Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  giugno 22 Giovedì calendario

Biografia di Richard Bach

Richard Bach, nato a Oak Park (Illinois, Usa) il 22 giugno 1936 (87 anni). Scrittore e aviatore. Autore de Il gabbiano Jonathan Livingston, uscito nel 1970. «Uno scrittore professionista è un dilettante che non ha mollato».
Vita Il padre, Roland, era dirigente della Croce Rossa americana. Volò per la prima volta a 14 anni, insieme alla madre Ruth Shaw, impegnata nella campagna elettorale per un seggio nel consiglio di Long Beach, in California • Pilota riservista per l’U.S. Air Force, poi nel 108th Fighter Wing della New Jersey Air National Guard, 141st Fighter Squadron, come pilota di caccia Republic F-84F Thunderstreak. Ha scritto manuali tecnici per la Douglas Aircraft Compan, ed è stato anche pilota acrobatico • «È un autentico autore di culto, circondato da un seguito fedelissimo da quando, nel 1970, diede alle stampe Jonathan Livingston Seagull. Romanzo breve di profonda spiritualità, è la storia di un gabbiano, Jonathan, che a differenza degli altri individui del suo stormo, intenti a usare le ali solo per procacciarsi il cibo, sente invece l’urgenza di perfezionare il volo per raggiungere altezze sempre maggiori e nuove dimensioni, per poi tornare al suo stormo e condividere la conoscenza con chi un giorno lo aveva bandito. Praticamente ignorato dalla critica, il percorso della conoscenza impersonato da Jonathan ebbe una diffusione tra il pubblico costante e crescente nel tempo, al punto da essere accostato a una sorta di culto spirituale. Il suo autore, Richard Bach, in età adulta è diventato un pilota innamorato del volo, che spesso ha travasato nelle pagine dei suoi libri le sensazioni e le emozioni provate durante l’esperienza nell’abitacolo del suo aeroplano» (la Repubblica) • «In seguito, Bach ha scritto altri romanzi, sempre dedicati a una profonda spiritualità di stampo new age. Nel 1977 è uscito l’altro grande successo, Illusioni: Le avventure di un messia riluttante, nel quale immagina una sorta di messia che insegna agli uomini che la realtà è solo un’illusione e che ognuno può costruirsi il suo destino per la felicità» (La Stampa) • Nel 1973, Il gabbiano Jonathan Livingston è diventato un film, prodotto da Paramount Pictures Corporation, diretto da Hall Bartlett e con una colonna sonora di Neil Diamond • «Bach insiste sul fatto che Jonathan si è scritto da solo, in una specie di sogno. “Con questo libro, ho capito che le cose più pazze e divertenti sono le più efficaci, per me. Forse ho un senso dell’umorismo deformato, ma per me Illusioni è un libro molto leggero. Anche Jonathan lo era, ma così tanti recensori prendono entrambi in modo così solenne. […] Scrivo il meno possibile. Non mi diverto affatto. Ad esempio, Illusions è stato realizzato ‘a pezzi’. Ho scritto sugli angoli delle mappe durante il volo. E scrivo molto bene nei ristoranti. Quando sono diventato serio, ho scoperto la mia macchina da scrivere polverosa e ho scritto molto. Ma mi sento a disagio in presenza di un’idea. Preferisco scrivere molto, molto, versarci del cemento e sgretolarlo. Non sono molto uno scrittore, ma sono un fantastico riscrittore”» (a Jennifer Dunning, The New Tork Times) • Nel 2012 è stato protagonista di un grave incidente: mentre era alla guida del suo idrovolante, nello stato di Washington, è finito contro i fili dell’alta tensione. Rimasto in coma, e con diverse fratture, ha dovuto affrontare una lunga riabilitazione. «Non è facile stare dietro a Richard Bach. Per il padre de Il gabbiano Jonathan Livingston la Terra è solo una tappa di un viaggio più celeste. Bach preferisce stare con “Puff”, un piccolo idrovolante. “Ora sto bene”, assicura lo scrittore americano, “e, per favore, non lo chiami ‘incidente’. Perché è stata una benedizione, che mi ha fatto capire molto della vita e della morte”. Cosa ricorda di quella caduta quasi fatale? “Mentre l’aereo precipitava, dopo aver tranciato i fili, all’improvviso la vita è diventata un sogno: un nuovo mondo pieno di vecchi amici. I giornali hanno parlato di ‘incidente’. Ma per me è stato un atterraggio placido e dolce. Ho sentito persino il fruscio dell’erba prima di toccare terra. No, non stavo volando. Stavo sognando. A un certo punto, qualcuno mi ha chiesto per tre volte se avessi voglia di tornare sulla Terra”. E cosa ha risposto? “Ci ho pensato un attimo. Poi ho detto sì. E mi sono ritrovato in un ospedale. Ero stato in coma per sette giorni, secondo i medici, anche se mi sembrava fosse passato solo un