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 2023  luglio 08 Sabato calendario

Il ritorno dei vitalizi

Era l’ultimo giorno utile considerando che i “giudici” interni del Senato componenti del Consiglio di garanzia erano in gran parte ex senatori e in scadenza in questo organismo: martedì si insedieranno i nuovi componenti appena nominati. E hanno colto la palla al balzo per revocare la delibera del 2018 che prevedeva il taglio dei vecchi vitalizi, quelli dei senatori in legislature antecedenti il 2012. Così con un colpo di penna hanno previsto a far data dal 22 ottobre che questi assegni tornino a essere calcolati con il vecchio sistema retributivo e non con quello contributivo. Insomma, ritornano i vecchi assegni pieni per una truppa di circa 500 tra ex senatori e coniugi che ricevono la reversibilità. In questi cinque anni alcuni di questi assegni, che variano tra i 2.500 e i 10 mila euro al mese, sono stai ridotti anche del 50 per cento. La notizia l’ha data Repubblica è subito si è scatenata la polemica politica, con il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, partito che nel 2018 ha condotto una battaglia per ridurre i vitalizi, che grida allo scandalo «della casta» grazie «al ritorno al governo del centrodestra che ripristina i privilegi dei parlamentari alla chetichella».
Il Consiglio di garanzia del Senato in scadenza è guidato dall’ex senatore di Forza Italia Luigi Vitali (cinque legislature alle spalle, eletto alla Camera per la prima volta nel 1996), dal vice Ugo Grassi (ex grillino che ha lasciato il Movimento per andare prima nella Lega e poi con Italia al centro), e dall’ex senatore Pasquale Pepe della Lega e da due senatori che sono stati rieletti: la dem Valeria Valente e il meloniano Alberto Balboni. Il Consiglio di garanzia è una sorta di tribunale e non vengono comunicate le votazioni dei singoli giudici, ma trapela da Palazzo Madama che a votare a favore siano stati Vitali e Grassi, contro Pepe e Balboni e si sia astenuta la dem Valente che nel frattempo è stata nominata nel nuovo Consiglio di presidenza del Senato e che quindi si trovava in un doppio ruolo: di giudice di primo e secondo grado insomma. Risultato? Abolizione deltaglio dei vitalizi approvata perché il voto di Vitali vale doppio: «Abbiamo rimesso le cose in regola, se vuole il Senato faccia una legge per ridurre i vitalizi – dice – non una semplice delibera del Consiglio di presidenza come fatto nel 2018. Aggiungo che la Corte costituzionale per i tagli alle pensioni d’oro statali ha obbligato le amministrazioni a prevedere una riduzione per un massimo di tre anni».
Il Senato risparmiava 40 milioni di euro all’anno, che per cinque anni fanno 200 milioni di euro. Ma attenzione: una delibera gemella è in discussione alla Camera, dove sono in prorogatio alcuni organismi per le decisioni interne che a breve potrebbero approvare il taglio anche per i vecchi vitalizi ante 2012 di Montecitorio: qui il risparmio era di oltre cento milioni di euro all’anno.
Il presidente dei 5 stelle Conte chiede alla maggioranza di ripresentare una delibera in Consiglio di presidenza per ridurre i vitalizi: «Proprio nell’ultimo giorno utile il centrodestra ha messo a punto questo colpo di mano, confezionando un regalo a chi già gode di vantaggi e trattamenti di favore, dimenticando cittadini e imprese che ogni giorno si sacrificano per sbarcare il lunario. Ripresenti la delibera la maggioranza, se davvero non vuole il ripristino di vecchi vitalizi, e dalle opposizioni si evitino furbesche astensioni». L’astensione della senatrice dem viene difesa dal capogruppo Francesco Boccia: «L’astensione di Valente è corretta. Voglio chiarire comunque che non stiamo parlando della pensione dei senatori attuali, a meno che non abbiano legislature precedenti al 2012».
Da Fratelli d’Italia rimandano al mittente le accuse di aver abolito i tagli: anche perché nel 2018 a cavalcare questa riduzione fu proprio l’attuale premier Giorgia Meloni che sosteneva come «finalmente si fa una cosa giusta senza più cittadini di serie A e di serie B». Dice Balboni: «Mi limito a sottolineare che la decisione è passata con il voto decisivo del cosiddetto campo largo, cui aspira l’ex premier dei 5 stelle».