DAGOREPORT, 8 luglio 2023
IL COLPO DELLO “STREGA” - IL MINISTRO SANGIULIANO È STATO ELEGANTE NELL’APPREZZARE I LIBRETTI DEL PREMIO STREGA AVENDOLI SOLO SFOGLIATI. SE LI AVESSE LETTI, COME A NOI È CAPITATO, DUBITO CHE AVREBBE POTUTO APPREZZARLI. SPECIE QUELLO VINCITORE DI ADA D’ADAMO CHE, AL NETTO DELLA TRAGICA E STRUGGENTE VICENDA UMANA, È UN LIBRO DI ESIBITI OCCHIOLINI ALL’AMBIENTE GIUSTO ROMANO (PARRELLA, PICCOLO, VERONESI). L’AMICHETTISMO POST MORTEM, PIÙ CHE IL PREGIO MORALE DELLA NOBILTÀ DEL RICORDO DI CHI NON C’È PIÙ, ASSUME QUI LA SGRADEVOLE SENSAZIONE DI UN..." -
Un vecchio grande caporedattore Cultura di un quotidiano italiano si difendeva dai collaboratori che gli proponevano recensioni di libri con uno storico adagio: “Non l’ho letto e non mi piace”.
Credo che il ministro Sangiuliano abbia ben altro da fare che leggere i libretti (con rispetto per i librettisti) selezionati per il Premio Strega e sia quindi stato elegante nell’apprezzarli avendoli solo sfogliati. Se li avesse letti, come a noi è capitato, dubito che avrebbe potuto apprezzarli. Specie quello vincitore che, al netto della tragica e struggente vicenda umana che a tutti strappa il cuore, è un libro di mera captatio benevolentiae.
Vorrei indicarvi alcuni passi di questo “romanzo” (?) di esibiti occhiolini all’ambiente giusto romano, al “sono dei vostri”. Due o tre a caso: p.39 “In quegli stessi giorni lèggevo d’un fiato il bel libro di Valeria Perrella Lo spazio bianco”; p.77 “potrei fare come il protagonista di Caos Calmo” di Sandro Veronesi (e fratello regista); p.95 “Francesco Piccolo scrive su La Repubblica di un nuovo groviglio…” ecc ecc ecc. Ma questa è la lingua di un romanzo o un elenco di citazione di gente giusta? Oppure scrivere: “i principi ispiratori della Legge 517 del 1997 sull’inclusione scolastica si scontrano…” ecc ecc è stilisticamente accettabile in Letteratura?
Allora possiamo considerare che lo Strega premi un caso umano estremo. E mi chiedo: quanti di tanto illustri Amici della domenica sostengono, ad esempio, “Idea vita”, l’associazione che si occupa di casi come quelli del figlio della povera Ada d’Adamo rimasti orfani e non autosufficienti? Quanti di loro hanno letto i libri di Lella Manzoni, Marianna Mastronicola e Marisa Paolucci “A casa come va?” (FrancoAngeli, 2022)o di Valentina Perniciaro “Ognuno ride a modo suo” (Rizzoli, 2022) che di questo parlano? Quanti di loro si occupano di Welfare? Quante persone hanno condotto e stanno conducendo una vita simile a quella della d’Adamo, hanno scritto (meglio) pure dei libri e hanno avuto il solo difetto di non essere morti o di non essere amici dei succitati?
L’amichettismo post mortem, più che il pregio morale della nobiltà del ricordo di chi non c’è più assume qui la sgradevole sensazione di un esercizio di potere di gente alla quale, in fondo, frega di loro stessi e non della povera d’Adamo, sfortunata scrittrice non eccelsa e con grande desiderio di aggregazione a quelli che contano. La testimonianza è quella di coloro che vanno tutti i giorni a mettere le mani nella merda di quelle situazioni e non il culo sulle sedie del ninfeo a fare i maestrini al ministro. Ministro: non li legga. Io l’ho letto e non mi piace… ma penso ogni giorno a come fare per tutti i figli come quello della d’Adamo. Facciamo una iniziativa culturale in quegli istituti anziché leccare Parrella, Piccolo, Veronesi e compagnia bella.