Corriere della Sera, 8 luglio 2023
L’inchiesta su Leonardo Apache La Russa
Leonardo Apache La Russa, figlio 19enne del presidente del Senato, Ignazio La Russa, è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Milano per violenza sessuale. È la conseguenza diretta della denuncia con la quale una 22enne lo accusa di averla costretta ad avere un rapporto sessuale con lui mentre lei era incosciente, forse perché aveva ingerito una sostanza stupefacente durante una serata in una discoteca esclusiva del centro del capoluogo lombardo.
L’inchiesta, affidata al sostituto procuratore della Repubblica Rosaria Stagnaro e diretta dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, deve mettere a fuoco parecchi elementi del racconto che la giovane ha affidato alla querela depositata il 29 giugno dall’avvocato Stefano Benvenuto. Ad indagare saranno gli uomini della squadra mobile della Questura che acquisiranno le immagini delle telecamere di sorveglianza all’interno e all’esterno del club discoteca a due passi da Piazza Fontana dove i due si sono incontrati intorno alla mezzanotte del 18 maggio e dove la ragazza era arrivata con un’amica dopo aver assunto due dosi di cocaina, come ha detto lei stessa. «Mentre ballavamo mi ero accorta della presenza di un mio compagno di scuola di liceo (...) Leonardo La Russa, figlio di Ignazio La Russa. Ci salutammo e da quel momento non ricordo più nulla», solo di aver bevuto due drink. L’amica le ha poi raccontato di averla vista «euforica» con Leonardo che avrebbe anche baciato e con il quale sarebbe «sparita».
La giovane riferisce di essersi risvegliata il giorno dopo a casa di La Russa senza ricordare nulla, nuda a letto con il 19enne che le disse che aveva avuto un rapporto sessuale «sotto effetto di sostanze stupefacenti» sia con lui che con un suo amico, il dj della serata che era stata organizzata in discoteca da Leonardo, mentre lei era incosciente.
La conferma alla prima parte del racconto sarà cercata nelle immagini delle telecamere dentro e fuori della discoteca per capire se la ragazza avesse perso il controllo prima o dopo che Leonardo le offrisse da bere e chi possa avere «drogato» il contenuto dei drink.
La ragazza, Leonardo e il dj sarebbero andati a casa La Russa in auto. I carabinieri della vigilanza fissa che stazionano di fronte al condominio della famiglia del presidente del Senato potrebbero essere chiamati a testimoniare, così come lo stesso La Russa che la giovane ha detto di aver visto: «Si affacciò alla camera vedendomi nel letto. Se ne andò via». Ignazio La Russa ieri non solo lo ha confermato con un comunicato, ma ha aggiunto che in quel frangente c’era anche la moglie, particolare che in effetti la ragazza aveva già riferito ai magistrati: «Sentii anche la voce di una donna, penso la madre di Leonardo». Anche se nella querela è presente il nome di battesimo del dj, gli investigatori non lo hanno ancora identificato. Se fosse anche lui accusato di violenza sessuale, a quel punto il reato si aggraverebbe perché diventerebbe «di gruppo» su una donna in stato di incoscienza.
Il codice penale, infatti, punisce la violenza sessuale non soltanto per costrizione ma anche per induzione, intesa come quella in cui c’è un soggetto attivo che approfitta delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della vittima per ottenere un consenso fittizio e dunque realizzare gli abusi sessuali. Droga e alcol possono certamente essere causa di inferiorità psichica o fisica. Ma perché sia violenza sessuale non è necessario che a somministrare lo stupefacente sia chi poi compie l’atto sessuale sulla vittima, basta anche che la assunzione sia stata volontaria da parte della stessa vittima. Ciò che importa è che, per il soddisfacimento dei propri impulsi sessuali, chi agisce approfitti della condizione di menomazione della vittima. Questo è un punto che, al di là del peso nelle singole vicende giudiziarie come questa, dovrebbe fare culturalmente breccia tra i ragazzi e nelle famiglie: avere rapporti sessuali con una persona che non è presente a sé stessa espone comunque al rischio di un processo per violenza sessuale.
Oltre ai tabulati telefonici e ai cellulari delle persone coinvolte, gli inquirenti acquisiranno la cartella clinica dell’ospedale Mangiagalli dove la ragazza si era recata dopo essere anda via da casa La Russa. La giovane ha detto di aver assunto volontariamente un tranquillante, ma non è chiaro se prima di andare in discoteca o dopo la presunta violenza. Lo chiarirà quando testimonierà in Procura nelle prossime ore con l’amica. È una benzodiazepina, come la droga dello stupro, ma anche un normale tranquillante.