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 2023  luglio 09 Domenica calendario

L’esodo dei giovani dall’Italia. I numeri

Quelli che se ne sono andati tra il 2012 e il 2021 sono oltre un milione. E circa un quarto di loro aveva nella valigia, insieme al passaporto, la laurea conseguita nel nostro Paese. La tradizionale definizione di "fuga dei cervelli" può essere riduttiva, perché l’emigrazione italiana verso l’estero ha caratteristiche più complesse. Ma rende l’idea di uno svuotamento che è qualitativo oltre che quantitativo, visto che (come dimostra anche uno studio della Banca d’Italia) la perdita di talenti porta anche ad una riduzione dell’imprenditorialità e in particolare di quella più innovativa. E ancora una volta penalizza in misura maggiore le regioni del Mezzogiorno.
Partiamo proprio dai numeri, più precisamente da quelli degli espatri complessivi conteggiati dall’Istat (le cosidette "cancellazioni anagrafiche per l’estero"). Nello scorso decennio l’andamento delle è stato sempre crescente. Il picco è stato toccato nel 2019 con circa 180 mila uscite. Negli anni successivi, fino al 2022, c’è stata una certa riduzione dapprima legata alle restrizioni della pandemia poi probabilmente a un qualche effetto positivo della fase di ripresa economica. Ma la tendenza resta rilevante.
I MOVIMENTI
La gran parte di questi movimenti, circa sette su dieci, si riferisce a cittadini italiani. Al milione di espatri del periodo 2012-2021 si contrappongono 443 mila rientri, con un saldo ampiamente negativo e una perdita di popolazione di quasi 600 mila unità. Circa l’83 per cento dei nostri "migranti" prende la strada dell’Europa (soprattutto Regno Unito, Germania, Francia, Svizzera e Spagna), mentre tra i Paesi extra-europei le destinazioni più scelte sono Stati Uniti e Australia. Se avviciniamo la lente per concentrarci in particolare sui giovani, i dati Istat ci restituiscono un quadro di trasferimenti di residenza in continua crescita, con rientri in patria molto meno numerosi. E sta proprio qui il nocciolo del problema. Il fatto che persone formate nel nostro Paese abbiano esperienze significative all’estero sarebbe di per sé positivo, se poi però, almeno in parte, tornassero in patria per valere l’ulteriore esperienza acquisita. E del resto si fa fatica a individuare un significativo flusso di segno contrario, ovvero di talenti esteri disposti a varcare il confine italiano.
Sempre nel periodo 2012-2021, la quota di espatriati tra i 25 e i 34 anni è stata di circa 337 mila persone, di cui 120 mila in possesso di laurea. Conteggiando anche i rimpatri, la perdita complessiva di laureati è stata di 79 mila unità. In assoluto la loro meta preferita è stato il Regno Unito. Per valutare l’impatto del fenomeno sui territori è necessario considerare insieme i flussi verso l’estero e quelli interni alla penisola. Sì, perché se il saldo dei laureati è negativo per tutte le macro-aree del Paese, il Nord riesce a compensare i talenti in fuga grazie all’afflusso di quelli provenienti dal Sud e dalle isole. Così alla fine per le Regioni settentrionali il bilancio è ampiamente positivo (+77 mila unità), mentre il Centro si ritrova in sostanziale pareggio e il Mezzogiorno ha una perdita di ben 157 mila giovani con laurea. Che vanno quindi a mettere a frutto altrove, all’estero ma non solo, le competenze acquisite.
L’IDENTIKIT
Qual è l’identikit dei giovani che lasciano il Paese? Come abbiamo visto, accanto alla componente dei laureati ce n’è una, in realtà più abbondante, formata da persone con titolo di studio inferiore, interessate comunque a migliorare la propria situazione lavorativa. Anche se non esistono rilevazioni sistematiche sulle professioni a cui accede all’estero chi ha la laurea (o un titolo ancora superiore come il dottorato) indagini come quella di Almalaurea permettono di ricostruire che una quota del flusso riguarda il settore tecnologico (ingegneri e informatici), per il quale la richiesta sarebbe forte anche sul mercato interno. Significativa è anche la fuoriuscita di medici e di ricercatori, ma ci sono anche laureati che vanno a occupare posizioni in campo finanziario e legale.