27 giugno 2023
Tags : Muhammad Yunus
Biografia di Muhammad Yunus
Muhammad Yunus, nato a Chittagong (Bangladesh) il 28 giugno 1940 (83 anni). Economista. Ideatore del microcredito. «Banchiere dei poveri». Fondatore della Grameen. Premio Nobel 2006.
Titoli di testa «A me interessa risolvere i problemi»
Vita Terzo di 14 fratelli. Suo padre, Hazi Dula Mia Shoudagar, era un orafo di successo e sua madre Sufia Khatun una donna gentile che aiutava sempre i poveri. Cinque dei suoi fratelli sono morti bambini • Frequenta le scuole di Chittagong, dopo la Fulbright, prende il dottorato all’università Vanderbilt di Nashville, nel Tennessee. Nel 1972 è capo del dipartimento economico dell’università di Chittagong • Il 1974 fu un anno tragico per il Bangladesh. La grande carestia falcia interi villaggi. La fame uccide più di un milione di persone • Yunus decide di imparare sul campo. Va spesso al villaggio di Jobra, vicino al suo campus: «Volevo tenermi aderente al suolo come un verme, invece di librarmi in volo come un uccello. A che cosa servivano tutte quelle belle, eleganti e rassicuranti teorie economiche che andavo insegnando se quando uscivo dall’università vedevo la gente morire di fame sotto i portici e lungo i marciapiedi?». Chiede ai suoi studenti di stilare una lista di persone bisognose [Putti, Rep] • «Arrivò Maimuna con un elenco: per ricominciare a vivere, per potersi ricostruire, quarantadue persone avevano bisogno di ottocentocinquantasei taka: ventisette dollari. Ero sconvolto. Diedi i soldi a Maimuna e mandai a dire alle quarantadue famiglie che avrebbero potuto restituirmeli con comodo e senza interessi. Non era ancora quello il mio mestiere» [Putti, cit.] • Una di loro si chiama Sufia Begum. Intreccia seggiolini di bambù per due centesimi di dollaro al giorno. Yunus capisce che la donna non ha soldi per comprare il bambù, lo deve prendere a prestito dal commerciante che poi le compra i seggiolini per una miseria. Una condanna: in quelle condizioni, Sophia non avrebbe mai potuto accumulare il denaro per svincolarsi dalla tirannia del commerciante. Yunus capisce che il credito è la chiave di tutto: niente di gigantesco, un piccolo prestito. Di tasca sua, presta 27 dollari a Sophia e ad altre 41 donne del posto: nessuna era più costretta a vendere i prodotti al commerciante [CdS] • Una si compra una macchina da cucire usata, un’altra un risciò malandato • «Fu la scoperta di un’aberrazione. Sui libri tutto questo non c’era. Sui testi di economia si spiega l’esistenza della povertà affermando che i poveri sono pigri o incapaci o mancano di iniziativa. Tutte cose rassicuranti. Io invece ho visto che i poveri lavorano di più e più duramente dei ricchi. Il riposo e l’ozio se lo permettono solo questi ultimi. Ho scoperto che la povertà è istituzionale» • Yunus punta tutto sulle donne. Sono più affidabili: «I figli, la famiglia per loro sono una priorità assoluta. Quindi risparmiano, curano fino all’ultimo centesimo, reinvestono. Per gli uomini, appena c’è un profitto, vengono in primo piano i bisogni personali». Ma è difficile trovarle, «stanarle dentro le case, dove sono recluse, oltre i paraventi di paglia e del pregiudizio. Dietro il velo o purdah, che le nasconde e intimidisce. Dietro le proibizioni o l’arroganza dei mariti» • «Ai religiosi spiego che non c’è nulla di male nel dare soldi alle donne, la religione lo permette. La prima moglie del Profeta era una "business woman". E se tu vuoi essere un buon musulmano devi sposare una "business woman" perché il Profeta lo ha fatto. Se non la trovi vieni da noi. Abbiamo un sacco di “Grameen ladies”, te le presentiamo, se vuoi». Riesce a convincerli? «Diventano nervosi quando parlo del Profeta. Ma non possono dire: stai mentendo. Perché è così: Maometto lavorava per una signora molto più vecchia di lui, e l’ha sposata. Tutti lo sanno ed è un buon esempio». E la corruzione? «Faccio allo stesso modo. Risolvo individualmente. Scelgo: se la persona con la quale lavoro non fa quello che dico, vuol dire che è corrotta e vado da un altro» [Putti, cit.] • E anche per vincere la timidezza delle donne i prestiti vengono fatti a gruppi di cinque persone: «L’elemosina può avere effetti devastanti su chi la riceve. Lo priva della dignità. Lo rende dipendente» • «Un dollaro investito in un’impresa con finalità sociali è assai più efficace di un dollaro dato in beneficenza. Il dollaro dato in beneficenza viene consumato una sola volta, mentre quello investito in un’impresa continua a ripetere senza fine, come ogni altro capitale di impresa, il proprio ciclo produttivo creando benefici per un numero sempre crescente di persone» [Peacelink] • Yunus manda i suoi assistenti di villaggio in villaggio a prestare denaro ai poveri: «Il credito dev’essere considerato un diritto umano, come la casa e il cibo. Anzi, il primo diritto umano, la base per mettere uomini e donne in condizione di affrontare la vita» • Falliti numerosi tentativi di convincimento di alcune istituzioni finanziarie tradizionali, convinte che i poveri non fossero solvibili e che la mancanza di una garanzia reale impedisse loro di accedere al credito, Yunus lancia un progetto pilota nel villaggio di Jobra, mettendo i propri soldi a garanzia delle somme prestate, che, negli anni a venire, si rivela un successo: i poveri restituiscono le somme prestate, sempre e alle scadenze pattuite • Nel 1977 un incontro fortunato con il direttore della Bangladesh Krishi Bank, A.M. Anisuzzaman, gli permetta di aprire a Jobra una speciale succursale per continuare l’esperimento del prestito ai poveri • A trentasette anni, nel 1983, fonda la Grameen Bank, Banca del villaggio, la banca senza ufficio legale, la prima al mondo che si è fidata a concedere prestiti agli ultimi della Terra: «Non sapevo niente di come si mette su una banca. Quindi ho preso ispirazione dalle banche convenzionali. Ho guardato come facevano, e poi ho fatto l’opposto» [a Eugenio Cau, Foglio] • Nel 1997 ha presieduto a Washington la prima conferenza mondiale sul microcredito • Nel 1998 in Italia esce Il banchiere dei poveri (Feltrinelli) che gli è valso numerosi premi in tutto il mondo • Negli anni mette a punto un Social business che gli permette di aprire succursali in 60 Paesi del mondo e di stipendiare ventisettemila dipendenti in Bangladesh • Nel 2006 Muhammad Yunus ha avuto il Nobel per la Pace (chissà se lo avrebbe preferito per l’Economia) • Nel 2008 è uscito il suo secondo libro: Un mondo senza povertà in cui propone la teoria del Social business: «Partiamo dall’idea che la povertà sia una imposizione di un gruppo su un altro. La povertà è creata da mancanze imposte per esempio da alcuni istituti finanziari. Le banche di cui parlo rifiutano i loro servizi a due terzi del mondo. Due terzi del mondo, parlo di miliardi di persone. Quando vengono da me una madre analfabeta e una figlia che, grazie al microcredito, va all’università, io penso che anche quella madre avrebbe potuto diventare un avvocato se solo avesse avuto la possibilità di accedere al denaro. Vediamo il capitalismo crollare attorno a noi. La crisi finanziaria ce ne ha mostrato i difetti. Ci ha dimostrato che il sistema del credito così come è oggi può condurci al disastro. Il capitalismo chiede profitti sempre più alti. Il “social business” non chiede profitti e non vuole perdite. Ha obiettivi sociali. Tolte le spese, reinveste ciò che guadagna. Non arricchisce nessuno, ma crede nell’uomo e nella sua capacità creativa. Lavora per e con i poveri perché solo quando si siede in mezzo alle macerie, quando i bisogni sono reali, si ha davvero voglia di ricostruire. Io non sono contro il libero mercato, ma credo che vada conciliato con aspirazioni umanitarie. Solo così la povertà verrà sconfitta» • Perché la Grameen Bank non ha un testimonial importante? Perché lei non ha attorno una corte di star di Hollywood, del calcio o del rock? «Nessuno si è proposto. Forse pensano che non si troverebbero bene. Ma, se proprio devo dire, non mi mancano» [Putti, cit.] • Chi vuole accedere al microcredito deve sottoscrivere un programma in 16 punti: «Insegna valori semplici. Mandare i figli a scuola, per esempio. Oppure “coltiverò vegetali tutto l’anno, ne mangerò molti e venderò ciò che avanza” o, ancora, “non berremo più acqua che non sia canalizzata e se non ne abbiamo la bolliremo