Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  giugno 07 Mercoledì calendario

Biografia di Timothy John Berners-Lee

Timothy John Berners-Lee, per tutti Tim, nato a Londra l’8 giugno 1955 (68 anni). Ingegnere britannico. Inventore del world wide web (il www). L’uomo che vi permette di navigare sulla rete e di leggere Anteprima ogni mattina. D’intesa con i vertici del Cern di Ginevra rinunciò al brevetto per permettere a tutto il mondo di poterne usufruire.
Titoli di testa «È il Martin Luther King del nuovo mondo digitale» (Darren Walker, presidente della Ford Foundation)
Vita Nato in un sobborgo di Londra, è l’ultimogenito di Conway Berners-Lee e Mary Lee Wood, entrambi matematici • «I suoi genitori contribuirono a creare il primo calcolatore elettronico, il Ferranti Mark 1. Le storie che raccontavano al figlio parlavano di bit, di processori e del potere delle macchine. Fra i suoi primi ricordi c’è una conversazione in cui il padre gli spiegava che un giorno i computer sarebbero arrivati a funzionare come il cervello umano» [Katrina Brooker, Vanity] • A scuola è negato per lo sport. Ma dato che il suo istituto si trova tra due binari ferroviari diventa un appassionato di treni: «Ne ero ossessionato. Avevo un circuito elettrico nella mia stanza. Un lungo circuito con tanto di stazione a 4 binari al centro, e su ciascun lato una coppia di binari che attraversavano dei tunnel, creando un anello. Poi ho creato gadget elettronici che controllavano i treni. Crescendo, più che ai treni, ero interessato all’elettronica» [Tim Barners-Lee nel suo libro Weaving the Web] • «Al liceo, con una saldatrice ho ricavato un computer da un vecchio televisore acquistato per poche sterline in un’officina in fondo alla strada» [ibid.] • Nel 1973 entra al Queen’s College dell’Università di Oxford • Nel 1976 si laurea in Fisica con il massimo dei voti e comincia a lavorare come programmatore [Brooker, cit.] • Nel 1980 si unisce al Cern, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, in qualità di consulente. Per loro sviluppa un piccolo programma che permette agli scienziati di condividere tra loro dati e documenti. È il primo client per ipertesti che la storia ricordi • Il programma si chiama Enquire within upon Everything ovvero Chiedetemi qualsiasi cosa, dal titolo di un manuale di economia domestica vittoriano che aveva letto da bambino [Brooker, cit.] • Un anno dopo Berners-Lee dirige la società tecnologica Image Computer Systems [Andrea Daniele Signorelli, Wired] • Quattro anni dopo ancora, ritorna al Cern e dopo altri cinque, nel 1989, «scrissi un memo ai miei capi, un memo storico anche se allora non potevo saperlo. Proponevo di creare uno spazio comune dove mettere le informazioni a disposizione di tutti: lo chiamai il Web. L’idea era avere una rete dove chiunque potesse facilmente avere accesso a qualunque informazione, e dove aggiungere informazioni fosse altrettanto facile» [Luna, Rep] • Inizia a lavorare a pieno ritmo sul suo progetto di creare una rete informatica interconnessa che possa ospitare pagine ipertestuali per mettere ordine nella babele di protocolli e formati: «Fu un atto guidato dalla disperazione. Lavorare al Cern senza questa piattaforma, tenere conto di tutte le informazioni e di tutti gli sviluppi dei vari progetti era diventato impossibile. Gran parte della tecnologia alla base del web, come gli ipertesti o Internet, era già esistente. Il nostro compito era di mettere insieme tutti questi ingredienti e renderli funzionali. Fu un lavoro di generalizzazione, di astrazione a un livello più alto: pensare a tutta la documentazione già esistente come parte di un centro di documentazione molto più ampio» • Nel 1990, collaborando con Robert Cailliau, Berners-Lee presenta una seconda versione che viene approvata dai vertici del Cern. Assieme a questa proposta di standardizzazione, Berners-Lee presenta anche il primo browser web e il primo server web. Nel triennio 1989-1991 vedono la luce anche il linguaggio Html (HyperText Markup Language), il protocollo http (HyperText