La Stampa, 7 luglio 2023
Ricordiamoci dell’Afghanistan
In Afghanistan – dove siamo andati nel 2001 per spazzare via i talebani e introdurre la democrazia, e da dove ce ne siamo andati nel 2021 abbandonando la democrazia al ritorno dei talebani – sono stati proibiti i parrucchieri e i saloni di bellezza. In due anni alle donne è stato proibito guidare l’auto, proibito andare in moto, proibito andare in bicicletta, proibito praticare sport, proibita l’attività fisica all’aria aperta, proibito andare a scuola dopo la primaria, e così all’inizio dell’ultimo anno scolastico sono rimaste a casa tre milioni di bambine, proibita dunque l’università, di conseguenza proibito insegnare, proibito possedere o gestire attività commerciali, proibito lavorare per le Nazioni unite, proibito lavorare per le organizzazioni non governative, proibito diventare parlamentari, proibito diventare magistrati, proibito lavorare nei media, proibito lavorare nei luoghi pubblici, progressivamente proibito lavorare e punto, proibito indossare abiti che non siano il burqa, cioè il catafalco che lascia scoperti solo gli occhi, proibito usare cosmetici, proibito indossare scarpe col tacco, proibito entrare nei parchi pubblici, proibito entrare nelle palestre, proibito andare al luna park, proibito intraprendere viaggi da sole, proibito mangiare nei ristoranti all’aperto, proibito frequentare bagni pubblici, proibito avere a che fare con negozianti maschi, proibito avere a che fare con medici maschi, e allora resta giusto qualche medico donna. A ogni violazione si viene fustigate, se la violazione riguarda rapporti extraconiugali si viene lapidate. Così, solo per ricordarcelo.