quarto d’ora”. Ha avuto paura di morire in quei momenti? “No. Anzi, ho capito che la morte non esiste. Semplicemente, a un certo punto della nostra esistenza, scivoliamo dalle credenze di questa vita a quelle di un’altra. E ognuna di queste vite è un piccolo passo per ricongiungerci con l’Amore […] Continuerò a volare, fino alla fine. Adoro il mio aereo, che tra l’altro è stato riparato meravigliosamente. Certo, ora i fili dell’alta tensione cerco di evitarli”» (a Antonello Guerrera) • Nel 2014 ha autopubblicato sul web, con la piattaforma fai-da-te Amazon Singles, Illusions II, il sequel di Illusioni (1977). «Bach, perché la scelta radicale di pubblicare sul web a 76 anni? “Gli anni non li conto, sarebbe masochistico. E poi nella mia vita ho perso troppo tempo a causa degli editori. Quanto li ho aspettati mentre decidevano il layout, le illustrazioni, i tempi di pubblicazione, la distribuzione! Con gli ebook e il self-publishing online, invece, tutto questo scompare. I libri cartacei diventeranno merce sempre più rara e preziosa”. E continuerà a scrivere libri? “Forse sì, forse no. I libri arrivano all’improvviso, come una rete che ti piomba addosso. Quando mi capita, l’unica maniera per liberarmene è fermarmi e scrivere, sfilando la rete parola dopo parola”» (a Antonello Guerrera) • Sempre nel 2014, è uscita in Italia una nuova edizione de Il gabbiano Jonathan Livingston, con un quarto capitolo inedito, «ritrovato in un mucchio di cartacce da Sabryna» (la terza moglie). «Il segreto del suo successo? Semplicemente, è una metafora della vita. Jonathan ci insegna che non siamo incapaci o incompresi, come ci vorrebbero far credere, e che non serve seguire “la folla” a scapito delle nostre passioni. Perché solo ciò che amiamo dà senso alla vita. Non a caso, tutte le persone di successo hanno seguito le loro passioni. Per me è stato il volo, per altri la danza, la tecnologia, la pubblicità. Se si seguono le passioni, le nostre vite saranno certo più complicate di chi vi rinuncia. Ma saranno anche più felici»
Amori Tre matrimoni. Dalla prima moglie, Bette Jeanne Frank, anche lei pilota, e autrice del libro autobiofrico Patterns: Tales of Flying and of Life, ha avuto sei figli. I due hanno divorziato nel 1970 e Bach ha trascorso molti anni senza vedere i figli. Uno di loro, Jonathan, ingegnere informatico e giornalista, nel 1993 ha pubblicato il libro Sopra le nuvole, in cui racconta l’incontro con il padre ai tempi dell’università, dopo anni di assenza • «Quando Jonathan Bach aveva due anni, suo padre uscì di casa e se ne andò; tre anni dopo, sua madre convocò una riunione di famiglia e annunciò che suo padre non sarebbe tornato. Jonathan non ebbe più contatti con suo padre fino all’età di 12 anni, quando iniziò una corrispondenza, gran parte della quale è spietatamente inclusa in Sopra le nuvole, così come le prime storie e lunghi estratti di diario. Poco dopo ricevette una telefonata: “Jonathan, figlio mio!” Due anni dopo, il ragazzo trascorse alcune ore con Richard e la sua seconda moglie, Leslie Parrish-Bach, ma non li rivide fino a dopo il suo ultimo anno. in college. Con una sorprendente impresa di memoria, Jonathan trascrive a lungo le conversazioni di questi incontri, fino a ogni “accidenti” e “wow”. All’inizio, accudito solo dalla madre, pilota di piccoli aerei, pensa che i papà degli altri ragazzi siano “superflui” e avere Richard Bach come padre è “solo un dato di fatto”. Quando le persone iniziano ad associare il suo nome a quello del padre, tuttavia, percepisce una “unicità” nella connessione. Tuttavia, con ironia, confessa di ignorare “le informazioni approfondite e importanti che volevano sapere: che tipo di frutta mette nei suoi cereali o il suo colore preferito, o la sua età, il compleanno, cosa ha fatto nei fine settimana, o sulla prima storia che abbia mai scritto”. Questi sentimenti di privazione e distanza lo rendono sempre più arrabbiato per tutta l’adolescenza, finché non si reca a Seattle e si riconcilia con Richard e Leslie. […] C’è la domanda portentosa posta a Richard poche pagine prima della fine: “Ti dispiacerebbe se ti chiamo papà?”. Con l’eccezione di un racconto sobrio ma straziante della morte accidentale della sorella minore di Jonathan, Bethany» (Nancy Mairs, The New York Times) • Nel 1981, Bach ha sposato l’attrice Leslie Parrish, conosciuta durante la realizzazione del film Il gabbiano Jonathan Livingston. Hanno divorziato nel 1999 e dopo pochi mesi Bach ha sposato la terza moglie, Sabryna Nelson-Alexopoulos, dal quale si è separato nel 2011.