai giardinetti a spasso con il cane non ce la vedo.
«Anch’io non mi ci vedo. Infatti faccio l’opinionista, l’ospite, mi diverto su Tv8 con la Gialappa’s... Loro, se mi vogliono, andrò a trovarli più spesso».
Progetti suoi ne ha?
«Certo. Ma nessuno me li chiede perché ormai si fanno sempre gli stessi programmi e le idee non servono più. In video vanno solo i format stranieri che neanche si perde tempo ad adattare».
È soddisfatto così?
«Vorrei viaggiare tutto l’anno, ma direi di sì. Ho fatto qualsiasi cosa: autore, attore, sceneggiatore, presentatore, doppiatore per i cartoon... E sempre bene. Se poi vogliamo parlare di riconoscenza, quella - nel mondo dello spettacolo - non esiste. Meno che mai in Rai, che non essendo identificabile in una persona, una coscienza non ce l’ha proprio. Ha solo dirigenti che cambiano ogni due-tre anni».
Quelli che ci sono adesso si sono fatti vivi?
«Mi avevano promesso una telefonata sia Angelo Mellone, che adesso guida il Day Time, sia il direttore generale Giampaolo Rossi, ma finora non li ho sentiti. Non è un problema: lavoro con la Rai dal 1964, senza mai una raccomandazione, e ho avuto buoni rapporti con tutti i manager, da Milano a Fuscagni, da Giordani a Voglino e via elencando. Tutti tranne Del Noce e Saccà, ovviamente».
Il primo nel 1998 le tolse la conduzione di
"Cervelloni" e "Fantastica italiana", show poi naufragati, e il secondo nel 2004 non la confermò a "Domenica In" dopo una stagione fortunatissima: ha detto loro come la pensava?
«Certo. Sempre. Senza sconti. Ora però vorrei solidarizzare con Del Noce, che vive in Portogallo per pagare meno tasse sulla pensione: una cosa tristissima... (ride)».
Anche lei è in pensione?
«Sì, da quando ho 60 anni. Non è d’oro, ma almeno la Rai ha sempre versato i contributi. Certo, ora dovrò pagare la Volpe...».
Nel 2021 il Tribunale di Milano l’ha condannata per diffamazione a risarcirla di circa 40 mila euro: è arrivato il momento di fare il bonifico?
«Non ancora. Faremo una transazione modesta. Che comunque non mi consola: 7 anni di beghe legali e 8 di lavoro con lei sono 15 anni di vita che nessuno mi restituirà (ride)...».
Guardì, grande capo dei "Fatti vostri", ha detto che lei per una battuta farebbe di tutto: quella che le è costata di più?
«Negli Anni 90 non mi fecero condurre Sanremo perché i discografici si opposero: "Magalli fa troppe battute...". E poi, da quando la Rai si è inventata le multe a chi fa dichiarazioni non concordate con l’ufficio stampa, ho speso circa 50 mila euro».
Guardì gli auguri gliel’ha fatti o non vi parlate più?
«Due volte. La prima mi ha chiamato il 1° luglio. "Michele, è il 5", gli ho detto. E lui: "Minchia, mi sono sbagliato". In 30 anni di lavoro insieme abbiamo discusso, ma non abbiamo mai litigato».
Questo governo e la nuova Rai la rappresentano, giusto?
«Di sicuro più degli altri, anche perché - e non vorrei sembrare un emulo di Pino Insegno - io sono amico di Giorgia Meloni da anni. Quando ci presentarono, in una libreria, mi mostrò un filmato del suo ufficio di ministro della Gioventù con una mia foto appesa al muro. Poi mi invitò ad Atreju, ma non mi ha mai chiesto di presentare comizi».
Insegno condurrà "Il mercante in fiera" su Rai2 e "L’eredità" su Rai1: lei un impegno come il suo l’avrebbe accettato?
«Pino è un amico, lo stimo e gli voglio bene. Però entrare in azienda con la bandiera "Sono amico di Giorgia" lo esporrà a tanti attacchi. E poi lui è divisivo: è anche laziale...».
Quando a Palazzo Chigi c’era Mario Draghi, suo vecchio compagno di classe al liceo Massimo di Roma, è mai passato a prendere il caffè da lui come ha fatto Insegno con il premier Meloni?
«No. Mario non lo vedo dai tempi della scuola. Nel corso degli anni ci siamo scritti qualche lettera, ma ovviamente abbiamo sempre frequentato gente e posti diversi. Poveraccio Mario, chissà quanti noiosissimi incontri ufficiali si è fatto...».
Barbara D’Urso, non confermata da Canale 5, dice di non aver mai fatto televisione trash: che ne pensa?
«Quello che faceva lei era il monumento al trash. Un modo di fare tv non dico brutto o sbagliato, ma estremamente ruffiano, con una grande dose di insincerità. Per sembrare amica del pubblico, con il cuore, esagerava ogni cosa. A me non è mai piaciuta. E poi mi ha tolto il saluto perché nel 2003 non la invitai nella giuria del programma La grande occasione, dedicato agli imprenditori. Che c’entrava?».
È vero che facendo il testimonial di un detersivo negli Anni 90 riuscì a comprarsi la villa dove ancora oggi vive a Roma?
«Sì. Mi pagavano benissimo. Prima vendetti a Tullio Solenghi un appartamento, che mi pagò con i soldi guadagnati per fare lo spot di un caffè, poi aggiungendoli a quelli presi la casa».
Durante la malattia per caso si è avvicinato alla fede?
«No. Ho studiato dai Gesuiti e dagli Scolopi...».
Per caso la malattia le ha fatto capire qualcosa in più?
«Sì. Che ho una bellissima famiglia. C’è stato un periodo in cui per via dei farmaci che prendevo la notte, in preda alle allucinazioni, mi strappavo tutti i fili a cui ero appeso. I medici dissero loro: o lo controllate voi o dobbiamo legarlo. A turno figlie ed ex mogli sono sempre state con me, anche dopo la chemio».
È vero che ha sempre divorziato in pace?
«Sì. Ognuna ha avuto una casa e ci siamo sempre lasciati bene. Dopo il secondo divorzio con la mia ex siamo andati a festeggiare insieme all’Harrys Bar».
Allora non è cattivo, come si dice in giro.
«Ma quando mai... Le donne, poi, le adoro. Ma ora sono single».
Il futuro come lo vede?
«Sono ottimista. Anche perché niente può cambiarmi la vita, a parte la morte, che per ora eviterei. Quindi, se una cosa mi intriga, mi butto e la faccio».
Come il corto "Face Off" dei The Pills, che qualche anno fa la trasformò in una sorprendente webstar?
«Accettai dopo mille richieste. Girammo sul terrazzo di uno di loro. E quando uscì fu incredibile: in 2 minuti e 11 secondi avevo conquistato il pubblico dei giovanissimi del web».
Le battute?
«Memorabili. "Turbofregna" e "Fa na canna, zì". Scritte da loro, sia chiaro».