Avvenire, 7 luglio 2023
Su Les enfants du paradis
Les enfants du paradis, in Italia Amanti perduti, è il film in due parti di Marcel Carné scritto da Jacques Prévert che negli anni duri della guerra rappresentò il meglio di una grande tradizione, non solo cinematografica. Vi si tornava, con ammirevole esattezza ambientale, al mondo del teatro nella Parigi del secondo Ottocento, tra drammi a forti tinte (nel film, rappresentati dall’istrione Pierre Brasseur nei panni del guitto Lemaitre) e raffinati spettacoli di mimo (con il grande Barrault nei panni di Debureau). Fu un capolavoro, e a fianco dei grandi protagonisti maschili vi comparvero due attrici formidabili: Maria Casarés, un’esule spagnola bella e brava che fu più tardi legata a Camus, e Arletty, nei panni della bella Garance innamorata di Barrault innamorato di Casarés... Un capolavoro celeberrimo. Alla trionfale prima nel 1945 nella Parigi da poco libera Arletty, venuta dal teatro e dalla canzone (cantava con un formidabile e volgare accento parigino del tempo... Coeur de parisienne, La Villette... ed Edith Piaf era della stessa scuola), non poté assistere perché “epurata”. Era stata l’amante di un graduato tedesco delle truppe di occupazione e al processo che subì per collaborazionismo si difese con una battuta diventata famosa: «Signor presidente, la f... non rispetta le frontiere». In cinema, anche se a lanciarla fu Sacha Guitry, il suo nome resta legato a quello di Carné, che ne esaltò le qualità e una certa parigina volgarità affidandole alcuni ruoli famosi anche in Albergo Nord (dove credeva che la parola “atmosfera” fosse una parolaccia...) e in L’amore e il diavolo, cioè Les visiteurs du soir, una leggenda medievale scritta ancora da Prévert, dove era in coppia con Alain Cuny un emissario di Satana mandato sulla terra per corrompere una coppia di innamorati, senza però riuscirvi.