prima di berla. È un aiuto, non un’imposizione, a nessuno viene ritirato il prestito se non lo rispetta» • Dal 2011 lascia la direzione della Grameen e va in giro per il mondo, soprattutto nelle università, a predicare il business sociale. In Bangladesh, che resta il Paese del quale si occupa di più – in trentatré anni più del dieci per cento degli abitanti è riuscito a uscire dalla miseria – in molti lo considerano un visionario, un pazzo o anche un rompiscatole. Il governo ha però poco raggio di azione sulla Grameen: quando prova a ostacolarla si trova contro i capi degli ottantamila e più villaggi nei quali la banca è stabilita • «A nessuno verrebbe in mente di chiedere a un verduraio: che rapporto hai con la politica? È un business. Lui vende verdura al mercato e io denaro. Vado avanti seguendo leggi economiche. La politica va avanti a suo modo, ma io non interagisco con lei. A fine giornata devo solo controllare che il denaro rientri. E questo è tutto» • Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, nel 2009 riceve la Medaglia Presidenziale della Libertà (Usa), nel 2010 la Medaglia d’oro del Congresso (Usa). Dal 2016 è cittadino onorario del Comune di Pistoia. Nel 2018 Yunus inaugura personalmente, a Forlì, lo Yunus Social Business Centre dell’Università di Bologna. Nel 2019 riceve la Lampada della pace dal Sacro Convento di Assisi. Il 6 marzo 2020 la laurea honoris causa in Economia e Management da parte dell’Università della Basilicata • Nel 2018 esce Un mondo a tre zeri. Come eliminare definitivamente povertà, disoccupazione e inquinamento (Feltrinelli) • Non è mai stanco? «Mai. È talmente eccitante quello che faccio. Amo il mio lavoro, lo vedo accadere, tocco la vita della gente». È religioso? «Non esattamente». Segue una dieta? Pratica lo yoga? «Sono molto indisciplinato. Mangio tutto e, di tanto in tanto, mi concedo anche un bicchiere di vino. Non è la mia abitudine o la mia cultura e se non mi piace non lo bevo. Non è una questione religiosa» [Putti, cit.] • A chi gli chiede cosa pensa dell’intelligenza artificiale risponde: «La Grameen Bank è stata la prima banca in Bangladesh a usare i computer. Stiamo anche sperimentando i pagamenti cashless, in modo che le persone non debbano venire da noi tutte le settimane, e stiamo lavorando per superare le resistenze legali in alcuni paesi. È ovvio che siamo lieti di avere la tecnologia, rende tutto più facile. Ma la tecnologia non ha una volontà propria. È possibile creare un robot che fa operazioni chirurgiche con una precisione che nessun chirurgo umano può raggiungere. Ma è anche possibile creare macchine da guerra autonome che uccidono con un’efficienza che nessun soldato umano può raggiungere. Non è necessario perseguire la tecnologia soltanto per spirito di progresso. Se è dannoso, bisogna fermarsi» [Cau, cit.] • È un signore calmo, elegante nella sua consueta camiciona quadrettata con lungo gilet. Ha uno sguardo benevolo, ma vivace. Potrebbe essere un guru, o un nuovo Gandhi. «Sono un uomo d’affari», dice, a fugare ogni dubbio new age • «Gucci chi?», risponde toccandosi il suo camicione a trame bianche e gialle su pantaloni ecrù. E poi confessa: «I miei stilisti sono le donne dei villaggi in cui è attiva la Grameen Bank. I vestiti, di cotone organico, li compro da loro. Vivono di questo» [Jesi, Vita] • Professore, ma lei gesticola come un italiano... «Sono gli italiani che gesticolano come i bengalesi (risata). Siamo simili, davvero. Come voi ci arrabbiamo troppo, ci muoviamo troppo e abbiamo troppi partiti. Metti quattro bengalesi in una stanza e fonderanno cinque partiti (nuova risata, con gli angoli della bocca che sparano in orbita le guance)» •. È fermamente convinto che la povertà si possa sconfiggere.
Amori Due figlie da due mogli diverse: «Alle mie figlie ho insegnato poco perché non mi ascoltavano mai!».
Titoli di coda «Un giorno relegheremo la povertà nei musei. Ce ne sarà uno in ogni Paese, ci porteremo i bambini in visita: resteranno orripilati scoprendo la condizioni infami che così tanti esseri umani hanno dovuto sopportare per così lungo tempo e condanneranno i loro progenitori che hanno permesso tutto ciò».