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 2023  giugno 01 Giovedì calendario

Biografia di Silvio Viale

Silvio Viale, nato a Cuneo il 2 giugno 1957 (66 anni). Medico. Ginecologo al Sant’Anna di Torino. Dirigente dell’Associazione Luca Coscioni e già presidente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani. Dal 2001 si batte per introdurre in Italia la pillola abortiva Ru486. È stato tra i primi a tentarne la sperimentazione al Sant’Anna, nel 2005, «autorizzata da un ministro della Sanità di un governo del centrodestra, Sirchia, e ingloriosamente interrotta durante un governo di centrosinistra, dopo un’indagine giudiziaria, e dopo che un consigliere regionale dei Comunisti italiani, Vincenzo Chieppa, aveva chiesto di rimuovere il dottor Viale dalla sperimentazione» (Eugenia Roccella sub Libero nel 2008) • Si batte anche per l’eutanasia. È membro del Comitato etico scientifico di Exit, l’associazione che si batte per un diritto a una morte dignitosa e all’eutanasia • È anche consigliere comunale a Torino.
Vita «“Viale, vigliacco/ portaci all’attacco!”. Attendevano solo un cenno, i ribelli del Settantasette torinese, per lanciarsi con spranghe e molotov contro il muro di scudi della celere. Lui, Silvio Viale, mediava. Dieci anni prima un suo omonimo, Guido, capeggiava l’occupazione dell’università. Poi su Torino calò la rude razza pisana, e leader di Lotta continua divenne Giorgio Pietrostefani. Alla fine degli anni Settanta si formò un triumvirato: Stefano Della Casa, ora critico cinematografico da Marzullo, Angelo Luparia e appunto Silvio Viale. “Io ero addetto alle trattative con la polizia, per via del carattere gioviale e della parlantina. Una volta mi scambiarono per un funzionario e fermai una carica: ‘Fermi tutti, cosa fate?’. Altre volte finì a botte. Anch’io ho fatto le mie sciocchezze”. Sciocchezze? “Eccessi ormonali. Errori giovanili. A vent’anni pensi che menare le mani sia lecito, che la soluzione spiccia sia la più giusta”. La pillola abortiva è solo l’ultima battaglia di una guerra trentennale che Viale, medico militante, politico ginecologo, ha condotto prima nelle piazze poi in consiglio comunale: lo spinello libero, il crocefisso vietato, le nozze gay – “avevo la delega per i matrimoni ma non ho mai trovato una coppia omosessuale disposta a farsi sposare da me” –, l’eutanasia (fece approvare una delibera per il diritto alla morte dignitosa). E Storace (in quel momento ministro della Sanità — ndr) è solo l’ultimo avversario, dopo i cardinali Saldarini e Poletto, il sindaco Castellani di cui come capogruppo dei Verdi fu per otto anni il nemico interno, i vigili urbani cui sottrasse una giovane squatter (il pm chiese per lui sette mesi di carcere), il presidente dell’Ordine dei Medici Michele Olivetti cui chiese di sperimentare la pranoterapia (’ma sulla medicina alternativa sono diventato più cauto, comincio a temere che l’omeopatia sia acqua fresca”), e Roberto Sandalo, che da terrorista lo minacciò di morte, da pentito lo denunciò per il rogo dell’Angelo Azzurro. Una storia orribile: corteo dopo la morte dello studente di sinistra Walter Rossi, molotov contro un bar, un ragazzo, Roberto Crescenzio, morto bruciato. “Io partecipai solo alla prima fase del corteo – racconta Viale –. Poi andai a lavorare. Facevo il postino. Avevo i testimoni; mi arrestarono lo stesso. Sei mesi nel braccio speciale delle Nuove, in una cella di 4 metri per 4. Mi liberarono, con l’obbligo di firmare in questura ogni tre giorni. Poi, quando stavano per arrestarmi di nuovo, scappai. Sono stato latitante dal settembre ’81 al gennaio ’83. Ovunque andassi trovavo qualcuno che mi conosceva; così riparai a Londra. Lavapiatti, aiuto cuoco, cameriere. Alloggiavo da una vecchietta ignara, manifestavo contro la guerra delle Falklands”. E rilasciava un’intervista a Salvatore Rotondo di Stampa Sera, spiegando: “Lo Stato ha accettato pienamente di convivere con il terrorismo. Le espressioni istituzionali di questa società, cioè gli strumenti di oppressione dei ceti più deboli, rimangono