Transfer Protocol) e le Url (Uniform Resource Locator), sempre per mano di Berners-Lee • Quando nel 1989 diede il nome World Wide Web «la grande rete del mondo, molti mi diedero del presuntuoso. E gli indirizzi dei siti, le Url, le volevo chiamare Universal Resource Identifier. Ma quel nome fu bocciato dalla comunità degli ingegneri. Mi dissero: come puoi definire questa cosa “universale”? E io, che ero l’ultimo arrivato in quell’ambiente, cedetti: ok, chiamiamolo Uniform, dissi, così almeno non cambiava sigla» [Riccardo Luna, Rep] • Il 6 agosto 1991 nasce il primo sito web della storia: info.cern.ch. La prima pagina web contiene informazioni sul progetto www: «Un’iniziativa di reperimento di informazioni ipermediali ad ampia area con l’obiettivo di fornire un accesso universale a un vasto universo di documenti». Nasce il web. Ma a nessuno interessa [Signorelli, cit.]. Passano 17 giorni prima che questa sua pagina venga visitata dal primo utente esterno al centro • «Mi svegliavo al mattino e pensavo: “Che cosa diavolo farò oggi? Devo chiedere alle persone del Cern di installare dei browser? Devo far girare più server, scrivere più codici per i browser, parlare a più conferenze? O forse devo farmi il mio sito web per dare l’esempio agli altri?» [Signorelli, cit.] • Per due anni il web viene usato solo dalla comunità scientifica e informatica • «Con Steve Jobs una volta ci siamo quasi incontrati in una riunione di sviluppatori di NeXT in Francia. Lui osservò molte cose in quella stanza, ma andò via prima di poter notare il world wide web». Il NeXT era il computer visionario che Jobs realizzò quando venne licenziato dalla Apple. E su un NeXT lei ha scritto il codice del Web. Insomma, era un po’ anche roba sua... «È vero, scrissi il progetto su un NeXT e fu incredibilmente facile. Era un computer che veniva dal futuro. Ricordo lo stupore quando mi arrivò e lo scartai, nel settembre 1990. La mail era già configurata e si apriva automaticamente con un messaggio audio di Jobs in persona che iniziava così: “Non stiamo più parlando di personal computer ma di interpersonal computing, collaborazione fra le persone”. Geniale! In quegli anni chi aveva un computer era molto frustrato. E Steve Jobs lo aveva capito. Aveva capito che i computer dovevano essere utili, collaborare con l’utente e fare ciò che l’utente si aspetta; e poi essere lineari, facili da usare e belli da vedere. Oggi lo diamo per scontato: del resto il sistema operativo del Mac e dell’iPhone si basa sul NeXT...» [Luna, cit.] • Il 30 aprile del 1993 il fisico britannico del Cern di Ginevra lo mette a disposizione del mondo. Berners-Lee, di concerto con il Cern, decide di non brevettare nulla per permettere al mondo intero di poterne usufruire. Ma qual è la ragione per cui ha deciso di non monetizzare la sua invenzione? «Se avessi trasformato il web in un prodotto, sarebbe stato nell’interesse delle persone creare una versione incompatibile di esso» [Signorelli, cit.]. E poi «l’individuo aveva un margine d’intervento enorme. Tutto si basava sull’idea che non esistesse un’autorità centrale cui dover chiedere il permesso» [Brooker, cit.] • Già nel 1994 nascono sul web Amazon e Yahoo. Nel 1995 è la volta di eBay. Inizia a montare la febbre del web. I soldi girano in maniera vorticosa attorno alla rete, preda di speculazioni feroci e le cui potenzialità concrete sono ancora tutte da dimostrare [Signorelli, cit.] • «L’idea del web, quello che sta dietro tutto, è che se una persona ha una mezza buona idea e l’altra metà sta nella testa di un altro, il Web è il connettore che permette alle due metà del cerchio di unirsi. L’idea è una rete da tessere» [Luna, cit.] • Dal 1994 Berners-Lee lavora al Mit di Boston, dove fonda il Worl Wide Web consortium (W3c), organizzazione che si occupa della definizione di standard e dello sviluppo di nuove tecnologie interoperabili per il web • Nel 2004 accetta una cattedra di Informatica all’Università di Southampton • Nel 2008 Berners-Lee si rende conto del crescente divario digitale tra le