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 2023  giugno 12 Lunedì calendario

Biografia di Alain Touraine

Alain Touraine (1925-2023). Sociologo specialista dei movimenti e dell’azione sociale, autore di una quarantina di opere tradotte in tutto il mondo, al cui interno ha spaziato dalla sociologia del lavoro alla riflessione sulla democrazia, dalla crisi del mondo industriale alle potenzialità politiche del soggetto umano. «Nato a Hermenville sur Mer, in Normandia, dopo gli studi a Parigi e un’esperienza in miniera, Touraine svolse le sue prime ricerche in Francia e in America Latina, una regione del mondo a cui anche in seguito è rimasto sempre molto legato. Nacquero così i suoi primi saggi: L’evoluzione del lavoro operaio alla Renault(Rosenberg & Sellier), La coscienza operaia (Franco Angeli) e soprattutto La società postindustriale (1970), edito in Italia da il Mulino, in cui mise in luce i contorni del nuovo mondo del lavoro dominato dall’automatizzazione e dall’organizzazione collettiva che prende il sopravvento sull’esecuzione individuale. Per lo studioso francese – che dopo un breve periodo al Cnrs, ha insegnato per quarant’anni all’École des Hautes Études en Sciences Sociales – la società che si va delineando negli anni Sessanta è sempre più complessa e diversificata, al punto che anche i conflitti sociali tendono ad assumere nuove forme, spostandosi dal tradizionale terreno economico a quello culturale. A dimostrazione di tale evoluzione, Touraine ricordava la contestazione esplosa nel maggio del 1968, a cui dedicò il volume Le mouvement de Mai ou le communisme utopique. Nel 1992, con Critica della modernità (il Saggiatore), lo studioso smonta il mito modernista, spiegando che ormai la modernità non è più sinonimo di liberazione e di progresso, ma solo uno strumento di controllo e di dominio sociale, che oltretutto favorisce l’atomizzazione della società in nome di un crescente individualismo. Da qui la necessità di una critica radicale di tale categoria, che però non deve risolversi in semplice polemica antimoderna. Per Touraine infatti è necessario valorizzarne gli aspetti ancora positivi, a cominciare dalla nascita del soggetto, dell’individuo che si fa attore protagonista della democrazia. Da qui l’attenzione costante all’evoluzione del mondo sociale, ai nuovi movimenti e alle loro forme d’organizzazione che in un modo o nell’altro finiscono per strutturare in modo nuovo la società. Da questa riflessione nasceranno Libertà, uguaglianza, diversità e La globalizzazione e la fine del sociale, entrambi per il Saggiatore, in cui, per definire la realtà contemporanea dominata dall’economia globale e dall’individualismo trionfante, lo studioso conia la definizione di “società postsociale”. E se da un lato, per comprendere e combattere le conseguenze distruttive di tale realtà, egli difende la necessità di utilizzare un “nuovo paradigma” d’ordine culturale, dall’altro ne Il mondo è delle donne (sempre per il Saggiatore) sottolinea il ruolo fondamentale dell’altra metà del cielo nel processo di trasformazione della società. Negli ultimi anni della sua vita, Touraine ha cercato di sistematizzare le sue riflessioni pubblicando due imponenti volumi che considerava come la summa del suo lavoro teorico: La fin des sociétés (2013) e Nous sujets humains (2015). In quelle pagine, riprendendo e ampliando molte delle intuizioni passate, tornava a insistere sul tema della dignità dell’essere umano e sul riconoscimento dei diritti dell’uomo, passaggio obbligato verso la necessaria resistenza etica a un mondo politico ed economico in totale decomposizione. Solo così, spiegava, sarebbe stato possibile ridare un senso al vivere e all’agire collettivo. Da sempre intellettuale impegnato e compagno di strada “critico” della sinistra, aveva a più riprese difeso la necessità di una vera politica socialdemocratica in grado di restituire speranze concrete, sottraendo gli individui alle chimere d’improbabili palingenesi rivoluzionarie, motivo per cui aveva preso le distanze da certe posizioni di Pierre Bourdieu e dal suo determinismo sociale. D’altronde, considerava che il compito della sociologia non fosse solo l’osservazione oggettiva e distaccata della società ma anche l’elaborazione di nuovi concetti teorici da mettere a disposizione dei movimenti protagonisti della trasformazione sociale. Lo aveva ribadito in una delle ultime interviste che ci aveva concesso: “Il trionfo della finanza speculativa disarma la politica e l’economia, disarticolando la società e le sue tradizionali categorie interpretative. C’è chi pensa che la società contemporanea sia capace di trasformarsi da sola, senza aver più bisogno di sistemi concettuali e di categorie sociali. Ma quando si fa a meno dei sistemi di costruzione della realtà, si dà spazio alla regressione delle pseudo-religioni e delle pseudo- politiche, del comunitarismo, dell’ossessione dell’identità e dell’edonismo individualista sfrenato”. Per questo “bisogna elaborare nuove categorie, in particolare interessandosi al soggetto autocosciente, perché per questa strada l’individuo può ridiventare un attore sociale”. Un auspicio che Touraine, uno dei maggiori intellettuali francesi dell’ultimo cinquantennio, ci lascia oggi come un’eredità da coltivare e far crescere» [Gambaro, Rep].