per noi il nemico principale”. “Noi i terroristi li combattevamo – racconta oggi – Eravamo lontani per idee ma fisicamente vicini: a Torino ci conoscevamo tutti. Cercai di far uscire dalla lotta armata il gruppo di Marco Donat-Cattin, che poi fuggì in Francia”. Per l’Angelo Azzurro, Della Casa e Luparia sono condannati per concorso morale. Viale, processato per l’assalto di quello stesso giorno alla sede del Msi, è assolto. “Nessuno c’entrava nulla. Eppure, ho voluto scrivere un articolo sulla Stampa per chiedere perdono alla madre di Crescenzio”. Viale torna a medicina. Fonda un giornale universitario: Il clistere. Nel ’93 è consigliere Verde (nel 2001 sarà candidato sindaco della lista Bonino). Una carriera di guastatore. Propone di dedicare una via a Che Guevara e a Pinelli (ma appoggia la richiesta di An che vuole intitolarne un’altra al commissario Calabresi). Quando due torinesi vengono condannati all’ergastolo per droga a Male, regala ai consiglieri comunali bustine con semi di cannabis e la scritta “buono per un lungo soggiorno gratuito alle Maldive” (Forza Italia reagisce con un comunicato di scuse ufficiali al governo maldiviano). Rompe con i Verdi votando contro le targhe alterne – “il vuoto pneumatico dell’ambientalismo” – e a favore delle Olimpiadi. Chiede di “eliminare una volta per tutte” il crocefisso dal Comune; il cardinal Saldarini gli rimprovera “mancanza di sapienza e pure di intelligenza”, lui replica con una lettera in cui cita lo Statuto Albertino, Scalfaro, i Savoia e don Milani (’il crocefisso ognuno deve portarselo dentro”). “Comunque Saldarini era meglio di Poletto – dice ora – Io sono di formazione cattolica, ho studiato dai Giuseppini a Pinerolo, ho fatto il chierichetto, mi sono sposato in chiesa, ho mandato mia figlia al catechismo. Ma questo cardinale è come don Benzi: troppo conservatore. Ci siamo scontrati su tutto, eutanasia, fecondazione assistita, pillola del giorno dopo”, che Viale inghiottì di fronte ai giornalisti per mostrare quanto fosse innocua» (Aldo Cazzullo) • «In Piemonte Silvio Viale, responsabile del servizio Interruzione volontaria di gravidanza del Sant’Anna di Torino, dove si concentrano i due terzi degli aborti con RU486 in Piemonte, si dichiara “molto prudente nel mandare a casa”. E spiega: “Favorevole che la pillola venga consegnata in luoghi diversi dall’ospedale ma non che una ragazza possa scegliere l’alternativa domiciliare. In altre parole: è bene renderla ambulatoriale, però cautela”» (a Margherita De Bac) • «Viale venne indagato nel 2008 con i vertici dell’ospedale dalla procura per violazione della 194 perché, dopo aver somministrato la pillola, rimandava le donne a casa, facendole tornare dopo due giorni per concludere l’aborto. Nel gennaio del 2009 è arrivata l’archiviazione» (Michele Bocci) • «Purtroppo l’interruzione volontaria della gravidanza è un intervento che viene studiato pochissimo nella sanità italiana e che rappresenta quasi uno sgradevole obbligo, senza ricerca né aggiornamento in materia. Il primo corso di formazione si è tenuto al Sant’Anna nel 2013, il protocollo ministeriale dà indicazioni generali e comunque non è obbligatorio seguirlo» (a Giuseppe Scarpa) • Giuliano Ferrara: «Viale difende la cultura della morte: vuole introdurre un veleno che si chiama Ru486» • «Partiamo dall’aborto terapeutico? “Lasciamo stare però le sparate mediatiche di Giuliano Ferrara sulla sindrome di Klinefelter”. Lui ha detto di soffrirne... “Se è per questo ha detto anche di essere stato il partner di tre donne che ha accompagnato ad abortire. Non può avere la Klinefelter: sarebbe sterile, oltre che glabro, ritardato mentale, alto. Ma il punto non è questo”. E qual è, allora? “Ferrara ha chiesto di togliere questa sindrome dalla lista delle patologie per l’aborto terapeutico. Ma non lo sa che non esiste nessuna lista?”