popolazioni: miliardi di persone sono tagliate fuori da questo strumento diventato essenziale. A questo scopo, nel 2008 fonda la World Wide Web Foundation, che promuove l’utilizzo equo di internet, la net neutrality (ovvero l’impossibilità per i provider di dare priorità ad alcuni servizi online a scapito di altri) e altro ancora [Signorelli, cit.] • «Il Nobel per la pace Liu Xiaobo ha definito Internet un dono di dio; bello, ma io preferisco parlarne come di un diritto dell’uomo» [Luna, cit.] • Nel 2009 fa sapere che la doppia barra (slash) dopo l’http: (http://) è inutile, occupa spazio e tempo, costringe le dita a un doppio click ripetuto per migliaia di volte: «Chiedo scusa. Ma all’epoca mi sembrava una buona idea!» • Nel 2011 va in Polonia per il ventennale del web: «Stavo cercando di spiegare ai traduttori la differenza fra Internet e il Web. Visto che non ci riuscivo, ho chiesto: come spiegate il periodo che passa fra l’invenzione di Internet, 40 anni fa, e quella del Web, 20 anni dopo? E loro mi hanno risposto: 40 anni fa avevamo il comunismo e quindi per noi i due concetti sono sinonimi» [Luna, cit.] • Dopo 20 anni, il Web è diventato quello che aveva immaginato? «Sono molto contento della quantità incredibile di cose successe, ma purtroppo non vedo tanta gente che usa il Web in modo efficace per realizzare nuove idee. Internet è nato come piattaforma per lavorare insieme, e invece quasi tutti si limitano a usarlo per leggere e basta. Evidentemente gli strumenti di collaborazione che abbiamo non sono ancora adeguati» [ibid.] • Nel 2011 individua i rischi nascosti nella diffusione del web: «Di recente stavo seguendo un dibattito su Twitter sulla net neutrality, quando mi sono reso conto che nessuno stava tenendo posizioni moderate. Erano tutti veementi e arrabbiati. Potrebbe essere il caso che, con la rapidità delle comunicazioni, le opinioni ragionate non si propaghino. Questi strumenti accelerano le emozioni delle persone. In più, vediamo emergere sette religiose e teorici del complotto» [Signorelli, cit.] • Nel 2015, in occasione del suo 60esimo compleanno, gli hanno dedicato una grande statua in bronzo. A parte i dittatori credo che sia l’unico essere vivente ad averne una. Come lo vive? «Le dico solo che preferisco non guardarla» [Luna, cit.] • Nello stesso anno viene intervistato da Luca Sofri per Il Post: «Risponde muovendo molto le mani e spostando il busto dalla sedia al tavolo e viceversa: strizza le palpebre, inarca le sopracciglia, corruga la fronte stempiata. Di profilo somiglia un po’ a Robert Duvall, anche se più affilato. Ha un accento inglese complicato da qualche incertezza, un abbozzo occasionale di balbuzie, ma parla molto speditamente. Quando gli facciamo domande in italiano avvicina la testa a quella dell’interprete, con una specie di dolcezza complice. Ha la gentilezza di dire spesso “questa è una domanda interessante”, da navigato intervistato. Ma pare rassicurato anche quando gli facciamo una domanda particolarmente scema, come se lo rilassasse impostare una risposta facile, rodata, senza nessun segno di delusione o stupore. Quando guarda chi gli sta parlando inclina la testa un po’ da una parte nella sua direzione, come per capire meglio» • «Gli chiedo se pensa di avere cambiato le nostre vite, il mondo come lo viviamo. Se non avesse “inventato il web”, lo avrebbe fatto qualcun altro e oggi useremmo internet allo stesso modo? O saremmo andati da un’altra parte? “È una cosa a cui ho pensato”, risponde, incorniciato nella luce bianca della vetrata alle sue spalle, appoggiando i gomiti dalla mia parte del tavolo. E spiega che non lo sa, ma crede che se non fosse successo la gestione e i funzionamenti di internet non sarebbero stati organizzati in un sistema universale, e universalmente libero, accessibile e condiviso, ma che singole aziende e istituzioni – come provò a fare AOL – avrebbero costruito sistemi e organizzazioni dell’uso di internet propri e diversi, con differenti sistemi di accesso, linguaggi, offerte: “walled gardens”, molto legati alle nazioni