Anteprima, 12 giugno 2023
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Biografia di Ted Kaczynski
Ted Kaczynski (1942-2023). Unabomber. Colpevole di 16 pacchi bomba. «Nato a Chicago, in una famiglia che gestiva una fabbrica di salsicce. Il padre e la madre, atei e liberal, mettevano l’istruzione davanti a tutto, e costringevano i figli a restare a casa e leggere, mentre i coetanei uscivano a giocare. Così Ted era cresciuto timido e isolato, ma si era rivelato estremamente intelligente. Il suo quoziente intellettivo toccava quota 170, e dopo aver saltato un po’ di classi per manifesta superiorità, Harvard lo aveva ammesso a 16 anni. Questo successo aveva però complicato la sua esistenza, perché la giovane età e la provenienza lo avevano isolato ancora di più socialmente, rispetto agli altri studenti più grandi. Aveva partecipato anche al ProjectMKUltra, sponsorizzato dalla Cia per condurre esperimenti di “controllo mentale”, che consistevano nel misurare gli effetti dello stress estremo su volontari sottoposti ad umiliazioni incessanti. La sua intelligenza lo aveva fatto laureare in matematica a vent’anni, per poi prendere il dottorato alla University of Michigan e diventare professore a Berkeley. A quel punto però qualcosa si era spezzata dentro di lui. Aveva comprato un pezzetto di terra vicino Lincoln, zona isolata dell’isolato Montana. Aveva costruito una capanna senza elettricità o acqua corrente, ma piena di libri, vivendo di caccia e vegetali coltivati nell’orto. Non lavorava, campava grazie ai pochi soldi ricevuti dal fratello David, e se proprio serviva girava in bicicletta, principalmente per andare in biblioteca a leggere. Nel maggio 1978 una bomba rudimentale era scoppiata alla Northwestern Unversity di Chicago, ferendo una guardia. Un anno dopo una simile esplosione aveva colpito uno studente, e a novembre un volo dell’American Airlines da Chicago a Washington era stato costretto all’atterraggio d’emergenza da uno scoppio. L’Fbi aveva collegato gli episodi e aperto la caccia al colpevole, affidandolo alla squadra Unabom, chiamata così perché le bombe avevano preso di mira università e linee aeree. Da qui il soprannome Unabomber. Gli attacchi erano proseguiti per oltre 15 anni, facendo tre morti fra obiettivi che sembravano casuali, fino a quando non fu scoperta la verità. Con una pausa di sei anni fra il 1987 e il 1993, determinata dal fatto che l’Fbi aveva diffuso l’identikit del possibile assassino, disegnato dopo che qualcuno lo aveva visto depositare una bomba a Salt Lake City. Nel settembre del 1995 Unabomber aveva deciso di farsi vivo, mandando un manifesto di 35.000 parole a New York Times e Washington Post, intitolato Industrial Society and Its Future. L’ordine era di pubblicarlo, altrimenti lui avrebbe colpito: «La scienza marcia ciecamente, senza alcun riguardo per il reale benessere della razza umana». Perciò il suo gruppo era costretto ad ammazzare persone, per attirare l’attenzione sulla necessità di fermare il progresso. Su richiesta dell’Fbi i due giornali avevano pubblicato il manifesto, e il fratello David ci aveva riconosciuto lo stile di Ted, conducendo gli agenti nella sua capanna. Si era arreso e aveva evitato la pena di morte, finendo all’ergastolo nel super carcere di Florence, Colorado. Una storia assurda e cupa, allora, che però si è rivela premonitrice di altre violenze insensate con cui l’America fa ancora i conti oggi» [Rep].