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 2023  giugno 13 Martedì calendario

Biografia di Paolo Di Paolo

Paolo Di Paolo (1925-2023). Fotografo. «Le sue sono foto che raccontano l’Italia del Dopoguerra, gli anni Sessanta, l’inaugurazione dell’Autostrada del Sole, il neorealismo (con degli scatti privati di Anna Magnani a casa sua, con suo figlio, il cane), le dive di Hollywood di passaggio a Cinecittà e l’aristocrazia che vive una vita dolce lontana dalla Dolce Vita. E poi lui, uomo elegantissimo sempre al braccio della figlia, custode del suo patrimonio artistico. Ho trascorso una giornata con loro qualche anno fa: Paolo Di Paolo mi ha raccontato la sua vita straordinaria, gli incontri magici, il suo lavoro da fotogiornalista per Il Mondo di Pannunzio (dal 1954 al 1966), mi ha anche donato una foto che mi aveva conquistata per il gesto d’amore gentile (Marcello Mastroianni che accarezza Faye Dunaway, sul set in cui si innamoreranno). In ogni sua foto cercava armonia e bellezza, e la Grande Bellezza lui ha vissuto in quei tempi romani. “Fotografo dilettante, nel senso che fotografo per diletto”, diceva di sé. Ma era invece un maestro del suo mestiere e ha davvero colto lo spirito del suo tempo: dai reportages politici, agli scatti degli attori del cinema, molti suoi amici, all’alta società internazionale. Si è cimentato persino con l’alta moda e nel 2020, si era divertito a tornare a una sfilata a Parigi di Valentino, invitato da Pier Paolo Piccioli. Paolo Di Paolo ha amato la fotografia fino a quando ha potuto esercitarla come diceva lui: con etica ed eleganza, con passione ma anche rispetto. L’ha lasciata «scomparendo» per oltre trent’anni, ritirandosi in campagna. Nessuno sapeva del suo passato, tranne sua moglie, fino a quando la figlia Silvia ha scoperto in garage una scatola con le sue macchine fotografiche e Bruce Weber delle foto in un negozio di Roma. Da lì è partita la rinascita, la sua seconda vita: una mostra a Roma, nel 2016, una più grande Maxxi, nel 2019, Mondo perduto, e l’ultima a Milano a 10 corso Como sul servizio che Paolo Di Paolo fece con Pier Paolo Pasolini, La lunga strada di sabbia, del 1959, sull’estate italiana di quei tempi, un’inchiesta sociologica e uno dei suoi grandi servizi per settimanale Il Tempo, con il quale ha collaborato a lungo. In questi ultimi anni tanti articoli l’hanno fatto scoprire anche al pubblico più giovane. Lui era felice di questo suo nuovo successo. “Era stato dura abbandonare tutto”, ma l’aveva fatto perché l’avvento dei paparazzi e dei giornali alla ricerca solo dello scoop non era più il suo mondo» [Bussi, Vanity].