Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”, 8 luglio 2023
UN RUTTE IN FACCIA - IL RITRATTONE DEL PREMIER OLANDESE DIMISSIONARIO VERGATO DA “THE ECONOMIST”: MARK RUTTE È UN “PRETE CHE PRENDE TROPPA CAFFEINA” - VIVE DA SOLO IN UN MODESTO APPARTAMENTO, VA AL LAVORO IN BICI E FA VOLONTARIATO INSEGNANDO STUDI SOCIALI IN UN LICEO - CON LA SUA INTRANSIGENZA, IL "DOTTOR STRARIGORE" HA TENUTO IN SCACCO L'EUROPA - QUELL'ASSE CON ANGELA MERKEL -
«Mark Rutte si comporta come un poliziotto», ha detto ieri il premier bulgaro Bojko Borisov. Perfino Viktor Orbán, il tribuno ungherese, lo ha accusato di avere «uno stile comunista». E Antonio Costa, primo ministro del Portogallo, ha chiosato: «L'opposizione dei quattro frugali non è più accettabile». Se una narrazione rimarrà di questo Consiglio europeo, sarà quella del «cattivo» Mark Rutte, l'olandese volante che con la sua intransigenza ha tenuto in scacco l'Europa. È lui il leader morale e la punta di lancia della «banda dei quattro», Olanda, Austria, Danimarca e Svezia.
È lui, dottor Strarigore, ad argomentare con alterigia tutta calvinista che la solidarietà non è mai gratis e chi la fornisce deve poter controllare come i soldi vengano usati. È lui ad ammonire con un eterno sorriso i Paesi del Sud, ricordando loro l'importanza di non vivere al di sopra dei propri mezzi. È una questione filosofica per Rutte, che ne fa regola di vita: il premier liberale vive da solo in un modesto appartamento, va al lavoro in bici e fa volontariato insegnando studi sociali in un liceo.
Secondo l'Economist assomiglia a un «prete che prende troppa caffeina», in altre parole non avrebbe veramente il profilo del «cattivo». (...) Cosa rende il premier olandese così forte e sicuro di sé? Un aspetto forse è stato trascurato. Al potere da dieci anni, Rutte è dopo Angela Merkel il capo di governo più longevo dell'Eurozona. Questo gli dà conoscenza dei meccanismi e autorevolezza. C'è stato un tempo in cui Merkel e Rutte viaggiavano in piena sintonia. Entrambi alla guida di Paesi storicamente legati al rigore dei conti in ordine, contrari a ogni ipotesi di comunitarizzazione del debito in Europa, intuitivamente diffidenti verso le «azzurre lontananze» dei Paesi mediterranei.
Nei negoziati europei, si diceva sempre che l'Olanda costituisse la linea avanzata della diplomazia tedesca, con quest' ultima pronta a piazzare il compromesso vincente. Ma poi è successa una cosa, anzi due. La prima è stata la Brexit, che ha lasciato scoperta l'Olanda sul fronte del mercato unico, del libero commercio e del freno a ogni ipotesi di maggiore integrazione.
L'Aja, da sempre quinta colonna euroscettica, non si è potuta più nascondere dietro il Regno Unito ed ha assunto la leadership di fatto prima della nuova «Lega Anseatica» e ora dei «Frugal Four». Ma soprattutto c'è stata la pandemia. Alla quale, complici le rispettive parabole politiche ma non solo, Rutte e Merkel hanno reagito in modo totalmente opposto. Ormai entrata nel lungo addio al potere, decisa a guadagnarsi il suo posto nella Storia, la cancelliera ha usato il capitale politico guadagnato con l'ottima gestione della crisi del coronavirus per fare il grande passo, convinta che la solidarietà finanziaria sia allo stesso tempo un dovere europeo e un atto di interesse nazionale tedesco.