in cui avrebbero operato, nazioni che sarebbero state responsabili e intermediarie di tutti i coordinamenti e relazioni globali tra le diverse reti» [Sofri, cit.] • All’indomani delle elezioni del 2016, Berners-Lee si è reso conto che qualcosa doveva cambiare, e ha intrapreso un metodico tentativo di hackerare la sua creatura. Lo scorso autunno, la World Wide Web Foundation ha finanziato uno studio per analizzare il modo in cui gli algoritmi di Facebook controllano le informazioni ricevute dagli utenti. La speranza è che una maggiore comprensione dei rischi consenta alla collettività di fermare la macchina dell’inganno, nel momento in cui questa conta fra i propri utenti metà della popolazione mondiale. «Con l’approdo di miliardi di altre persone al web, risolverne i problemi diventa sempre più urgente. E la questione non riguarda semplicemente chi è già online, ma anche i miliardi di individui ancora non connessi. Quanto più vulnerabili e isolati diventeranno, quando il resto del mondo se li lascerà alle spalle?» • Nel 2018 crea una piattaforma-progetto per riportare il potere in mano agli utenti, Solid. «Malgrado tutto il bene che abbiamo fatto, il web è diventato un motore di disuguaglianza e divisioni; dominato da forze che lo sfruttano per i loro interessi», scrive Tim Berners-Lee nella presentazione del suo progetto. «Solid cambia il modello attuale, in cui gli utenti devono cedere i loro dati personali ai giganti digitali in cambio di un valore percepito» [Marcello Cecconi, Globalist] • «Le persone si allontanano dal web, si rendono conto che questa cosa che pensavano fosse entusiasmante non sembra fare un gran bene all’umanità. Il web a cui ci collegavamo anni fa non è lo stesso che gli utenti trovano oggi. Quello che era una ricca selezione di siti e blog è stato compresso sotto lo schiacciante peso di poche piattaforme dominanti. Questa concentrazione del potere crea una nuova schiera di gatekeepers e permette a un ristretto gruppo di piattaforme di controllare quali idee e opinioni vengono visualizzate e condivise. Negli ultimi anni abbiamo visto teorie complottiste diffondersi sui social media, account fake su Twitter e Facebook che infiammano le tensioni sociali, attori esterni che interferiscono sulle elezioni democratiche, criminali che mettono a segno furti massicci di dati personali. Se rinunciamo a costruire un web migliore oggi, allora non dovremo dare la colpa al web ma a noi stessi. È il nostro viaggio dall’adolescenza digitale verso un futuro di maturità, più responsabile e inclusivo» (così nel 2019 al Cern in occasione del trentennale della prima proposta) • Il prossimo 15 luglio sarà ospite all’11esima edizione di Wmf - We Make Future alle Fiera di Rimini.
Premi e onorificenze Nel 2004 riceve il primo premio da un milione di euro del Millenium Technology Prize, una sorta di Nobel per la tecnologia ideato da una fondazione finlandese assieme al governo di Helsinki. Nello stesso anno diventa sir Berners-Lee. La Regina Elisabetta lo nomina baronetto. È anche l’uomo dell’anno del Regno Unito per aver «mostrato le caratteristiche britanniche di determinazione, acuto sense of humour e adattabilità» • Dal 2007 è membro dell’Ordine al Merito del Regno Unito • Suoi anche il Premio Principe delle Asturie per la ricerca scientifica e tecnica 2002 (Spagna), il Premio Quadriga (2004). È considerato una delle 100 persone più importanti del secolo scorso. Nel 2016 vince il Premio Turing • Ha rimpianti di non essersi arricchito? «No. Se qualcuno mi vuole dare un sacco di soldi, a me non dispiace. Ma a me non dà fastidio che la gente abbia aperto attività sul Web e sia diventata ricca, anzi» [Luna, cit.].
Amori Sposato con Nancy Carlson, due figli: Ben e Alice
Titoli di coda Ci dice qualcosa di più sulla sua vita personale? «No, mi dispiace. Voglio tenere separate la mia vita personale e quella professionale. Le informazioni che troverete su questo sito e sul web sono le uniche importanti» [Tim Barners-Lee nella pagina di w3.org, in cui risponde alle domande dei bambini].