. E come si stabiliscono gli aborti terapeutici? “In Italia non si fa un aborto terapeutico perché il feto è malformato, ma in base alla salute psichica e fisica della donna. In vent’anni di interventi mi sarà capitato un paio di volte di fare un aborto terapeutico per la salute fisica di una donna”. Tutti gli altri? “Per la salute psichica della donna. Che vuol dire anche far abortire feti sani”. Lei ha fatto aborti terapeutici di feti sani? “Certo. Lo prevede la legge. Ripeto è un problema di salute psichica della donna”. In quali casi, ad esempio? “Non so: vogliamo parlare di una quindicenne che scopre di essere incinta al quarto mese?”. Oppure? “Una donna che alla quindicesima settimana mi chiede un aborto terapeutico ed è gravemente depressa?”. Ma come ci si regola in questi casi? “Tocca al medico valutare il reale stato psichico della donna. una responsabilità importante. La stessa Veronica Lario ha raccontato di aver fatto un aborto terapeutico negli anni Ottanta. Ed è stato importante, visto i tre bei figli che poi ha avuto”. Lei si rende conto che ci sono medici e medici nel nostro Paese? “Certo, ma mi rendo conto anche che c’è molta ipocrisia”. Che vuol dire? “Prendiamo il caso di feti malformati: davanti alla diagnosi la reazione delle donne è sempre la stessa, abbiano o no il crocifisso al collo. Eppure il 99% dei medici obiettori di coscienza si offre di fare una diagnosi prenatale. Dopo spediscono le donne ad abortire da me o da medici come me”» (ad Alessandra Arachi nel 2008) • Si è esposto personalmente sul caso di Eluana Englaro. «“Noi medici non siamo degli imbalsamatori. Se qualcuno me lo chiederà andrò io personalmente a staccare il sondino di Eluana: e lo dico per scrollare il mondo della politica, più che quello dei camici bianchi”. Non perde il vizio di gettare il sasso nell’insidioso stagno dei temi bioetici, il ginecologo Silvio Viale. E c’è da chiedersi per quanto tempo si sia tenuto dentro questa frase il medico del Sant’Anna di Torino diventato famoso per la sua battaglia a favore della pillola RU 486. Abortista, radicale, presidente dell’associazione Adelaide Aglietta, membro del comitato scientifico di Exit. E amico personale dei genitori di Eluana. Al punto da organizzare ormai da due anni una fiaccolata per le vie del centro di Lecco» (Emanuela Minucci nel 2008) • Nel 2010 è stato sospeso per 25 giorni dall’ospedale Sant’Anna di Torino in seguito a una lite con una caposala, che riportò la frattura di un dito. Ha poi spiegato: “il contrasto riguardava disposizioni relative alle interruzioni volontarie di gravidanza oltre il novantesimo giorno, dopo una settimana di tensioni conseguenti a disposizioni organizzative non mie, che erano state percepite come ingiuste da buona parte del personale» • Alle elezioni regionali del 2010 si è candidato alla presidenza della Liguria con la Lista Bonino-Pannella. Ma, alla fine, la lista non è stata ammessa Nel 2011 è stato eletto come consigliere comunale a Torino nelle liste del Pd • Rieletto al consiglio comunale nel 2021 con una lista civica che includeva Azione, ItaliaViva, +Europa-Radicali. Nel maggio 2023 ha formato il gruppo +Europa & Radicali Italiani, di cui è l’unico membro. «Che sia un personaggio ingombrante è oggettivo, ma che i partiti che compongono la lista civica che lo ha fatto eleggere in Comune potessero arrivare a chiedere la sua testa non era pensabile. E invece è successo proprio questo. Viale – che bisogna ammettere essere uno dei pochi consiglieri comunali a mettere un po’ di sale al dibattito – non usa mezzi termini ed ecco che spiega che secondo i partiti che compongono la “Lista Civica per Torino” lui sarebbe “imbarazzante”. Da qui la decisione di chiedergli di abbandonare la lista. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata la battaglia di Viale per rimuovere il crocifisso dalla Sala Rossa e la polemica sulle farine prodotte con grilli o larve. “Son tutti mangiapreti e più laici di me, però alla fine incide quel che dicono l’amico, la zia o la mamma”, commenta Viale, “La mia posizione forte sul crocifisso crea imbarazzo perché non hanno il coraggio di prendere una posizione. Questa battaglia e quella per la farina di grilli ha condizionato per ignoranza”» (Gioele Urso).